Di seguito un articolo di Antonio Castronovi, della segreteria della Cgil Roma e Lazio, che ha aderito al Comitato di sostegno della Città dell’altra economia. Di Antonio Castronovi suggeriamo anche la lettura di «Cgil Lazio. Crescita? No, cantieri dei beni comuni». Castronovi, insieme all’assessore della Provincia di Roma, Massimiliano Smeriglio e a decine di cittadini, è tra i firmatari dell’appello «Io sono il numero 9».
Dal 31 luglio alcune organizzazioni «poco importanti», almeno a dire di Andrea Ferrante dell’Aiab ( come A Sud, Ailicos, Binario Etico, Blow Up, Cantieri Comuni, Cgil Roma e Lazio, Cnca, Energetica, Equobio, Faircoop, La strada, Nuova Bauhaus, Occhio del Riciclone; Radio Popolare Roma; Reorient; Spot the Difference; Stand Up; Terre; Upter Sport; Action; Casa della Pace, Senza Confine, Federazione della Sinistra, Social Pride, Pandora Tv, Redazione Comune-info, Crap (Coordinamento romano acqua pubblica), Quinto Stato, Arci Solidarietà onlus, Sel Roma, Zappata Romana, Eutorto, Ciclofficina Gazometro, Ingegneria Senza Frontiere Roma, Laboratorio filosofico “SofiaRoney”, ecc.), sono impegnate nella difesa degli spazi dell’ex mattatoio che in questi anni sono state luoghi di sperimentazione di pratiche e di cultura di altra economia. Comprendo il fastidio e il disappunto di chi si è aggiudicato il bando del Comune per l’assegnazione degli spazi gestiti fino ad ora dal Consorzio Cae, nel constatare che quegli spazi sono ancora presidiati da «otto» attivisti abili solo nella «disinformazione continua». Credo che si tratti di un’altra occasione mancata per provare ad ascoltare le ragioni dei giovani e dei rappresentanti di associazioni e piccole imprese che presidiano la Cae e ritrovare lo spirito solidale e comunitario di cui dovrebbero essere portatrici le imprese che praticano l’altra economia
La storia del bando e del Consorzio che ha vinto la gara non è una bella storia di trasparenza e di coerenza sui principi democratici che dovrebbero essere patrimonio comune. La «cordata anomala» ha purtroppo stuzzicato gli appetiti dei vari gruppi che costellano a Roma la galassia della destra neofascista ed è un fatto che in questo modo sono stati legittimati gli istinti predatori e competitivi delle loro diverse anime. Dobbiamo liberare la Cae dalle diverse mire e dai diversi interessi politici che non rientrano in una visione corretta di «bene comune» che vogliamo caratterizzino invece i luoghi e le pratiche dell’altra economia.
Il sindacato e la Cgil in questi mesi sono stati «a scuola» di altra economia quì, nell’ex mattatoio, per apprendere dai ragazzi e dalle ragazze che lo hanno animato quei rudimenti di una nuova cultura e di una nuova concezione della produzione e del consumo anche lontani dalla sua storia e dalle strette di una rappresentanza che non può prescindere dal lavoro spesso anche a scapito della salute e dell’ambiente. Sappiamo che questo non basta. E lo dimostra in questi giorni il dramma di una città e di un territorio a me cari, come Taranto, dilaniata tra il bisogno impellente di lavoro e la improrogabilità di provvedimenti urgenti e drastici per difendere la vita minacciata dalle esalazioni velenose di un mostro produttivo chiamato Ilva.
Il lavoro, le sfide, da affrontare e da vincere sono enormi in una città come Roma, che soffre di mali antichi e nuovi legati alla insostenibilità del suo modello di sviluppo, soffocata dal cemento, dal traffico, e da una crisi che la ferisce a scapito dei più deboli, dei giovani e delle donne in particolare, colpiti dalla precarietà e dalla disoccupazione. Per rispondere alla domanda di una città più vivibile, più sostenibile, più giusta e più solidale serve una grande disponibilità delle sue energie migliori e più sensibili a mettersi al servizio di un progetto di città e di convivenza sociale e civile condivisi.
