L’uso militare domina la ricerca, i finanziamenti e l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale. Le nuove guerre sono sempre meno combattute da esseri umani. L’applicazione più feroce di questo nuovo orrore è quella di Israele. La rivista israeliana 972, scrive Bifo, ha pubblicato un agghiacciante servizio: descrive come un sistema di intelligenza artificiale è stato disegnato per individuare e colpire bersagli ipoteticamente ostili. L’esercito ha deciso che per ogni operativo Hamas individuato automaticamente è permesso uccidere fino a 15/20 civili, nel caso in cui il target fosse un ufficiale di Hamas, si autorizza l’eliminazione di 100 civili

Le guerre del secolo XXI sono sempre meno combattute da esseri umani. Gli esseri umani ne sono le vittime, ma gli esecutori dello sterminio sono macchine. Macchine guidate sempre meno da uomini, perché la tendenza implicita nei sistemi di intelligenza artificiale (dotati di capacità di auto-apprendimento e deep learning) è quella di liberare gli umani (organismi aleatori spesso dotati di coscienza e di sensibilità) dal compito di torturare, mutilare, uccidere e sterminare, per lasciare questa incombenza a sistemi dotati di intelligenza.
La parola “intelligenza” denota la capacità di eseguire un compito, indipendentemente dalla sua utilità sociale, liceità etica e così via, e soprattutto indipendentemente dall’emotività. Intelligenza senza sensibilità, intelligenza senza coscienza: la macchina intelligente sterminatrice è il prodotto generale del sistema capitalistico nell’epoca dell’automazione intelligente.
Il nazismo novecentesco doveva tenere conto dei limiti dell’intelligenza emotiva, come Jonathan Little mostra nel suo terribile romanzo Le benevole. Il tecno-nazismo del secolo XXI di cui i sionisti sono il simbolo e l’avanguardia, si emancipa da questi limiti.
Il lavoro di uccidere è usurante, come abbiamo imparato leggendo quel romanzo che racconta la fatica psichica di una SS: l’organismo umano ha limiti fisici e psicologici da cui la macchina intelligente è emancipata. Come apprendiamo da un servizio di Haaretz (The Israeli Soldiers Who Took Their Own Lives While Fighting Hamas, Days After October) e da un servizio di CNN (‘He got out of Gaza, but Gaza did not get out of him’: Israeli soldiers returning from war struggle with trauma and suicide), la fatica psichica dello sterminio sta logorando i nervi degli sterminatori israeliani: suicidio, disturbi psichici post-traumatici, orrore di sé colpiscono i militari dell’IDF.
La mia previsione è che questi disturbi siano solo l’inizio di un collasso psichico generalizzato della società israeliana che non potrà sopravvivere a lungo all’Olocausto palestinese.
Il drone è la figura dominante di questa nuova fase del nazismo: la guerra ucraina e il genocidio di Gaza sono il teatro di sperimentazione di questa nuova fase della Terminazione, processo che si svolgerà a pieno nel secolo XXI. Drone è un velivolo caratterizzato dall’assenza di pilota umano a bordo: il suo volo è controllato da computer che sanno vedere, udire, ed eseguire lo sterminio. Dai primi modelli di grandi dimensioni, esclusivi di pochi eserciti, la tecnologia si è evoluta attraverso la costruzione di modelli piccolissimi e funzionanti in gruppo (droni a sciame), alla portata di chiunque per la loro economicità. Il genocidio israeliano costituisce la prima applicazione su vasta scala di questa automazione dello sterminio. Non dobbiamo pensare che si tratti di un episodio isolato, non dobbiamo pensare che dopo questa vicenda eccezionale la guerra torni ad assumere le antiche fattezze disumanamente umane.
La disumanità si è finalmente emancipata dall’umano e può finalmente procedere automaticamente. Nella competizione tecno-militare le macchine dello sterminio sono destinate a divenire pervasive. D’ora in poi ogni conflitto armato – che sia guerra nazionale, guerra religiosa, o guerra civile – farà sempre più uso di tecniche di sterminio intelligente.
