Mentre il 13 febbraio riprende il procedimento penale per “l’incidente del 2016“, il disastro ambientale lucano (la fuoriuscita di 400 tonnellate di petrolio) scoperto l’anno successivo, per il quale tre ex dirigenti dell’Eni sono sul banco degli imputati, sembra finalmente in arrivo l’attesa decisione regionale sul depuratore che Eni intende realizzare da tempo poco lontano dal Centro olio di Viggiano. Quello del più grande giacimento petrolifero sulla terra ferma europea è un impianto che vanta livelli di eccellenza in fatto di innovazione e digitalizzazione ma è noto anche per motivi assai poco edificanti, come i turni di lavoro di 12 ore consecutive e una spiccata tendenza agli incidenti gravi, di varia natura, sul piano sociale come su quello ambientale. Il depuratore ostinatamente richiesto dall’Eni servirebbe a gestire la metà dei circa 1.700 metri cubi al giorno di acque fossili attualmente estratte assieme al greggio dal giacimento della Val d’Agri. Molte delle associazioni locali hanno espresso seria preoccupazione per le possibili conseguenze sulla qualità delle acque, destinate al consumo umano, raccolte nell’invaso del Pertusillo, solo due chilometri più a valle
Un mini-depuratore per “accogliere” i circa 1.700 metri cubi di acque derivanti dall’estrazione del petrolio dovrebbe essere realizzato a pochi metri dal Centro olio di Eni in Val d’Agri, presso la contrada la Vigne del comune di Viaggiano. Attualmente tali rifiuti per due terzi vengono re-iniettati nel sottosuolo attraverso il pozzo Costa Molina 2 e per il resto caricati su autobotti e spediti in vari impianti di depurazione, come quello di Tecnoparco a Pisticci.
La Regione Basilicata, a guida centro-destra, sembra molto convinta di dare il nulla osta a Eni per la costruzione di un impianto che la società petrolifera ambisce di approntare da anni, nonostante le forti perplessità delle associazioni e dei comitati locali.
L’Osservatorio Popolare per la Val d’Agri, Libera (coordinamento Basilicata e presidio val D’Agri), Laboratorio per Viggiano e Mediterraneo NoTriv hanno sottoscritto una richiesta inviata al sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala, e all’intero Consiglio Comunale per la convocazione urgente di un consiglio comunale aperto e interamente dedicato al progetto per lo smaltimento delle acque di scarto.
Le associazioni firmatarie chiedono che vengano spiegate pubblicamente e con la possibilità di un confronto diretto le decisioni dell’Amministrazione Comunale di Viggiano in merito all’approvazione di tale progetto e le relative motivazioni. Il timore, infatti, è che, nonostante le rassicurazioni di Eni, tali acque possano “finire” nel vicino bacino artificiale del Pertusillo. L’invaso garantisce la fornitura idrica alla Basilicata e alla Puglia.
Ricordiamo, invece, che sempre in Basilicata, per la precisione a Potenza, il prossimo 13 febbraio riprenderà il processo penale relativo all’incidente del 2017, quando dal Centro olio di Viggiano fuoriuscirono 400 tonnellate di petrolio. Sul banco degli imputati tre ex dirigenti di Eni.
Articolo pubblicato grazie alla collaborazione con Re:Common
Lascia un commento