Noi non siamo per una concezione mercantile dell’altra economia, che è, insieme, attività economica, sociale, politica ed ecologia. Se ci sono pratiche e concezioni diverse di cosa è l’altra economia, quale risposta migliore di quella di continuare a confrontarsi liberamente in questi spazi partendo dalle differenze e garantendo l’agibilità a tutti con spirito inclusivo e non escludente? Ripartiamo insieme dalla «Cae Bene Comune» oltre le passate divisioni per un futuro che può invece unirci. Noi continueremo a presidiare la Cae per questa prospettiva.
(in altro foto del presidio di Alessandro Di Ciommo)
La Cooperativa Agricoltura Nuova l’ho conosciuta nel 1987 grazie ad uno storico militante romano del PCI.
Ho continuato a frequentarla perché era un luogo di incontro a pochi minuti di strada, aperto e accogliente ha ospitato quasi tutte le feste di compleanno di mio figlio senza nulla chiedere che un po’ di pulizia e di educazione. Sono più di trent’anni che le persone che l’hanno tirata su dal niente si sbattono per praticare una agricoltura sostenibile, che anche a me che sono povero, consente ogni tanto di mangiare verdura, frutta e formaggi (la carne no perché è troppo cara) sani e puliti. Dopo tanti anni mi sorprende vederli assimilati a una squadraccia fascista che si vende l’anima per pochi spicci!
Il consorzio dell’Altra Economia l’ho conosciuto solo di nome, ma frequentando saltuariamente l’area dell’ex mattatoio di Testaccio, appoggiandomi a strutture ed eventi organizzati da esterni che vi erano ospitati, ho sempre respirato un ambiente teso, anche un po’ ostile, che mi ha sempre fatto sentire un pesce fuor d’acqua. Anche quando, invitato da un carissimo amico a partecipare a qualche riunione ‘politica’, ho timidamente tentato di riaffiorare a una qualche forma di partecipazione, ho avvertito sulla pelle (e data la veneranda età queste cose contano) un che di già visto, precotto, vecchio e illusorio. Ma la cosa che più mi colpiva era la predefinizione dei ruoli e di una invisibile gerarchia che regolava i momenti di elaborazione che dividevano i preposti a pensare, dal resto della massa di entusiasti obbligati a obbedire.
La vicenda dell’ex Mattatoio per chi come me non l’ha vissuta in prima persona risulta assai ingarbugliata da comprendere, ma ci sono due domande che mi ronzano in testa e una considerazione ‘politica?’ che mi va di esplicitare:
Domanda 1
Perché avendo avuto a disposizione dal 2007 uno spazio tanto importante, unico in Europa, faro per tutte le realtà piccole e grandi dell’economia alternativa, aperto alla partecipazione dei cittadini e luogo di sperimentazione ecc.. si è giunti a questo punto?
Domanda 2
Perché i responsabili che hanno guidato questa esperienza non riescono proprio a riconoscere che qualche errore lo debbono pur aver fatto e continuano ad annaspare accusando il ‘destino’ per il fallimento dell’operazione, pensando magari più a non perdere il contatto con una parte dell’entourage politico in vista delle elezioni, piuttosto che a tentare un onesto bilancio dell’esperienza senza rischiare nuovamente di diffondere illusioni lontane dalla maggior parte della realtà vissuta dai cittadini.
Considerazione:
Solleticare l’antifascismo militante è molto pericoloso di questi tempi. Certe affermazioni andrebbero ponderate meglio. A meno che (MIRACOLO!!!) Genova non abbia insegnato qualcosa, nel qual caso ritiro l’invito alla moderazione.
Mi pioacerebbe vedere pubblicato anche questo commento … per trasparenza, non per altro!!!
salve,
Io ho difficoltà ad accettare che un gruppetto di una decina di persone, a dir tanto – e lo dico perchè in questi giorni ci sono stata più di una volta – abbiano pensato di poter chiudere la cancellata.
Io ero abituata ad entrare e sentire la città anche un po’ mia, anche solo per il fatto di andare a farci la spesa e lasciare i bimbi liberi. Adesso dovrei chiedere il permesso?
Non mi piace, e non mi piace che si parli di proteggere i beni pubblici interdicendo l’accesso a un luogo pubblico. Mi sembra tanto che sia un pretesto.
