di Federica Borlizzi
Ndeye Rokhaya è una donna che nel 2011 ha visto il proprio compagno, il senegalese Samb Modou, essere ammazzato a colpi di pistola da Gianluca Casseri, noto simpatizzante di Casa Pound. In quell’attentato fascista e razzista ha perso la vita anche un altro cittadino senegalese, Diop Mor. Il 14 dicembre del 2017 a Ndeye viene attribuita la cittadinanza onoraria. Il 5 marzo del 2018, Roberto Pirrone spara e uccide il cugino di Samb, Idy Diene (che ultimamente si era avvicinato affettivamente a Ndeye, viveva con lei e l’aiutava nel mantenimento della figlia). Idy era rimasto molto scosso per il duplice omicidio nel 2011, aveva accompagnato il feretro del cugino nell’ultimo viaggio verso il Senegal e organizzato il funerale nella sua terra. Quindi una donna, venuta in Italia, alla ricerca di un futuro migliore, nell’arco di sette anni, ha visto uccidere i suoi due compagni a causa della violenza razzista presente nel nostro Paese.
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Lo stesso sindaco di Firenze Dario Nardella, che pochi mesi fa aveva “concesso” la cittadinanza onoraria a Ndeye, oggi adotta un atteggiamento vergognoso. Nardella definisce l’omicidio di Pirrone come il gesto di uno “squilibrato” e anziché avviare un confronto con una comunità senegalese duramente colpita da questi atti criminali, decide di condannarne la legittima rabbia; preoccupandosi più di due fioriere rotte durante una protesta che dell’ondata di violento razzismo che sta colpendo la città che amministra.
In queste ore, dopo questi terribili esiti elettorali, molti commentatori, dato lo scarso risultato di Casa Pound, hanno ironizzato sull'”onda nera”, definendola “inesistente”. L’onda nera, invece, esiste e non è quantificabili in termini di voti presi da Casa Pound, anche perché comunque gran parte dell’elettorato xenofobo è stato intercettato dalla Lega. L’onda nera esiste e semina violenza e odio nelle nostre città. L’onda nera esiste e lo sa bene Ndeye e tutta la comunità senegalese che oggi decide di reagire e lottare. Lottare per loro ma anche per tutti noi. Lottare per non rassegnarsi all’idea che in questo Paese si possa essere uccisi per il colore della pelle.
Una storia di sofferenza lacerante che colpisce non solo la comunità senegalese ma tutta quella parte dell’Italia che continua ad osteggiare con ogni mezzo il razzismo urlato da tanta inaccettabile e inqualificabile politica.
Il dolore e la perdita di una persona cara sono un fatto privato ma, in questo caso, appartengono a tutti noi che pur non avendo compiuto materialmente l’assassinio a sangue freddo, ci sentiamo profondamente responsabili per questo clima razzista e xenofobo che sembrerebbe sempre più radicarsi in Italia, dilagando in modo così incontrollabile.
Ognuno di noi si senta moralmente coinvolto. Ognuno di noi trovi azioni e parole per fermare l’odio che non può e non deve appartenerci.
Per non dimenticare le aggressioni razziste avvenute anni orsono a Firenze e a Milano e narrate da chi subì ma sopravvisse ai tentati omicidi, nel film di Dagmawi Yimer “Va’pensiero. Storie ambulanti”. Un documento necessario, di rara umanità, girato con sensibilità e compartecipazione emotiva. La storia dell’aggressione alla comunità senegalese di Firenze di allora, si intreccia drammaticamente con la morte di #IdyDiene
Il film è stato prodotto tra gli altri, da AMM – Archivio delle memorie migranti.
http://www.va-pensiero.org/scheda-film/
Grazie a Comune.
Sono molto triste per l’assassinio di un Fratello. Ho letto, ascoltato, pensato ; ho ragionato sull’ingiustizia, sul razzismo, sull’odio. Ciò che rimane infine è il dolore, è il lutto. Ho deciso di esprimere pubblicamente il mio dolore per questo lutto portando su di me qualcosa di tangibile, di visibile per comunicare a tutti l’assassinio di Idy Diene, per rompere nella mia quotidianità la congiura del silenzio. Indosserò in tutti i momenti della mia giornata un FIOCCO NERO in segno di lutto.
Giorgio