Lo sciopero per la giustizia climatica e contro la guerra in tante città ma soprattutto a Firenze, dove la protesta, in primo luogo di giovani e studenti, contro un sistema che divora il pianeta incontra, in una straordinaria due-giorni, la più forte vertenza operaia italiana degli ultimi anni. Il 25 e 26 marzo Fridays for Future e Collettivo di Fabbrica ex Gkn, insieme ad altre centinaia di gruppi e persone variamente associate, aprono qualcosa di molto più significativo di una nuova, primaverile, stagione di lotte. L’insorgenza evocata dagli oltre otto mesi di assemblea permanente delle donne e degli uomini del collettivo rompe molti degli schemi classici sindacali e da ceto politico di una grande resistenza operaia. Guarda il futuro da una prospettiva molto diversa da quelle che hanno cercato per decenni uno stipendio e un contratto sufficienti a garantire un’esistenza dignitosa. Guarda a un modo differente di organizzare e vivere la vita, a cominciare da quel che si produce e consuma per passare però subito un flusso impetuoso che mette in discussione come si respira, si mangia, ci si cura e come si difende la vita stessa

I piatti di pasta, i bicchieri di vino rosso, gli abbracci e i cori. La vigilia della due giorni di mobilitazioni più animata degli ultimi tempi si può riassumere così: con l’umanità di una famiglia politica allargata che ha saputo, in mesi di lotte e fatiche, rimettere al centro dell’agenda politica di un intero Paese temi come i diritti del lavoro, una concreta transizione ecologica e la necessità di riappropriarsi del conflitto sociale. Dal basso, in modo orizzontale, ma soprattutto in forma convergente.
I cancelli della Gkn di Campi Bisenzio, quel luglio del 2021, si aprirono a tutto questo: non fecero entrare solamente centinaia di operai che, occupando e trasformandosi in assemblea permanente, decisero di prendere in mano una situazione che, troppe volte, si è ridotta a riti istituzionali e immutabili.
Ma si spalancarono a tutto un territorio, alle realtà sociali come a quelle ambientaliste, dimostrando che persino tra le mura di uno stabilimento metalmeccanico poteva risuonare l'”I Care” di donmilaniana memoria.
Tutto mi riguarda, perchè oltre a essere lavoratrice e lavoratore sono prima di tutto cittadina e cittadino di questo mondo. Da qui si parte per capire profondamente tutto ciò che ha animato il piccolo villaggio di Asterix a Campi Bisenzio e la sua lotta contro l’Impero romano.
Tutto fatto senza il becco di un sesterzio, ma solo per necessità e volontà: necessità, perchè il sisma sociale che colpì la Gkn di Campi Bisenzio non è stato meteorologico, ma deciso negli anni e imposto dall’alto. Volontà, perché solo attraverso la forza propulsiva delle donne e degli uomini di quel territorio è stato possibile mettere in piedi una reale lotta di massa e la più forte vertenza operaia degli ultimi anni.

Le mobilitazioni del 25 e del 26 marzo sono state l’ulteriore salto in avanti, con la convergenza solida tra Fridays for Future e Collettivo di Fabbrica ex Gkn. Collegare le due giornate ha molti significati, nel simbolico: generazionale, perché è l’ora di bloccare la narrazione infame che mette i diritti dei genitori a un lavoro giusto, contro i diritti dei figli a un pianeta vivibile; strategico, perché si saldano due percorsi che sono tra loro complementari e che hanno cominciato a contaminarsi a vicenda; politico, perché la transizione ecologica tanto decantata dovrà atterrare su scelte politiche di alto livello, che tenga insieme diritti delle persone e cambiamento strutturale dell’economia, perchè non paghino sempre i soliti a vantaggio della classe imprenditoriale e finanziaria.
Questo rende le due date appuntamenti collettivi nella costruzione e nella partecipazione, ma soprattutto fatti crescere dal basso, con la sola forza delle proprie convinzioni, dei propri obiettivi e facendo forza su l’orizzontalità e sulla convergenza. Per capire il significato profondo del 26 marzo bisogna guardare a tutto questo, a cosa ha permesso la sua nascita e soprattutto la sua crescita, con il protagonismo e la volontà di centinaia di organizzazioni e di territori.
Nessuna controagenda tematica, nessuna reazione indotta: un’agenda politica chiara redatta collettivamente e l’imporsi di un nuovo mondo in cammino fatto di proposte alternative e conflitto.
L’obiettivo è ampliare l’insorgenza, al di fuori dei classici schemi da ceto politico e sindacale, e disarticolare i meccanismi di questa economia della predazione. Ed è dalle vie di Firenze, con mille provenienze e accenti diversi, ma con la volontà di essere compagne e compagni di strada, che tutto ciò potrà iniziare.
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