Secondo Franco Lorenzoni la qualità di una scuola si misura prima di tutto dalla cura che i diversi attori mettono in gioco nel fare il proprio mestiere. Ma la cura è frutto di un processo complesso fatto di studio, intelligenza, cooperazione, confronti e incontri. Lo dimostra anche il libro Una scuola felice di Luciana Bertinato, un testo “ricco di esperienze e di speranza, che mi piacerebbe regalare a chi entra per la prima volta nella scuola… Il suo è un vero e proprio manuale di tâtonnement, perché mostra e dimostra come l’intuizione della rivoluzione pedagogica del grande Celestin Freinet, che prevedeva la necessità di procedere con bambine e bambini sempre a tentoni, piano piano, toccando con attenzione cose, persone e storie con cui si viene a contatto, può e deve essere ancora la via maestra per trasformare ogni giornata scolastica in una esplorazione avventurosa”
di Franco Lorenzoni*
A chi voglia avere a portata di mano una piccola enciclopedia di suggestioni e suggerimenti didattici consiglio di leggere Una scuola felice di Luciana Bertinato, (Franco Angeli editore). È un libro ricco di esperienze e di speranza, che mi piacerebbe regalare a chi entra per la prima volta nella scuola e si accorge spesso, purtroppo, di quanto poco l’università aiuti chi insegna a costruirsi gli strumenti per affrontare il difficile mestiere dell’educare.
Dobbiamo ringraziare Luciana Bertinato per questo suo diario pieno di incontri e per avere raccolto e ordinato con pazienza percorsi educativi esplorati nella scuola. In modo diretto e cristallino ci mostra, infatti, una verità che sfugge a molte accademie pedagogiche e a troppi dirigenti scolastici: la qualità di una scuola si misura dalla cura che i diversi attori mettono in gioco nel fare il proprio mestiere.
Potrebbe sembrare un’affermazione ovvia, ma non lo è affatto, perché leggendo le molteplici esperienze narrate ci rendiamo conto che la cura intesa nel senso più ampio è frutto di un processo complesso fatto di studio e di intelligenza, di attenzione e cooperazione, di confronti ed incontri con le persone più diverse, che Luciana ha inseguito per tutta la vita.
Il suo è un vero e proprio manuale di tâtonnement, perché mostra e dimostra come l’intuizione della rivoluzione pedagogica del grande Celestin Freinet, che prevedeva la necessità di procedere con bambine e bambini sempre a tentoni, piano piano, toccando con attenzione cose, persone e storie con cui si viene a contatto, può e deve essere ancora la via maestra per trasformare ogni giornata scolastica in una esplorazione avventurosa.
Un paragrafo tratto dal libro Una scuola felice:
https://comune-info.net/2017/12/pasta-fresca-passione/
Luciana ha avuto la fortuna di essere amica di Mario Lodi con cui, insieme ai suoi allievi, ha intessuto per anni fitte corrispondenze. Appartiene dunque a quella grande fucina di idee e pratiche didattiche innovative ancora adesso costituita dal Movimento di Cooperazione Educativa tanto che, negli ultimi anni, Luciana ha voluto dare nuovo alimento a quella tradizione dando vita, con altri, alla Rete di Cooperazione Educativa.
È emozionante ad esempio leggere il racconto dell’incontro tra il maestro di Piadena, già anziano, con Frédéric Bach, disegnatore ecologista e autore del magnifico film d’animazione dedicato a L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono.
Luciana sa infatti quanto la bellezza dell’arte e la mescolanza dei linguaggi costituiscano i più preziosi punti d’appoggio per chi voglia proporsi di aprire menti e cuori dei bambini.
Sempre in ricerca di suggerimenti che provengano dalla vita reale, la maestra tiene molto alla relazione con le famiglie. Racconta come ci siano occasioni in cui genitori e nonni possono aiutare la scuola a conoscere mestieri e passioni che vengono dal mondo del lavoro e
«quel che viene da fuori, gratuitamente, a sorpresa e senza che lo abbiamo cercato è gioia pura»,
scrive citando Simone Weil.
Un giorno un bambino di terza elementare le domanda: «È vero che il nostro corpo è fatto della stessa materia delle stelle?». Lei, avendo difficoltà a rispondere e sapendo che quella frase l’aveva letta in un libro di Margherita Hack, non esita a scrivere alla grande astronoma fiorentina, che prontamente le risponde. Accompagniamo così la maestra a Trieste, dove si reca con un gruppo di studentesse universitarie per cercare di capire di più del cosmo. «“Prima di congedarci, conoscendo la sua passione per i gatti, trovai il coraggio di porle una domanda insolita: se avesse imparato di più dall’osservazione delle stelle o dal comportamento dei suoi mici”. “Da entrambi, seppur in modo diverso perché sia le stelle, sia i gatti, ci insegnano a guardarci dentro”».
E noi, leggendo le sue pagine, abbiamo l’occasione di avventurarci dentro al laboratorio mentale di un insegnante in ricerca, che pesca argomenti per il suo fare scuola a partire dalle cose più diverse.
Un giorno la piccola Laura racconta alla maestra che “papà ha un amico che fa cantare le piante”. E poiché la maestra è curiosa e non ha paura di sporgersi oltre ciò che conosce, invita subito in classe il musicologo Renato Poletto, che ha realizzato un sintetizzatore capace di trasformare in energia la grande capacità delle piante d’essere grandi antenne e ricettori sensibili. L’ospite sa trasformare questa energia in musica e la fa ascoltare i bambini.
La conversazione che segue è tra le più belle delle tante raccolte nel libro, perché abbiamo la possibilità di scoprire con Giulia che «la Kenzia è agitata mentre il basilico ha un suono euforico» e, soprattutto, che «ogni pianta è un essere vivente che può cantare e parlare», argomento che potrebbe dare innumerevoli spunti ad una educazione ecologica non retorica e parolaia. Federico conclude la conversazione affermando: «Noi non possiamo parlare con loro perché non conosciamo il linguaggio “piantese”, però possiamo entrare in contatto usando l’energia, il silenzio, l’ascolto».
Energia, silenzio, ascolto. Credo che la via scoperta da Federico riguardo alle possibilità di colloquio con le piante riguardi il nocciolo di cosa sia l’educazione e di cosa abbia bisogno la scuola oggi.
** Maestro, tra i fondatori Cenci Casa-Laboratorio, straordinario punto di riferimento per scuole, insegnanti ed educatori. Il suo ultimo libro è I bambini pensano grande (Sellerio). Altri suoi articoli sono leggibili qui.
**Già insegnante di scuola primaria, da oltre vent’anni fa parte della Casa delle Arti e del Gioco, fondata da Mario Lodi a Drizzona (Cremona), per promuovere corsi di formazione per insegnanti e laboratori creativi per bambini. Dalla cascina del maestro, nel 2011, ha preso vita la Rete di cooperazione educativa “C’è speranza se accade @”, un movimento d’insegnanti e genitori, molto noto ai lettori di Comune (leggi ad esempio C’è speranza). Il brano pubblicato in questa pagina fa parte di un libro meraviglioso (di cui torneremo a occuparci): Una scuola felice. Diario di un’esperienza educativa possibile, scritto da Luciana Bertinato per Franco Angeli (con la presentazione di Monica Guerra, in questo link l’indice completo). Altri articoli di Luciana Bertinato sono leggibili qui.
Luciana Bertinato, la Rete di Cooperazione Educativa C’è speranza se accade @ e Franco Lorenzoni hanno aderito alla campagna Un mondo nuovo comincia da qui.
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