E speriamo che l’altra economia diventi per tutti, non solo l’orticello della vostra “sinistra”: io credo nell’altra economia e sarei molto felice se diventasse patrimonio di tutti, destra, sinistra, quel che è… Spesso e volentieri alla CAE com’era ho percepito la voglia di farla rimanere d’elite, per sentirsi migliori, superiori. In realtà, cosí, la si fa solo rimanere marginale.
Ciao sono Maurizio e ho ricevuto questa mail dalla redazione di comune@info:
Caro Maurizio,
ti stai probabilmente
sbagliando: i tuoi interventi sono il commento di un
articolo, quello
di Antonio Castronovi, non dell’appello che, come
scritto, raccoglie
solo le adesioni. Per altro, come vedrai, c’è anche una
nostra
interlocuzione al tuo e agli interventi.
http://comune-info.
net/2012/08/cosa-centra-laltra-economia-con-la-destra-neofascista/
A
presto e continua a seguirci
La redazione di Comune-info
Alla quale ho risposto così
Io sono una persona ‘anziana’ e non ho dimestichezza immediata con la comunicazione elettronica però ho la sensazione (sicuramente sbagliata) che per le comunicazioni positive (adesioni a sono il numero 9) si utilizzi un canale mentre le voci critiche subiscano una specie di ghettizzazione. Ripeto io non sono un tecnico, ma mi piacerebbe vederle insieme e che si possano confrontare tutte tra di loro magari senza un controllo di mediazione invasiva da parte di un ‘grande fratellone’. Se poi accanto alla firma “La Redazione” comparisse anche un nome di persona potremmo godere della sensazione di avere a che fare con persone in carne e ossa, il che, a proposito di decrescite, non guasterebbe.
Ri buona fortuna. Maurizio
anch’io la cae l’ho frequentata spesso negli anni provando un senso di disagio e di esclusione. e per qualche strano caso mi sono trovata nei giorni scorsi ad una cena della cae nello stato attuale. c’erano almeno 50 persone. l’ambiente era molto aperto e conviviale e gli uomini e le donne presenti avevano ben i mente i rischi che la situazione politica attuale sta producendo su roma, con accaparramento di tutto ciò che è possibile prendere, in modi sempre poco ortodossi e quanto più possibili scorretti, non importa, l’importante è il risultato, sapere che anche se roma verrà persa loro continueranno comunque a comandare e guadagnare su qualcosa. quest’amministrazione di fatto è stata più una lobby di potere e mercato che una qualsiasi forma di pubblica amministrazione e il bando della cae rientra esattamente in queste logiche. e questo è quello che le persone in questo momento stanno difendendo alla cae. io mi sono presentata al cancello e mi hanno aperto e sono stata benvenuta. i miei bambini hanno giocato con tutti, e ci hanno fatto sentire benvoluti e ben accolti. un posto davvero molto piacevole dove trascorrere una serata conviviale.
Marina, non voglio assolutamente dare il via a un dibattito però il tuo commento credo meriti una risposta.
Se la natura della ex CAE e neo CAE2.0 sono diverse, questo, se fosse vero, sarebbe un bene per tutte/i e per tutto. Scoprire la vocazione all’apertura al territorio, ai singoli individui e alle realtà associative che vi si muovono è una cosa finalmente positiva. Ma qui non si è trattato e non si tratta di un’attitudine all’accoglienza facile da allestire, il nodo che non si vuole o magari non si è capaci di sciogliere è un nodo politico, alla radice dell’esperienza precedente e, mi temo, nella trama di questa ultima rifondata.
Un’esperienza dalle grandi potenzialità è andata bruciata, non si è aperta una discussione su questo, i responsabili hanno occupato il ruolo di vittime innocenti e ora si sta allestendo una nuova liturgia del lamento con la speranza di non perdere contatto con le organizzazioni politiche che saranno impegnate nella prossima ventura campagna elettorale. E tutto questo mentre in tutto il paese va crescendo un’onda anomala di rifiuto proprio di quel modo di fare politica.
