Nel 2012 un gruppo di persone decide di mettere in piedi un giornale che non è un giornale, uno spazio da abitare ma virtuale, un movimento in movimento. La domanda lecita è: “ma che roba è?” In fondo se provate a chiedergli “chi siete”? ancora oggi vi rispondono “non lo sappiamo bene”.
Ora io potrei scrivere di quanto sono stati bravi e brave a raccontare le lotte e i movimenti di questi ultimi dieci anni e non solo. Dell’attenzione prestata a temi spesso dimenticati, che trovano poco spazio sui media mainstream. Della sensibilità a punti di vista diversi e spesso scomodi. Della incredibile rete comunitaria che ruota intorno al centro editoriale. Ma in realtà farei il loro gioco.
Riflettiamoci. Nel 2012 in Italia da pochi mesi si era insediato il governo di Mario Monti (ve lo ricordate Mario Monti?), la Merkel in Germania regnava già da 7 anni, in Francia Hollande batteva Sarkozy e negli Stati Uniti Obama veniva riconfermato per un secondo mandato.
Nel frattempo affondava la nave Concordia nei pressi dell’Isola del Giglio, a Messi veniva assegnato il suo terzo pallone d’oro, Đoković vinceva il suo terzo Australian Open in finale con Nadal, l’Italia del Rugby batteva la Scozia nel Sei Nazioni, Phelps conquistava il record assoluto di medaglie olimpiche a Londra. Nell’ordine, tra gli altri, morivano: Whitney Houston, Lucio Dalla, Tonino Guerra, Giorgio Chinaglia, Neil Armstrong, Rita Levi-Montalcini.
Per capire di che tempi parliamo, da poco era uscito il primo Ipad (2010) ed era morto Steve Jobs (2011); Facebook comprava Instagram e dopo poco Whatsapp (2014); l’anno prima era iniziata la lenta agonia di Google+; Uber era appena arrivato in Francia e Amazon Prime in Italia. Ancora non si sapeva nulla di Snowden e Spotify.
In questo contesto, queste persone decidono di ricordarci che esistono altri modelli di sviluppo possibili, di schierarsi dalla parte degli ultimi, contro la mercificazione delle relazioni, per un cambiamento sostenibile e duraturo, da costruire insieme, come una grande comunità.
Ma dai! È chiaro che si è trattata (e tutt’ora si tratta) di un’operazione di distrazione di massa. Provate a scorrere il sito: non c’è un gattino che cade da un tavolo, un gattino che fa le fusa a un cane incuriosito, un gattino che riconcorra un gomitolo di lana. I gattini sono l’essenza dell’informazione moderna. Possibile che in 10 anni non avete mai trovato il tempo di parlare di gattini? Francamente è difficile crederlo: è molto più plausibile che sia stata una scelta precisa. E allora delle due l’una: o vivete in un mondo parallelo o siete persone fondamentalmente cattive.
Vi avverto: non smetterò di seguirvi assiduamente per cercare di smascherare le vostre intenzioni.
Le altre adesioni alla campagna di sostegno a Comune-info “Dieci anni e più” e le informazioni per aderire possono essere lette qui.
Paolo Moscogiuri dice
Però un gattino ogni tanto vorrei vederlo o meglio leggerlo. Ricordate della “gabianella e il gatto” di Sepulveda? Anche un gattino può insegnare a prendere il volo. ??