Cinquant’anni fa, dopo una straordinaria protesta pagata da tanti con il carcere, il parlamento fu costretto ad approvare l’obiezione di coscienza al servizio militare. Quella vittoria ha mostrato l’emersione di un pensiero nonviolento che ha continuato a coinvolgere in diversi modi migliaia di giovani. E oggi si interroga (ad esempio con il Festival del Servizio civile) su come “spezzare il fucile” significa rifiutare il dominio della cultura militare ma anche lottare con chi fugge delle guerre combattute con le armi da fuoco o con quelle più subdole dell’economia

“Il fucile spezzato non è una semplice spilla di metallo. È il simbolo della pace e della nonviolenza. È l’immagine di un fucile che non è più in grado di sparare, offendere o minacciare, è un’arma inutile. Deve solo ricordarci che la grande tragedia della guerra e della violenza si può superare se ognuno di noi incomincia a spezzare il proprio fucile, a rendere inutile la propria arma. In fondo le guerre si fanno con le armi. La prima pacificazione si fa rinunciando a usarle”
(Alberto Trevisan, Ho spezzato il mio fucile)
Il 15 dicembre saranno trascorsi cinquant’anni dal giorno in cui il Parlamento approvò la legge 772/72 “Norme in materia di obiezione di coscienza”, prima legge in Italia a permettere l’obiezione di coscienza al servizio militare, in alternativa il servizio civile. Un successo raggiunto grazie ai tanti Alberto Trevisan che decisero tra il 1949 ed il 1972 di spezzare il proprio fucile e pagare con il carcere l’impegno per la pace. Una legge che permise quindi da allora al 2001 a più di 500.000 tra noi obiettori di coscienza di tradurre questa scelta in un impegno di pace e di servizio grazie all’istituzione del servizio civile. A cominciare dal Festival che venerdì 9 e sabato 10 settembre ospiterà a Roma confronti, dibattiti e occasioni di incontro in semplicità e allegria (qui programma completo, altre notizie su cnesc.it), celebreremo questa ricorrenza da qui a dicembre. Una celebrazione che non deve guardare al passato, ma al presente e al futuro.
Il “nostro” servizio civile ha cambiato pelle, da vent’anni a questa parte è diventato il Servizio Civile prima Nazionale e oggi Universale: un’esperienza, come tutte, con luci e ombre; un’esperienza che non chiede a chi vuole viverla una scelta nonviolenta.
Sta dunque a noi, che abbiamo continuato a dedicare il nostro impegno al servizio civile di oggi, insieme a tutti i compagni e le campagne di strada che hanno battuto altri sentieri per costruire pace, capire e condividere cosa significa oggi spezzare il nostro fucile e come aiutare i giovani che incontriamo a spezzarlo.
A spezzarlo, ad esempio, nell’accoglienza di chi fugge da guerre combattute con le armi da fuoco o con quelle più subdole dell’economia; a spezzarlo nel fermare la distruzione della possibilità di vita umana su questo pianeta; a spezzarlo nel combattere per vivere un’economia che permetta la vita di tutti, anziché continuare a creare super-ricchi e super-poveri.
Alberto Trevisan ci ricorda che “la grande tragedia della guerra e della violenza si può superare se ognuno di noi inizia a spezzare il proprio fucile, a rendere inutile la propria arma”. Ma non basta che ognuno faccia il suo: dobbiamo farlo insieme.
LEGGI ANCHE:
… SPEZZARE IL POTERE …di
IL POTERE………………di
IL POTERE FENOMENO PREVARICATIVO SMODATO E , VULNERABILE A CORRUZIONI .
A VOLTE SI MANIFESTA IN MANIERA SOTTILE MA PERCEPIBILE, DETERMINANDO CANCEROSI SOCIALE. PRESENTE IN OGNI CONTESTO COMUNITARIO
DI GENERE DEMOCRATICO O TOTALITARIO .
SE TOTALITARIO E’ IMPOSTO ATTRAVERSO CONDIZIONAMENTI DI TIPO DITTATORIALE,
CHE FUNGONO DA DETERRENTE ALLA DISOBBEDIENZA
E INTRAPRENDENZA DEL SINGOLO CITTADINO;
SE DEMOCRATICO SI INSINUA SUBDOLAMENTE NELLE AMBIGUITA’ GESTIONALI E DI COORDINAMENTO D’OGNI DISPOSIZIONE
COSIDETTA ” COSTITUZIONALE “.
IL POTERE SI AVVALE D’OGNI POSSIBILE
FORMA DI COMUNICAZIONE E PERVADE OGNI AVVENIMENTO DI PUBBLICO INTERESSE,
PER UNO STATO DI REALE SOGGEZIONE E SUGGESTIONE
SUI COMPONENTI DELLA COLLETTIVITA’ .
E’ ESPRESSIONE D’UNA AMMINISTRAZIONE INCAPACE
VERSO UN TIPO DI CITTADINANZA SCARSAMENTE PARTECIPE ALLA COMUNIONE; E PER CONDIZIONE DI CORRESPONSABILITA’ POLITICA RIESCE A PENETRARE NEL PROFONDO D’OGNI REALE CONTESTO .
IL CITTADINO ASSUME IN QUESTO TIPO DI GOVERNO RILEVANZA SOLTANTO MARGINALE,
NONOSTANTE FRUISCA E ” CONTRIBUISCA ”
ANCHE IN MODO EFFETTIVO AI COSIDETTI ONERI SOCIALI .
EGLI E’ DISSUASO IN MODO PERMANENTE,
CON METODOLOGIE ILLECITE ATTRAVERSO RICATTI BUROCRATICI, DA QUALSIVOGLIA VERIFICA O ANALISI CHE AUSPICHI FORME EVENTUALI
DI RISARCIMENTO O RISCATTO .