Io non so come andrà a finire, magari qualcuno dei piccoli dirigenti del Consorzio troverà lavoro in qualche istituzione (tutti teniamo famiglia), e un paio di associazioni riusciranno ad essere riammesse dentro la CAE. Però che tristezza vedere andare in fumo tanta intelligenza, tanto entusiasmo, tanta possibilità di dare risposte concrete a persone e gruppi ai quali delle elezioni non gliene può fregare di meno perché le loro competenze e la loro capacità di intercettare i bisogni che emergono da un corpo sociale sempre più martoriato vogliono spenderle immediatamente, e ogni momento che passa comprendono di essere irrimediabilmente soli ed estranei a giochini speculativi superati e di bassa lega.
Marina, io sono vecchio e non ho più energie da spendere in avventure azzardate. Queste parole non voglio che tu le prenda come un’invettiva ne come un atto di presunzione. Solo vorrei che tu immaginassi che ci sono persone che, poche o molte non fa ora la differenza, la vicenda della Città dell’Altra Economia la vedono così. Puoi non tenerne conto affatto, oppure farci un pensierino mentre i tuoi bambini giocano nello spazio loro dedicato e tu ti trovi impegnata a discutere sull’organizzazione della prossima iniziativa … magari con l’appoggio di PD e SEL e con il sostegno della CGIL di Roma.
Buona Fortuna!!!
Che si discuta di uno spazio pubblico come la Città dell’altra economia (Cae) ci sembra buona cosa. Comune-info è nato anche per questo. Proviamo ad aggiungere con umiltà qualche breve considerazione.
A Roma sono in molti a conoscere il lavoro di Agricoltura nuova, davvero una delle esperienze di economia solidale e di agricoltura contadina più importanti a livello non solo romano. Il loro contributo alla Cae potrebbe essere rilevante. Proprio per questo, Maurizio, a molti sorprende, conoscendo la loro storia, le loro origini con l’occupazione di terre abbandonate, che sia oggi in compagnia di organizzazioni di destra.
Di certo, come redazione di Comune-info abbiamo partecipato a diversi incontri pubblici nei quali alcuni rappresentanti delle organizzazioni che hanno fatto parte del consorzio Città dell’altra economia hanno avviato un’autocritica importante, magari da completare. Ma ci sembra utile segnalare anche una trasformazione che non tutti probabilmente hanno notato: quando Aiab, in conflitto con tutte le organizzazioni del consorzio, lo ha abbandonato preferendo allearsi con la destra è nato il consorzio Cae 2.0 al quale si sono avvicinati poco a poco altri soggetti sociali. Non solo: l’attuale mobilitazione ha visto un ulteriore cambiamento; altre persone e altre organizzazioni si sono in diverso modo affiancati a questo persorso non facile, unite dalla voglia di difendere la Cae dagli appetiti delle destre e interessati ai temi dell’altra economia. E hanno deciso di farlo in agosto (un mese che in realtà, Silvia, negli anni passati ha visto la Cae sempre chiusa) mostrando un atteggiamento aperto e accogliente, con un livello di autonomia enorme dai partiti (anzi per qualcuno è questo il motivo di tanti problemi). Per Roma tutto questo ci sembra una buona notizia.
Gentile Redazione, Maurizio, Marina
Due considerazioni e un invito.
La prima considerazione riguarda “la destra”.
Quando si è parlato di inciucio del nuovo consorzio ho pensato subito a chissà quale patto con il diavolo… da quel che ho capito però è successo che la famigerata Cooperativa Sociale Integra era già nella CAE a gestire alcuni servizi da qualche anno.
Adesso, mi chiedo, al dì là delle parti politiche, perchè se l’AIAB ha voluto includere una parte funzionante della vecchia gestione (Integra) nel nuovo progetto gridate all’ingiustizia? Non è proprio ciò di cui la accusate non aver fatto con voi?
A partire dalla mia esperienza, citata qualche post più su, ipotizzo che l’AIAB abbia solo fatto la considerazione che dai vostri progetti, in concreto, non è uscito molto, da integra invece sono usciti tutti quei servizi che hanno permesso, a me, e anche agli occupanti di oggi, di vivere la CAE. (non sempre di trovare la carta igienica nei bagni, ma va beh…)
Anche la seconda considerazione riguarda la destra. O meglio, la paura di una certa parte della sinistra (stupida, questa, come tutte le altre paure figlie dell’istinto e non della ragione) O ancora meglio, gli appetiti della destra.
