Ha suscitato molte attenzioni l’articolo Vie di fuga in cui si ragiona di come Amazon, Google, Facebook/Whatsapp/Instagram, Apple, Samsung, Microsoft assemblino i dati della nostra vita di ogni giorno per i loro profitti. L’articolo si conclude con una domanda e con un invito a mettere in comune alcune risposte: come possiamo difenderci? Separazione dei dati, modem via cavo, cellulari e navigatori con doppia Sim…: qui i primi suggerimenti (qua invece l’articolo originale completo)
Tratta da unsplash.com
Non possiamo evadere, ma possiamo eludere. Nel caso mio, parto dal fatto che idealmente, il flusso informatico è unico. Ti dominano totalmente quando sanno tutto insieme. Per cui la prima e ultima cosa è tenere separati i dati.
Si tratta di estendere il principio di buon senso per cui non raccontiamo i nostri fattacci personali su media che possono arrivare ovunque e restano indelebili. Ora, su Facebook ti chiedono il numero di telefono e la foto, e se possibile tutto il resto, ed è fondamentale, perché vogliono ricostruire tutta la tua personalità insieme (per commentare sul blog kelebeklerblog.com, ad esempio, basta invece scrivere un indirizzo email plausibile – anche va benissimo, non controlleremo mai – e inventarsi uno pseudonimo: se poi diventeremo amici, lo diventeremo fuori dai commenti al blog, nella vita reale).
Separare i dati, compartimentalizzare, riguarda anche gli strumenti che si usano.
Molto dipende dal lavoro che facciamo: se facessi il portapizze, probabilmente dovrei essere reperibili in ogni istante e ovunque. Facendo il traduttore che lavora con varie agenzie e ditte, mi posso permettere di compartimentalizzare la mia vita informatica così:
- Un computer fisso. Grosso, con molta memoria, attaccato con un cavo al modem. Sarà pure geolocalizzabile, ma si trova nello stesso posto da dieci anni.
- Una macchina fotografica. Compatta, la porto spesso alla cintura, tengo spento il Gps (che purtroppo c’è). Poi scarico le foto nel computer, che resta quindi il punto debole.
- Un telefono cellulare all’antica. Con cui posso mandare Ssm e telefonare. Credo che sia facilmente geolocalizzabile (ci sarà la lista di tutte le antenne che aggancia), ma di me racconta il meno possibile. Voglio che chi porta in giro le mie telefonate e i miei messaggi sia il più stupido possibile: non deve essere quindi smart.
- Un navigatore, per quando viaggio. Che dice dove sono. Forse dice anche chi sono alla ditta (ovviamente cinese) che mi ha venduto il navigatore. Ma non credo che per rompere le scatole a casi isolati come il mio, la ditta cinese si metta d’accordo con Google per dire dove sono.
Con questi quattro dispositivi mi sono trovato finora perfettamente a mio agio, posso lavorare, viaggiare, commerciare, corrispondere, condividere. E soprattutto staccarmi quando sono fuori casa.
Ovviamente, avrei potuto gestire molto meglio ciascuno di questi dispositivi. Ad esempio, qualunque esperto di sicurezza ti dirà che è meglio usare un modem che funzioni esclusivamente via cavo, senza permettere un accesso via wifi, e avrei dovuto controllare meglio al momento di fare il contratto; ma poi si scopre che anche i modem via cavo hanno i loro rischi…
Oppure, quando ho preso il cellulare, avrei dovuto prenderlo con la doppia Sim, in modo da avere un numero di telefono (a ricarica mensile) per la mia vita normale, e un secondo (a consumo) per fare registrazioni a siti e simili.
Il navigatore potevo anche farlo comprare da un amico: l’ho fatto adesso per una mia amica, e quindi la ditta cinese – nell’improbabile caso che gli interessi cosa faccio – potrà trovare un Miguel Martinez che si aggira contemporaneamente dalle parti di Venezia e di Napoli.
Nella prossima puntata, vi dico qualcosa su come utilizzo il computer – browser, email, “social”, password e così via.
* Miguel Martínez è nato a Città del Messico, è cresciuto in giro per l’Europa e soprattutto in Italia, ed è laureato in lingue orientali (arabo e persiano). Di mestiere fa traduttore e trascorre molto tempo in un giardino comunitario di Firenze. Questo il suo mai banale blog.
ma il navigatore a che ti serve?
la macchina fotografica al limite
“ma il navigatore a che ti serve?”
Credo che sia uno degli usi fondamentali dello smartòfono, almeno a giudicare da Firenze dove vedi i turisti sempre chini sui loro dispositivi 🙂
Vuol dire essere in ogni istante sorvegliati, anche in termini di quanto ci può interessare un luogo.
Non ho nulla da nascondere anche per che, prudentemente non utilizzo la rete per motivi commerciali, le mie comunicazioni o i miei racconti non presentano cognomi così che, alcuno può reclamare contro di me… non credo di avere bisogno d’altro !