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972
La rivista israeliana 972 ha pubblicato nell’aprile 2024 il più agghiacciante servizio di cui io abbia memoria: descrive la struttura epistemica e pragmatica di un sistema di intelligenza artificiale disegnato per individuare e colpire bersagli ipoteticamente ostili. Questi bersagli possono essere innocenti passanti, bambini che tornano da scuola, donne che vanno a prendere l’acqua alla fontana. Non importa. Lo sterminio automatico funziona stocasticamente, e la stocastica militare non può andare troppo per il sottile.
Il sistema israeliano di sterminio, che reca il leggiadro nome Lavender, è – come informa 972,
“una macchina speciale che può elaborare massicce quantità di dati per generare potenziali obiettivi dei colpi militari nel corso di una guerra. Questa tecnologia risolve quel che può essere definito come il collo di bottiglia nell’individuazione dei nuovi bersagli e nella decisione di eseguire”.
Gli umani, dunque sono il collo di bottiglia, sono l’elemento di incertezza e rallentamento. Per quanto spietati e fanatici, gli umani sono comunque macchine indeterministiche: emotività, incertezza, stanchezza possono limitare la loro competenza omicida. Occorre che la macchina intelligente sussuma poco alla volta l’intera sequenza di azioni che rendono possibile lo sterminio: individuazione visiva e sonora, catalogazione, selezione, eliminazione. E per finire auto-correzione e auto-perfezionamento nel perseguimento dello scopo superiore: instaurare l’ordine laddove gli umani sono il caos. Dunque rimuovere ogni elemento umano.
“Lavender ha giocato un ruolo essenziale nel bombardamento di palestinesi… la sua influenza sulle operazioni dell’esercito è stata così importante che i militari hanno trattato le informazioni della macchina guidata da intelligenza artificiale come se fosse decisioni umane…. Il sistema individuò in un primo tempo 37.000 palestinesi come sospetti militanti, e considera le loro case come obiettivi per bombardamenti aerei…. L’esercito israeliano ha attaccato sistematicamente gli individui scelti da Lavender nelle loro case, per lo più di notte, quando con loro c’erano intere famiglie… Secondo due fonti che abbiamo interpellato, l’esercito ha deciso che per ogni operativo Hamas individuato da Lavender era permesso uccidere fino a 15 o venti civili… nel caso in cui il target fosse un ufficiale di Hamas, si autorizzava l’eliminazione di cento civili… La soluzione al problema, aggiunge l’ufficiale, è l’intelligenza artificiale. Disponiamo di una guida per la costruzione di una macchina di creazione di bersagli, basata su algoritmi di auto-apprendimento della macchina. In questa guida ci sono molti esempi di caratteristiche che permettono di individuare una persona come pericolosa, come essere in un certo gruppo di whatsapp, o come cambiare spesso cellulare, o come cambiare spesso indirizzo… In guerra non c’è tempo per incriminare ogni bersaglio, perciò dobbiamo accettare un certo margine di errore nell’usare l’intelligenza artificiale, dobbiamo rischiare di fare dei danni civili collaterali, o di attaccare qualcuno per errore, e dobbiamo imparare a convivere con questa consapevolezza (live with it)…”
Questo ufficiale di cui 972 riporta le dichiarazioni conclude dicendo che, dopo avere ucciso centinaia, anzi migliaia, anzi decine di migliaia di bambini, di donne, di persone innocenti, occorre poi imparare a “live with it”. Vivere con la consapevolezza di essere uno sterminatore. Espressione raccapricciante che da sola ci dice a qual punto è arrivata la degradazione etica, e quanto profondo sia l’abisso di cinismo assassino in cui l’intera popolazione di Israele è sprofondata.
“B (una fonte di 972) ci ha detto che per questa automazione era normale generare un numero maggiore di bersagli da colpire. In un giorno senza molti bersagli (perché i criteri di definizione erano insufficienti) dovevamo abbassare la soglia di definizione. Continuamente i soldati ci premevano: dateci più bersagli. Ci gridavano. Abbiamo già ammazzato tutti i bersagli che ci avete dato ieri… Lavender e sistemi simili, come ad esempio quello chiamato Where’s daddy si combinano per ottenere l’effetto di uccidere intere famiglie…“.