Mi chiedo, invece di esser tanto paurosi, gridiamo vittoria!
Se COOPERATIVE di destra gestissero SPAZI COMUNI nell’INTERESSE PUBBLICO, con gente IN REGOLA, portando avanti ATTIVITA’ NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE operando una politica di INCLUSIONE LAVORATIVA di disabilie persone marginali … beh, finalmente! Come persona di sinistra direi che se non proprio vittoria, saremmo sulla buona strada!
Il terzo punto, un invito.
La questione mi sta appassionando, non sono potuta aldare al mare quest’anno e confesso di seguire questa faccenda con il gusto un po’ morboso del gossip. A quel che sembra, ci sono veramente pochi canali per andare a caccia di informazioni su questo fatto e quindi voglio condividere con gli altri lettori un importante sviluppo:
potete trovare l’altra campana, quello che dice il nuovo consorzio di gestione, qui:
http://www.cittadellaltraeconomia.org
(un po’ incasinato però, perchè in pratica han messo solo un documento nuovo)
e qui
http://www.facebook.com/cittadellaltraeconomia
dove vedo che le cose si muovono un po’ di più.
A presto
Ciao Silvia,
io sono Maurizio e ho ricevuto una mail dalla redazione di comune.info che diceva così:
Caro Maurizio,
ti stai probabilmente
sbagliando: i tuoi interventi sono il commento di un
articolo, quello
di Antonio Castronovi, non dell’appello che, come
scritto, raccoglie
solo le adesioni. Per altro, come vedrai, c’è anche una
nostra
interlocuzione al tuo e agli interventi.
http://comune-info.
net/2012/08/cosa-centra-laltra-economia-con-la-destra-neofascista/
A
presto e continua a seguirci
La redazione di Comune-info
Io a questa mail ho risposto così:
Io sono una persona ‘anziana’ e non ho dimestichezza immediata con la comunicazione elettronica però ho la sensazione (sicuramente sbagliata) che per le comunicazioni positive (adesioni a sono il numero 9) si utilizzi un canale mentre le voci critiche subiscano una specie di ghettizzazione. Ripeto io non sono un tecnico, ma mi piacerebbe vederle insieme e che si possano confrontare tutte tra di loro magari senza un controllo di mediazione invasiva da parte di un ‘grande fratellone’. Se poi accanto alla firma “La Redazione” comparisse anche un nome di persona potremmo godere della sensazione di avere a che fare con persone in carne e ossa, il che, a proposito di decrescite, non guasterebbe.
Ri buona fortuna. Maurizio
«Gentile» Maurizio (non guasterebbe aggiungere il cognome, potremmo godere della sensazione di avere a che fare con persone in carne e ossa), sono Gianluca Carmosino, i nomi delle altre persone che hanno messo su questa piccola esperienza di informazione indipendente, dedicata ai temi sociali e all’economia solidale, sono facilmente leggibili nello spazio «Chi siamo».
Come gruppo non crediamo esista un’informazione neutra e «obiettiva», caso mai un’informazione aperta e trasparente, con qualche idea dal punto di vista editoriale e politico: in modo piuttosto chiaro e convinto come redazione abbiamo scelto di sostenere la mobilitazione che non vuole regalare la Città dell’altra economia alle destre, consentimi il gioco di parole, abbiamo scelto di essere partigiani, cioè di essere di parte. Del resto, il vero obiettivo della mobilitazione non è evitare che Aiab sia presente con il suo supermercato bio nella Cae, ma contrastare i diversi tentativi delle destre di gestire un bel pezzo dell’ex mattatoio (non c’è solo la cooperativa Intregra, ci sono purtroppo anche altre associazioni di destra che hanno firmato lettere per il progetto presentato da Aiab, ci sono i tentativi di occupazione dell’ex Vitellara del mattatoio promossa da un’altra organizzazione della destra e annunci di occupazione della Cae da altri gruppi della destra neofascista, se possibile, ancora più inquietanti, mentre il disegno dell’amministrazione di destra… di smembrare la Cae va avanti) perchè proprio in questo momento siano offerte risposte nuove alla crisi del capitalismo. Per tutti questi motivi il nome di Comune-info è tra i sostenitori del presidio e per questo, quando ci è stato chiesto di ospitare l’appello «Io sono il numero 9» (firmato da molti e con tanto entusiasmo, sono davvero tutte persone non in grado di valutare, pronte a seguire partiti e sindacati o forse il contrario?…), abbiamo offerto il nostro spazio, con la possibilità di raccogliere altre firme. In fondo, un tizio in gamba, qualche anno fa, ha scritto: «Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria».
