Ventinove miliardi di euro se ne vanno a irrobustire lo sviluppo del gas. Il Parlamento Europeo boccia la proposta di veto all’energia fossile e getta ancora una volta alle ortiche la possibilità di fare del suo territorio la prima fetta di mondo a emissioni zero di Co2 entro il 2050

Il Parlamento Europeo sostiene senza se e senza ma lo sviluppo del gas. È quanto si desume dal voto della scorsa settimana sulla proposta di veto avanzata da Verdi e Sinistra unita contro i progetti di interesse comune del programma Connecting Europe Facility (CEF) contenente 151 infrastrutture, tra cui 32 progetti relativi al gas che contraddicono in maniera inequivocabile l’impegno del Green New Deal di promuovere “un settore energetico europeo basato su fonti rinnovabili, corredato da una rapida eliminazione del carbone e del gas di natura fossile”.
Un impegno ambizioso, teso a rendere l’Unione europea la prima fetta di mondo a emissioni zero di Co2 entro il 2050. Gli eurodeputati hanno respinto il veto con 394 voti contro 241. Val la pena ricordare che l’inclusione nella lista costituisce requisito necessario per accedere a finanziamenti europei del programma CEF, erogati dalla Commissione europea e dalla Banca europea degli investimenti. Tra le 32 opere figurano il contestato gasdotto Tap, il gasdotto EastMed Cipro-Salento, il gasdotto Malta-Gela e altri gasdotti e elettrodotti nel nord Italia.

Ma anche nuovi rigassificatori nel Mediterraneo, come il Croatia LNG sull’isola di Krk/Veglia nell’alto Adriatico (di cui abbiamo parlato qui – e qui).
Le nozze con il gas costeranno la “modica” cifra di 29 miliardi di euro, una montagna di quattrini sottratti a progetti più virtuosi e soprattutto “verdi”.
Intanto l’Ombudsman europeo ha aperto un’indagine su come la Commissione europea garantisce che la sostenibilità e l’impatto climatico dei progetti di infrastrutture energetiche siano valutati prima di essere inclusi nella lista dei “progetti di interesse comune” (PCI). L’indagine si basa su una denuncia che sostiene che i progetti relativi al gas non vengono valutati a sufficienza prima di essere inclusi nell’elenco.
L’Ombudsman ha scritto alla Commissione per chiedere ulteriori informazioni su come ha effettuato tali valutazioni in relazione ai progetti di gas e petrolio che sono stati designati come PCI.
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