Quando gli alleati fornivano armi ai partigiani, spiega Alessandro Portelli sul manifesto, erano già in guerra con la Germania. Non solo, ma quella guerra la stavano vincendo e, particolare non secondario, avevano già «gli stivali sul terreno» in Italia, ed erano loro, non gli invasori tedeschi, che bombardavano le nostre città occupate col fine di far durare di meno la guerra
Ho letto l’articolo di Luigi Manconi sulla moralità della resistenza in Ucraina e sulla giustezza di mandare armi. Non sono d’accordo (con Manconi non mi capita quasi mai) ma riconosco le ragioni e la serietà e ci penso. Vorrei che anche chi è d’accordo riconoscesse e rispettasse le mie, che non riguardano certo la moralità della resistenza – in Ucraina come in Italia o in Kurdistan – ma la difficoltà di un paragone storico fra tempi e contesti molto diversi. Forse anche per questo l’Anpi, che di Resistenza qualcosa sa, la pensa diversamente.
Quando gli alleati fornivano armi ai partigiani, infatti, erano già in guerra con la Germania; non solo, ma quella guerra la stavano vincendo e, particolare non secondario, avevano già «gli stivali sul terreno» in Italia, ed erano loro, non gli invasori tedeschi, che bombardavano le nostre città occupate col fine di far durare di meno la guerra. Quindi il paragone regge solo se: a) pensiamo di essere già in guerra con la Russia; b) pensiamo di vincerla militarmente; c) pensiamo che l’invio di armi abbrevierà il conflitto anziché prolungarlo, incaricando gli ucraini di fare la guerra con le nostre armi per nostro conto.
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Ho nominato il Kurdistan. Non credo che ci fossero dubbi sulla moralità della resistenza nel Rojava. Però non solo non gli abbiamo mandato armi, ma mentre paragoniamo chi si arruola per combattere col battaglione Azov alle Brigate Internazionali di Spagna, gli italiani che sono andati a combattere nel Rojava li teniamo sotto sorveglianza di polizia perché possibili minacce all’ordine pubblico. È vero che il Rojava non stava «nel cuore dell’Europa»: stava in Turchia, paese nostro alleato, nel cuore della Nato, portatore dei nostri valori occidentali.
Manconi non lo dice e non credo che lo pensi, ma metterla in termini di moralità rischia di bollare come immorale chi la pensa in altro modo. Abbiamo troppo interiorizzato una mentalità antagonistica e non dialogica: sì green pass o no green pass, o servi di Putin o servi della Nato, o di qua o di là e chi sta di là è un nemico immorale. Siamo tutti convinti che l’aggressione deve finire e si deve raggiungere un compromesso. Discutiamo e litighiamo fra noi sui mezzi per arrivarci ma non dimentichiamo ciò che unisce e rende possibile parlarsi. E ascoltarsi.
Pubblicato su il manifesto del 12 marzo 2022 (con il titolo Perché è sbagliato il paragone con la Resistenza)
Rosario D'Anna dice
Io guardo all’appello fatto da Zelensky, un leader democraticamente eletto che sta vivendo in prima persona il dramma del suo popolo invece di scappare col malloppo, come hanno fatto quasi tutti, ad eccezione di Allende che fu ucciso con la pistola in mano. Questo appello vogliamo rifiutarlo o valutarlo? Un’altra differenza fondamentale col periodo storico della resistenza, che cambia il ragionamento fatto, sta nela questione che all’epoca non esisteva lo spettro della guerra nucleare. Per l’occidente (non esente da colpe) entrare direttamente nel conflitto ora significherebbe far rischiare in concreo questa sciagura all’umanità.
Marcello Sanguineti dice
Su quest’ultimo punto – quello delle più recenti elezioni tenutesi in Ucraina – un po’ di certezze potrebbero probabilmente chiarire le posizioni in campo e le ragioni delle verità. Chi ha più filo tessa.
Carlo dice
la visione di Zelensky come leader democraticamente eletto è davvero dura da mandar giù. Il colpo di stato del 2014 ha costretto alla fuga l’ultimo Presidente legittimo che stava perfirmare l’atto che avrebbe mantenuto l”Ucraina nell’ambito economico asiatico l’Europa e Gli USA si sono affrettati a riconoscere il potere dei golpisti e pochissimi giorni dopo l’Ucraina è entrata nell’orbita economica occidentale.
Dal 2014 ad oggi sono ben 13 i partiti politici messi fuorilegge, dove non c’è la libertà politica non c’è democrazia.
Dalila dice
Zelesky chi ?
Il pazzo drogato simile ad Hitler?
Non avete studiato bene purtroppo……..???
bob dice
Si, si, ok, Dalila
Adesso, però, posa il fiasco
vito nicola de russis dice
A Sandro Portelli.
Il popolo italiano, nel 1943 (avevo 14 anni), non era unito: una parte (centro e nord) aveva ancora il fascismo e cercava, resistendo, di liberarsene; l’altra parte, sud/meridionale, dal settembre 1943, era stata “liberata” (dagli anglo-americani, indiani, polacchi, yugoslavi, ebrei e tanti altri).