Fanno un po’ sorridere i rischi di «ghettizzazione» di cui parli: pensa, nei mesi scorsi quando abbiamo pubblicato alcuni articoli sulla Cae, la gran parte dei commenti pubblicati potrebbero essere inclusi in quella che tu definisci «voci critiche», salvo poi scoprire che spesso gli indirizzi IP (la fonte da cui provenivano i messaggi pubblicati) erano gli stessi con nomi (inventati) diversi. Non solo: alcuni giorni fa ho ricevuto una telefonata da Andrea Ferrante di Aiab: ho ascoltato quanto mi ha detto e, anche per il buon rapporto personale che mi lega a lui, gli ho proposto di scrivere il punto di vista di Aiab, che non condivido, per pubblicarlo su Comune-info ma ha rifiutato.
Permettimi due ultime considerazioni.
La prima: se leggi con attenzione i messaggi fatti circolare dal presidio ti accorgerai che ha preso posizioni durissime contro il Pd e Legacoop, che tu immagini inseguiti dal Comitato di sostegno alla Cae.
La seconda: magari mi sbaglio (non ho la seggezza degli anziani) hai accennato ad alcune esperienze poco costruttive con il vecchio consorzio Cae (in cui una parte almeno ha cominciato un’importante autocritica, certo da completare perché temi come la partecipazione o il «territorio» devono essere sempre curati), forse qualche contrastro di troppo con alcune persone, per cui con una certa facilità rigurgiti livori a destra e manca (strillando e accusando, ad esempio, di averti cancellato il tuo punto di vista critico per poi scoprire che ti sei sbagliato, senza però avere un po’ di umiltà e chiedere scusa, anzi sostenendo deliri del tipo «è iniziata la campagna elettorale?», «grande fratello»…, bah). Se fosse così io resto convinto che i conflitti è possibile e giusto sempre gestirli e mai nasconderli o rimuoverli, mettendo in gioco sul serio capacità di ascolto, umiltà, desiderio di partecipazione e voglia di fare un pezzo di strada insieme agli altri, anche ricominciando da zero. Comune-info, che certo non sarà privo di limiti e contraddizioni, ha scelto questa strada: spero che prima o poi anche tu possa condividerla perché in quello che scrivi (lo penso sul serio), anche se a fatica, emerge a volte un patrimonio di idee, valori e pratiche che potrebbero essere utili a chi lavora sui temi sociali e della decrescita.
Nonostante tutto, buona giornata
Gianluca Carmosino, partigiano, piccolo fratello e numero 9
Ebbene Gianluca, a me non va di perdere tempo né di far perdere tempo a chi è tanto impegnato a difendere Roma dalla marea fascista che monta – d’altra parte lo fà già da diversi anni e se stiamo ancora a questo punto allora sì che è preoccupante.
A me è piaciuto intervenire sulla questione CAE perché ritengo che si sia trattato di un’occasione perduta per la città e non solo. Sono rammaricato soprattutto con me stesso perché nelle due o tre occasioni che ho avuto di avvicinarmi a voi ha prevalso il disincanto sulla determinazione di contrastare quella che consideravo e continuo a considerare una deriva elitaria.
Ti confermo senza tanti giri di parole che il nodo politico che continuate a non voler sciogliere è tutto nella domanda: COSA AVETE FATTO PERCHE’ TUTTO QUESTO NON SUCCEDESSE ?