Gli organi ufficiali dell’esercito israeliano commentano con soddisfazione questi risultati della macchina da guerra intelligente:
“Lo stato di Israele è un attore ad alta competenza tecnologica, e sfrutta le sue competenze come parte del suo strumentario diplomatico per diventare leader nella progettazione del sistema internazionale di tech-governance. Il bisogno di supremazia tecnologica deriva a Israele dalle minacce che deve affrontare…” opiniojuris.org
L’eliminazione mirata e la moltiplicazione degli assassini collaterali sono il risultato di un perfezionamento tecnico di cui Israele è l’avanguardia, ma non dobbiamo pensare che questo sia un fenomeno isolato e puntuale. L’intero occidente deve dotarsi di una governance tecnologica guidata dall’Intelligenza artificiale sterminatrice.
Intelligenza e coscienza
Gaza ci ha rivelato la verità conclusiva della storia umana: non c’è nessuna via di uscita dalla replicazione infinita del ciclo violenza-vendetta-violenza. E allora perché esitare? È necessario sterilizzare l’intelligenza, è necessario dissociare l’intelligenza dalla natura indeterministica dell’inconscio, dell’emotività. Questo è il solo modo in cui possiamo comprendere l’intelligenza artificiale nel contesto della competizione economica e militare generalizzata.
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La guerra è la continuazione logica dell’economia liberale, e la guerra richiede un uso illimitato dell’intelligenza. Ma per poter rimuovere i limiti dell’intelligenza dobbiamo sapere quel che Yuval Harari osserva nel suo libro Homo Deus: la dissociazione dell’intelligenza dalla coscienza è la condizione per la piena applicazione dell’intelligenza. La coscienza, ammesso che questa parola significhi qualcosa, è una limitazione dell’intelligenza. Mi riferisco alla coscienza etica, che significa sensibilità, cioè coscienza sensibile, coscienza incorporata. Il lavoro di uccidere, che è il lavoro più importante del tempo presente, l’investimento più rilevante dell’economia terminale, diviene tanto più produttivo quanto più l’intelligenza (omicida) si emancipa dalla coscienza (etica).
Da quando il Sionismo ha trasformato la popolazione israelita nel cuore di tenebra del suprematismo contemporaneo, Israele è diventata la Endlosung-Machine. Per questo sappiamo che non ci sarà mai un dopo-guerra. Nessuno può più credere che ci sarà pace in un qualche futuro, perché lo sterminio è stato incorporato in una macchina che si auto-corregge, si perfeziona, si connette e si espande, una macchina che nessuno ha la capacità di disattivare. L’emergenza dell’intelligenza artificiale rivela di essere al tempo stesso la conseguenza dell’obsolescenza dell’uomo, e la condizione per la sottomissione tecnica definitiva degli umani. Questa è la verità essenziale da conoscere sull’intelligenza artificiale nell’epoca della guerra totale asintotica. Tutto il resto sono chiacchiere per perditempo.
Aviv Kochavi, capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, ha detto che la metodologia di guerra israeliana si ispira alla teoria rizomatica di Deleuze e Guattari. La proliferazione asimmetrica di micromacchine da guerra è la migliore definizione dell’idea di trasformare oggetti di uso comune come cerca-persone e walkie-talkie in armi di distruzione di massa. Solo i lettori ingenui potevano credere che la metodologia rizomatica di Deleuze e Guattari fosse una teoria per la liberazione. In realtà si tratta di qualcosa di molto più complicato e articolato: quella metodologia anzitutto concettualizza il modello economico fondato sulla distribuzione molecolare del controllo capitalistico. Poi l’iscrizione molecolare della guerra e del terrore in ogni singolo frammento della vita quotidiana e delle cose di uso comune.
La vita paranoica di Israele – un paese che è permanentemente ossessionato dall’odio delle popolazioni circostanti e che lo sarà sempre (per i pochi anni in cui le sarà concesso di sopravvivere prima del suicidio) – è segnata da questa molecolarizzazione del terrore.
La guerra di sterminio è – se mi si concede il macabro gioco di parole – la killer application dell’intelligenza artificiale. L’Intelligenza artificiale può essere nata con intenzioni puramente scientifiche, o puramente economiche, o addirittura con ingenue intenzioni umanitarie. Ma il suo uso perfetto, specifico e definitivo è lo sterminio. Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare di una regolazione etica per l’intelligenza artificiale, abbiamo sentito parlare di allineamento della tecnologia ai “valori” umani. Si tratta di chiacchiere senza senso. Anzitutto: cosa vuol dire valori umani? Di quale universalità stiamo parlando? L’universalità del profitto, della competizione economica, della crescita illimitata? O l’universalità di qualcos’altro? Chi è il Padrone dell’Universalità dal momento che l’intera umanità è culturalmente in guerra?
