
Ogni essere umano ha diritto a un’esistenza libera e degna nel luogo che ritiene migliore, e ha il diritto di lottare per restarci
I muri sopra, le crepe in basso…
Occupare uno spazio web di comunicazione indipendente, come Comune, resta prima di tutto una responsabilità in tempi di “apocalisse umanitaria“. Quelli che stanno in alto alzano nuove muraglie per nascondersi ma dipendono da noi: dobbiamo allargare le crepe dei loro muri fatti di nazionalismi, populismi, neocolonialismi, di relazioni sociali patriarcali (come ricorda il movimento Nonunadimeno) e razziste. Ma se è vero che un mondo nuovo comincia da qui allora dobbiamo tentare di percorrere e perfino creare strade diverse, e dare visibilità e sostegno a tutti coloro che da Como Senza Frontiere a Baobab experience di Roma, da Mestizaje di Cecina ad Askavusa di Lampedusa, dalla Comunità di San Benedetto di Genova passando per numerosi circoli Arci e Acli, solo per fare qualche nome ignorato dai grandi media, sono già in cammino.
Questa pagina nasce per accompagnare il forum Per cambiare l’ordine delle cose. Le ragioni del Forum sono spiegate qui da Andrea Segre (regista de L’ordine delle cose), tra i promotori insieme ad Amnesty Italia, Medici senza frontiere Italia, Banca Etica, Naga, Medu, ZaLab e JoleFilm. “Vogliamo cambiare l’ordine delle cose” invece è un racconto del primo incontro del Forum che si è svolto il 3 dicembre a Roma. Gli articoli sono raccolti in tre sezioni Pensare, Gridare e Fare.
Appelli, proteste e manifestazioni non bastano a mettere in discussione le politiche securitarie, mentre cresce il numero di migranti reclusi nei lager libici. Da sopra non verranno le soluzioni, perché lì sono nati i problemi: si tratta di ribaltare insieme dal basso ogni giorno l’ordine delle cose.
PENSARE
- Uscire dall’imbuto Andrea Segre
- Un mondo di tutti Guido Viale
- Accoglienza, manuale dell’operatore critico Giuseppe Faso
- Vogliamo cambiare l’ordine delle cose Gianluca Carmosino
- La profonda ferita Mediterranea Franco Lorenzoni
- Neorazzismo. Cosa possiamo fare?
- Siamo caduti in una trappola Marco Binotto
- Il razzismo è una scorciatoia Grazia Naletto
- Lo sterminio come sottinteso implicito
- L’altra rivoluzione di ottobre
- Le vane complicazioni umane
- Le migranti e noi. Alcune domande
- Il caleidoscopio dell’identità
- Il Mediterraneo e la spaccatura di Giotto
- La resistenza viscerale
- Da clandestini a soggetti, i nostri eroi
- Il furto della vita: forme di schiavitù
- L’alfabeto di un mondo diverso Gianluca Carmosino
- Il bisogno di rifiutare etichette
- Marginalità urbana
- Né rifugiati, né migranti
- “Sono diventata razzista”
- Buttarli a mare. Lo facciamo da secoli
GRIDARE
- Non avevamo giurato mai più Auschwitz? Franco Berardi Bifo
- Corsi e ricorsi del nostro colonialismo
- Una sentenza senza appello
- Diserzione Domenico Chirico
- anifesto del Forum Per cambiare l’ordine delle cose
- Fight/right – Diritti Senza Confini, Roma 16 dicembre
- e il prefetto Morcone attacca l’Onu e Amnesty Fulvio Vassallo
- La verità va gridata dai tetti. Lettera aperta
- Il tempo del razzismo ostentato
- Accordi con la Libia, amnesia generale
- Ho lasciato mio marito in Libia
- Signor Minniti, questi si chiamano lager VIDEO
- 368
- Il trionfo dell’inumano
- Chi sono i rifugiati ambientali?
FARE
- Rifiutare il silenzio e l’odio: forum territoriali Andrea Segre
- Disertate il bando sui campi in Libia
- Noi disertiamo
- Quel che ci ha lasciato Ibi
- Questa è una falegnameria sociale
- Karalò, il taglia e cuci ribelle Martina Di Pirro
- Cuciniamo mondi diversi
- La micro-accoglienza diffusa della Valle No Tav
- Racconti da un corso di italiano per stranieri
- La strana Casa che il sindaco non capisce Patrizia Cecconi
- Comunità locali e scontri di civiltà
- Pomodori fuori mercato
- Il paese dei migranti e del Chiocolato Marco Boschini
- Migranti nei piccoli comuni
In novembre Alessandro Leogrande pubblicava con Andrea Segre, Dagmawi Yimer e Igiaba Scego una lettera aperta per chiedere alle ong di disertare il bando Minniti per intervenire nei campi di detenzione per migranti in Libia. Ha ragione Beppe Caccia, ricordiamo Alessandro anche così.
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