Bottega del mondo? Non solo. Capo Horn è un crocevia di consumo critico e decrescita ad Acilia (Madonnnetta), periferia sud di Roma. Uno spazio sociale che ha il suo gruppo d’acquisto solidale, propone prodotti biologici ed ecologici, bomboniere solidali, ma anche qualche buona idea a proposito di maternità e infanzia ecologica. Abbiamo incontrato Matteo che, insieme a Mariangela, è promotore e tuttofare della bottega. Gli altri due soci sono Irene e Alessandro. Comiciamo con Capo Horn un viaggio in più puntate tra le diverse botteghe di Roma e del Lazio, per capire come questo pezzo di economia ribelle si sta trasformando.
Cominciamo col raccontare qualcosa di una vostra giornata tipo: cosa accade esattamente in un posto come questo?
La nostra settimana è scandita da diversi compiti: il lunedì pomeriggio si preparano e concludono gli ordini ad esempio, il martedì mattina lo dedichiamo generalmente alla pulizia e alla sistemazione degli scaffali, frutta e verdura del nostro orto inclusa. Sempre il martedì pensiamo alla consegne delle cialde con il caffè equo per le macchinette per l’espresso, mentre il mercoledì è il primo giorno dei «cassettoni» del Gas e va dunque preparata l’area dedicata allo smistamento. Prima delle consegne del pomeriggio, sistemiamo le sempre numerose incombenze amministrative. Giovedì si preparano e inviano i nuovi ordini per il Gas, si pulisce e si lavora al sito internet e agli eventi. Il venerdì ancora consegne delle cialde del caffè e secondo giorno di consegna del cassettone. Il sabato, finite le consegne della mattina, prepariamo l’area degli incontri e dei corsi. E la domenica… spesso ci muoviamo per seguire incontri a banchetti, come quelli della Città dell’altra economia.
Come vivete il rapporto tra la sostenibilità economica e la dimensione politico-sociale della vostra esperienza?
Poniamo grande attenzione nel valutare le attività, i prodotti e il loro senso economico. Il nostro impegno è rendere fruibili le tante opportunità che l’altra economia oggi mette a disposizione. Ogni grande rivoluzione di costumi e ogni cambiamento della società moderna sono stati anche il frutto di grandi rivoluzioni economiche, come l’automobile nell’era industriale o l’informatica in tempi più moderni. Ovviamente questo comporta vantaggi economici sia per chi offre i servizi, si per chi ne usufruisce. Se non è anche economico il cambiamento non è reale.
Cosa significa per voi la relazione con il territorio?
Ci sono diversi aspetti legati alla territorialità, anche perché ci muoviamo in una zona che conosciamo bene. Il nostro è un territorio, Acilia-Madonnetta, è un territorio giovane e quindi piuttosto disgregato. Per noi è importante mettere in relazione persone e iniziative che spesso restano isolate per mancanza di luoghi di aggregazione. Per questo il nostro ruolo è spesso di connettore e bacheca. Ci capita sia di ospitare o promuovere iniziative del comitato di quartiere oppure di associazioni come Zolle Urbane, che si occupa di agricivismo, partecipiamo agli eventi cui siamo invitati dalla comunità vegan, o diamo la possibilità del conto vendita per le iniziative di autofinanziamento di Emergency o degli scuot o della raccolta sangue della croce rossa locale, oppure collaboriamo con realtà dedicate al riciclo e riuso, al baratto, agli orti sociali.
Quali progetti portate avanti nella bottega?
Molti dei progetti che promuoviamo sono legati al territorio. Gestiamo da due anni un orto didattico per il centro diurno di igiene mentale di Ostia, siamo un “Baby Pit Stop” del “La Leche League”, associazione di promozione dell’allattamento al seno e grazie a questa iniziativa è nato il gruppo delle mamme del giovedì che permette loro di conoscersi e stare assieme per confrontarsi e sostenersi. Stiamo lavorando a una guida del territorio che possa far conoscere tutte le realtà locali significative. Inoltre organizziamo incontri con i produttori, corsi per l’ auto-produzione del pane e di altri prodotti, o incontri divulgativi, come quelli con la Mag, quelli sul giornalismo a fumetti… Molte delle nostre attività economiche sono strutturate in progetti, come EquoCaffè per diffondere un modo equo e sostenibile di consumare cialde da espresso, o la Mamma ecologica per sottrarre la prima infanzia dalla violenza e dal distacco del consumismo, attraverso ad esempio le fasce per il portare bambino, i pannolini lavabili e le pratiche per l’auto-svezzamento…
Che cosa pensate del commercio equo romano? E in Italia come stanno messe le cose?
Credo che siamo in una fase di riposo, che spero duri poco, dopo le fatiche della Bottega nella Città dell’altra economia e della crisi di partecipazione che più in generale si è innescata. Mentre per alcuni aspetti credo che oggi il commercio equo e solidale sia più attuale che mai. In passato era soprattutto un gesto di generosità, oggi è un atto di tutela anche dei nostri diritti. Se è vero che ormai il sistema di diritti europeo è entrato in crisi a causa della concorrenza di sistemi di produzione a bassa dignità umana, promuovere il commercio equo significa combattere anche per i propri diritti. Purtroppo però il movimento è entrato in una fase di recessione sopratutto come motore di cambiamento politico e sociale. L’atteggiamento auto-referenziale e monopolizzatore che ha prevalso ha sterilizzato l’entusiasmo e la partecipazione. Inoltre il sistema di regole e direzione politica che si è tentato di prendere con la costituzione dell’Agices, l’Assemblea Generale Italiana Commercio Equo e Solidale, ha sostanzialmente fallito non arrivando all’agognata legge nazionale. E di questo percorso possiamo notare la miopia quando ci accorgiamo che il sistema Agices scoraggia l’integrazione con le altre forme di economia solidale. Infatti se un’organizzazione vuole il riconoscimento Agices deve limitare le proprie attività nel commercio equo. In questo la legge Regionale del Lazio sull’altra economia è molto più lungimirante e inclusiva. Credo che nei prossimi due anni ci saranno grandi cambiamenti e che la tanto sbandierata rigidità sarà messa da parte, purtroppo credo che ciò avverrà senza cambiare l’atteggiamento altezzoso che caratterizza parte del movimento.
Che relazioni avete con le altre economie nella città?
Abbiamo molti scambi e confronti su aspetti commerciali, relazionali e politici. Non passa giorno che non passi qualche informazione su iniziative o prodotti di realtà romane sui nostri pc o telefoni. Resta invece più difficoltoso costruire veri e propri progetti e relazioni economiche. Molte realtà note sono anche nostri fornitori o clienti, ma difficilmente si riesce a mettere insieme progetti complessi. Sarebbe interessante se l’altra economia si organizzasse in una sorta di piattaforma dalla quale i vari soggetti possono condividere i progetti e fornire loro stessi servizi al territorio o ai propri associati.
Per saperne di più di Capo Horn: tel. e fax 06 52358928, http://lequoblogroma.blogspot.it
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