L’idea di allineamento (alignment) dell’AI ai valori umani è un’inversione di ciò che è successo e sta accadendo realmente nel mondo della ricerca e applicazione dell’AI: le nostre facoltà cognitive sono state allineate alla formattazione digitale del mondo. Questo è successo negli ultimi cinquant’anni, e ora siamo giunti al passaggio finale: allineare l’intelligenza artificiale all’imperativo dello sterminio che domina l’inconscio e la ferocia della selezione naturale. Tutti i discorsi sull’etica dell’IA sono sciocchezze, perché si basano sulla rimozione e sull’oblio dell’uso militare dell’IA, che domina la ricerca, i finanziamenti e l’uso di questa tecnologia: intelligenza guidata dalla demenza, dalla psicosi, dall’orrore.
Il 25 e 26 ottobre a Buenos Aires (Muntref – Museos de la Universidad Nacional Tres de Febrero) c’è l’inaugurazione della esposizione “Dies irae” di Max de Esteban, un’occasione per ragionare di capitalismo ed estinzione. Intervengono Diana Weschler, Ferran Barenblit, Diego Sztulwark, Claudia Kozak, Victor Penchaszadeh, Jazmin Adler, Daniel Link, Max de Esteban, Alicia Herrero, Mariano López Seoane, Santiago Olmo. “Dies Irae” presenta un percorso attraverso il lavoro che l’artista spagnolo Max de Esteban ha sviluppato nell’ultimo decennio per catalogare le infrastrutture della contemporaneità: un’analisi di come determinati sistemi sostengono e modellano l’organizzazione sociale ed economica globale, influenzando le dinamiche del potere e dei significati.
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Ho sempre valutato molto di più la capacita’ artigianale cercando di recuperare, non sprecare, non lasciare che le cose si distruggano per averne di nuove, e mi lascia perplessa la pretesa di modernità che si serve della tecnologia non per accompagnare la realizzazione di una idea, ma per mettere in campo nuovi prodotti, che necessariamente sono rielaborazione di prodotti precedenti, dalla mente umana, della sua fantasia, creatività, emozioni. Ora sembra che l’intelligenza artificiale sia il must, quella che ti consente di creare. o meglio di produrre sempre nuovi oggetti, nuove macchine, nuove abitazioni, o di distruggere il tutto se cosi’ viene sollecitata. E qui siamo arrivati ad un punto in cui il baratro si spalanca davanti a noi, ingoiando in questo momento soprattutto i palestinesi, ma già allargandosi al Libano, alla Siria, all’Iran.. già, tutti paesi altri, non occidentali, presunti paesi canaglia, mentre noi solidi e belli siamo protetti essendo dalla parte giusta del pianeta, quella che le guerre le fomenta, le suggerisce e le lascia combattere altrove, finché e´ possibile, ma che non può non vederle, proprio grazie alla tecnologia che consente anche ad un telefonino di documentare lo scempio. In effetti l’affanno con cui vengono fermati, uccisi o incarcerati i giornalisti e tutti gli operatori dei diritti umani che hanno osato resistere nella distruzione di Gaza indicano che forse questa e´ una falla, vissuta molto male dal sistema, anche se non sente molto e non percepisce dolore o critiche.