Questa situazione, nel sud (la mia terra), la seguivamo continuando ad ascoltare liberamente Radio Londra, cioè senza più il reale timore di venire scoperti e passati per le armi; ovvero, non eravamo più ascoltatori clandestini, non eravamo più dei traditori. (La informazione cartacea aveva ancora delle limitazioni.)
Dopo l’Armistizio, Radio Londra aumentò a dismisura il numero dei messaggi speciali (enigmatici e fantasiosi) diretti alle forze della Resistenza del centro-nord e riferiti ai lanci di viveri, armi e munizioni ed anche persone, a spostamenti di unità combattenti e ad operazioni militari: azioni necessarie per la Liberazione dal nazifascismo.
Prima dell’Armistizio il cupo rombo degli aerei-bombardieri anglo-americani ci intristiva, ci angosciava perchè sapevamo che andavano a bombardare le città italiane; immaginavamo la distruzione delle case e altro, le persone morte e ferite, lo spavento dei nostri coetanei.
Dopo l’Armistizio, a quel uguale cupo rombo degli aerei-bombardieri anglo-americani scattava la speranza, l’auspicio, la spinta a convincerci che tutti quegli aerei erano diretti ad effettuare i lanci per alimentare la Resistenza; se non tutti, almeno la stragrande maggioranza. Riducendo, così, i bombardamenti e quindi diminuendo la distruzione delle città; diminuivano le persone morte e ferite; diminuivano i nostri danni e si avvicinava la conclusione della guerra.
Subito dopo il primo congresso del CLN svoltosi a Bari il 28-29 gen. 1944,(1) a marzo 1944, venne costituito il Corpo Italiano di Liberazione-CIL, collaborativo con chi ci aveva liberato e che continuava la guerra per sconfiggere il nazifascismo.
25 aprile 1945: tutti LIBERI (ma ancora sudditi, obbligati a votare).
02 giugno 1946: la Repubblica (popolo sovrano che, in poche ore, libera i fascisti con l’Amnistia).
01 gennaio 1948: la Costituzione (dignità, diritti inalienabili, eguaglianza, fratellanza e libertà consolidate).
Subito avevamo già rimboccate le maniche per ricostruire le opere distrutte e recuperare la serenità per le persone con l’obiettivo di realizzare una convivenza civile e sociale.
Vito De Russis
(1) (Dall’ORDINE DEL GIORNO VOTATO dal CONGRESSO DI BARI il 29 GENNAIO 1944)
(omissis)
Dichiara
la necessità di pervenire alla composizione di un governo con i pieni poteri del momento di eccezione e con la partecipazione di tutti i partiti rappresentanti al Congresso, che abbia i compiti di intensificare al massimo lo sforzo bellico, di avviare a soluzione i più urgenti problemi della vita italiana, con l’appoggio delle masse popolari, al cui benessere intende lavorare, e di predisporre con garanzia di imparzialità e libertà la convocazione dell’Assemblea Costituente, da indirsi appena cessate le ostilità;
Delibera
(omissis)
Farid Furat dice
L’area della Rojava fa parte della Siria e non in Turchia. I fatti dimostrano che gruppi di guerriglieri Kurdi siriani in quella area sono stati sostenuti equipaggiati anche dagli USA.
È un caso che Manconi, Portelli stesso e tanti altri commentatori evitano citare la situazione della resistenza della popolazione palestinese?
Berto dice
Molto facile dire che sono per la PACE. Pace vuol dire che il popolo Ucraino deve deporre le armi e dare il benvenuto a chi con le armi li ha aggrediti e tutt’oggi risponde al tentativo di respingerli bombardando siti civili, come facevano i Nazisti bruciando interi Paesi? L’Occidente non deve fornire armi all’Ucraina, lasciamo pure che vengano massacrati o ridotti a un popolo inerme difronte al nemico, avremo raggiunto così la nostra pace? Non sarei mai in pace con me stesso se in nome della pace condannassi un popolo a rinunciare alla propria. E non parteciperò ad una manifestazione che non mi dica come garantire a un altro popolo o nazione alla difesa dei propri diritti.
Roberto Budini Gattai dice
Lei trascura il fatto che in ucraina agisce un governo oligarchico che identifica i propri interessi con quelli statunitensi (finanza, petrolio, gas). Una guerra imperialistica dunque contro la Russia da depredare, scatenando la provocazione con le armi e l’ esercito NATO ai confini, dopo aver guidato il colpo di stato del 2013. Il popolo ucraino ha solo da perdere in ogni caso, ma la propaganda impedisce di comprenderlo.
Movimento Studenti Cattolici Roma dice
Noi pensiamo che non puoi armare la Svizzera invasa dai nazisti e andare via, poi il vaccino per esempio si fa a tutti e gratis non solo al 25% della popolazione. MSC movimento studenti cattolici. Roma.
bob dice
“non solo, ma quella guerra la stavano vincendo”
Ma sul serio riuscite a scrivere stè cose senza mettervi a ridere? Sul serio?