Ma una cosa ho proprio voglia di dirtela perché questo richiamo alla militanza mi spaventa un po’ visto che fa la coppia con una malcelata voglia di schedare gli interlocutori, e ti rispondo con una citazione, di un’altra persona in gamba (magari è la stessa, chissà, tra tutte ‘ste citazioni ci si smarrisce un po’… ):
[…] Un errore molto diffuso consiste nel pensare che ogni strato sociale elabori la sua coscienza e la sua cultura allo stesso modo, con gli stessi metodi, cioè con i metodi degli intellettuali di professione. […]
[…] É illusorio attribuire a tutti questa capacità «acquisita» e non innata. È illusorio pensare che una «idea chiara» opportunamente diffusa si inserisca nelle diverse coscienze con gli stessi effetti «organizzatori» di chiarezza diffusa. È un errore «illuministico». […]
Sento di essere molto d’accordo con queste parole.
E poi io ho sempre combattuto tutti quelli che tentavano di impormi verità assolute.
E il mio coraggio decido io quando e come dimostrarlo e così credo debba essere per ogni singolo sperduto e spaurito essere umano che calpesta questa stessa Terra.
Se mi andrà continuerò a inserire i miei ‘contributi’, se a voi non va di riceverli saprete come regolarvi.
Buona fortuna. MAURIZIO.
Faccio uno sforzo per provare a rendere proficuo questo scambio.
1)Perché non ti firmi con il cognome?
2) Non fare di tutta un’erba un fascio… Quando dici «voi» rischi generalizzazioni, che in quanto tali sono sempre sbagliate, il che non aiuta la comunicazione e la partecipazione, rischi cioè una deriva elitaria: il mio contributo alla Cae, ad esempio, finora è stato ridicolo (ma anche altri/e non solo della redazione di Comune-info ma anche del gruppo che sostiene la mobilitazione), il massimo che ho fatto, e solo da un anno e mezzo a questa parte, è stato dare una mano come volontario a tenere aperta una volta a settimana la piccola libreria e il book crossing. Dunque, quando dici «voi», forse per riferirti a coloro che nella Cae sono da più tempo e con più responsabilità (tra i quali ci sono ovviamente anche le persone di organizzazioni che ora hanno abbandonato il consorzio, cioè Aiab) dovrestri fare molta attenzione. È una questione di complessità e di rispetto.
3) Personalmente, per quel poco che ho avuto occasione, non ho trovato nella Cae rischi di derive elitarie, semmai qualche approccio di troppo come impresa: quando penso alle sfide e alle provocazioni dei temi della decrescita e dell’economia solidale (che non sono certo scienze esatte, programmi politici definiti, principi complessi) penso a come è possibile sperimentare relazioni sociali (e quindi anche interpersonali) non capitaliste, per quanto non «pure». E penso alla convivialità raccontata da Illich. Tutto questo, dal mio punto di vista, non sempre è stato presente nella storia della Cae. Ma nonostante questo perché non provare (o riprovare) a lavorare insieme con le persone e le organizzazioni sociali comunque interessate a questi temi?
4) Per quello che conta, la tua citazione è molto interessante e sento anche io di essere d’accordo con quelle parole.
5) Infine, per te l’antifascismo non sarà una priorità (ma se guardi a quanto accade con le destre radicali nella vicina Grecia piuttosto che in alcuni paesi dell’Europa dell’est, ma anche ai grillini che strizzano l’occhio a Forza nuova, alle iniziative di Casapound, per non parlare del curriculum del sindaco di Roma, ammetterai che qualche preoccupazione è legittima), ma perché scrivi commenti con uno spunto gradevole (il «mattarello di una cucina povera», «il faccione rubizzo di un vorace Aldo Fabrizi»…) ma solo per il gusto di insultare gli altri, cioè Daniela Degan e quelli/e del Laboratorio itinerante della decrescita, che hanno promosso una bella serata al presidio della Cae (nella quale scommetto ti saresti trovato bene), intitolandola «Fettuccine antifasciste»?
Buona fortuna anche a te.
Gianluca
“non crediamo esista un’informazione neutra e «obiettiva»”
concordo, come chiunque abbia un minimo di esperienza di giornalismo, dal post-strutturalismo in poi.
“ma un’informazione aperta e trasparente”
che però voi non fate, perchè se è vero che avere un’opinione è inprescindibile, riportare i fatti come sono dovrebbe essere vostro dovere.
Ad esempio, la Cooperativa Sociale Integra in realtà era nella CAE da un bel po’ di tempo. Non so, ma a questo punto mi chiedo se questa cooperativa non si fosse insediata addirittura prima di altre realtà abusive che stanno occupando …