Questo e’ quanto sta avvenendo: affidandosi alla intelligenza artificiale, fatta di circuiti, di calcoli, di input, non ci sono le remore della coscienza a bloccare i programmi piu´ ambiziosi, e quindi si puo´ trovarsi di fronte alla distruzione di un popolo prodotta da programmi che non si interrogano se sia giusto, ma cercano solamente il modo più efficace per raggiungere il fine…
E allora io dico che l’unica soluzione, l’unica alternativa che abbiamo, se vogliamo ancora poter dire che Un altro mondo e’ possibile, sia quella di distruggere l’intelligenza artificiale, affidarci alla intelligenza umana, che ha i suoi limiti e le sue incapacità, ma proprio per questo e’ emendabile, si corregge, si salva, non appena sfugge alla trappola della logica dell’obbedienza e del dovere oltre il senso critico e la coscienza individuale. Certo i computer sono comodi, internet e’ una risorsa per connettersi nel mondo, e nessuno vorrebbe tornare all’età della pietra, per sfuggire ai rischi dell’oggi, ma ci sono limiti invalicabili che sono stati ampiamente superati , e quindi una distruzione di tutte le strutture piú avanzate di intelligenza artificiale potrebbe essere necessaria ora per riprendere in mano il cammino della conoscenza ed affidarlo alle persone, e non alle macchine, sofisticate, veloci e insensibili. Non che gli umani brillino ultimamente per la loro sensibilità, ma se a questo aggiungiamo degli strumenti obiettivi, che non hanno neppure una sfumatura di dubbio, e consentono l’efficienza della distruzione e del male, allora non ci sono molte vie di uscita, e presto davvero le macchine distruggeranno i viventi, per poi morire di inerzia, non so.
Quindi e’ con molta consapevolezza, accompagnata al dolore di assistere impotente allo scempio quotidiano, che invito tutti gli haker del mondo, quelli che hanno coscienza e consapevolezza della gravita’ della situazione, ad individuare tutte le falle, tutti i punti in cui il classico granello di sabbia potrebbe inceppare il meccanismo e infine a entrare nella intelligenza artificiale svuotandola di contenuto e rendendola inservibile in tutte le sue forme. Stavo pensando alla possibilità che il sistema si rivolti contro i suoi ideatori ed attuali padroni, ma questo non garantisce che cosa succederà domani, sarebbe solo un sollievo momentaneo, ma il vortice dell’abisso continuerebbe ad allargarsi ingoiando nuovi pezzi ed avvicinandosi sempre piu´ alla distruzione totale. Quindi quello che dobbiamo ottenere di inceppare stabilmente il sistema, bloccarlo, staccare la spina in modo che non possa riprendersi per molto tempo, lasciandoci quindi il tempo per mettere a segno contromisure drastiche che evitino il ripetersi di questi scenari. E allora popolo degli haker, la vostra competenza, la vostra sensibilità, la vostra responsabilità di esseri umani in questo momento viene messa alla prova, potete essere i salvatori del mondo! E potrebbe essere una lotta molto pericolosa, a cui potrebbero aggiungersi i lavoratori che si occupano di informatica e di intelligenza artificiale, rifiutandosi di lavorare a qualunque progetto di implementazione del sistema che possa in qualsiasi modo aprire la porta ad azioni di controllo e manipolazione delle persone. E tutti e tutte noi, ognuna e ognuno nel suo piccolo, possiamo ribellarci a tutte le misure gia proposte di generalizzare la raccolta di dati da sistemare bellamente sul telefonino, vuoi mettere la comodita’ di sapere la tua vita, i tuoi disturbi, iltuo gruppo sanguigno, e lasciare che tutto questo venga gestito da remoto, con qualcuno che ti dice che cosa comprare e cosa no, che cosa mangiare, che pillole prendere, e magari anche quando fare l’amore… Tutto molto comodo, molto alienante, le scelte per il tuo bene affidate aqd una macchina, e magari anche quelle per il tuo male, un pensiero negativo, un post fuori dalle linee guida, e ti trovi sotto processo, senza lavoro, a rischio di espulsione come e’ gia’ capitato… E se per qualcosa di simile ti ritirano il passaporto, ti vietano viaggi o spostamenti, o ti sottopongono a trattamenti sanitari contro la tua volonta’?, queste sono le prospettive immediate delle app che gia’ tutti abbiamo sul telefonino, app voraci, se ci caschi ad accettarne una, subito se ne aggiungono altre, per avere un profilo piu’ preciso, una indicazione piu’chiara, e intanto tutta la tua vita e i tuoi dati sono archiviati da intelligenza artificiale che li esamina, li collega, e li filtra schedandoti nella casella giusta, in cui sara’ facile trovarti quando si cercano i dissidenti, i sovversivi, quelli che non seguono il pensiero corrente.
A volte sembra che queste idee siano da complottisti che vedono ovunque il rischio, ma quanto sta avvenendo in Palestina e’ un allarme a cui dovremmo prestare molta attenzione, per fermare la distruzione la’, e anche per fermare il rischio che questo controllo pervasivo delle nostre vite si allarghi e divenga una gabbia mondiale.