
Sabato 16 novembre, all’Università “La Sapienza” di Roma, è successo un fatto importante: 500 persone da tutta Italia si sono ritrovate per creare un fronte di opposizione largo e plurale contro il DDL “sicurezza”, attualmente in discussione in senato. Quasi quattro ore di discussione, in un’assemblea nazionale che, con questi numeri e con questa composizione eterogenea, non si veda da tempo: sindacati, movimenti studenteschi ed ambientalisti, realtà territoriali, associazioni.
Lo sappiamo bene come sono trent’anni che, in questo Paese, assistiamo ad un arretramento dello “stato sociale” e a un avanzamento dello “stato penale”. Sappiamo anche bene che – solo stando alla storia recente – nel 2017 (con i decreti su “immigrazione-sicurezza” di Minniti) e nel 2018-2019 (con quelli di Salvini) non siamo riusciti a creare una mobilitazione all’altezza dell’attacco che stavamo subendo. Non a caso, il Governo Meloni si è trovato già la strada spianata e ha potuto adottare un provvedimento che, oggi, comporta un cambio di paradigma nel rapporto tra Stato e società civile: la repressione diviene una forma ordinaria di Governo; pur di salvaguardare un “ordine sociale predefinito” si sacrificano libertà e diritti fondamentali. Il tutto all’interno di una più ampia strategia autoritaria di questo Esecutivo che ha il chiaro obiettivo di deformare il sistema democratico, come dimostrano la riforma del Premierato, la legge sull’autonomia differenziata, i continui attacchi all’autonomia e all’indipendenza del potere giudiziario, che si vorrebbe rendere “servile” e “collaborativo” rispetto alle scelte classiste e razziste del Governo.
Dinanzi a tutto questo, la gigantesca assemblea di sabato apre un prezioso spazio di possibilità. La possibilità prima di tutto di una convergenza tra mondi diversi che riconoscono la necessità di non lasciarsi intimidire da questo provvedimento liberticida. Continueremo a scendere nelle strade anche rischiando due anni di reclusione per un blocco stradale. Continueremo a stare al fianco delle famiglie sfrattate e a organizzare picchetti anti-sfratto come ogni giorno facciamo con Nonna Roma, anche se questo può comporta fino a sette anni di reclusione. Continueremo a dare la nostra solidarietà alle persone detenute nelle carceri e nei CPR che ora rischiano pene elevatissime per il semplice fatto di aver messo in campo degli atti di “resistenza passiva” con il fine di denunciare le condizioni indegne di detenzione. Continueremo a lottare contro quei provvedimenti xenofobi e classisti che vorrebbero portare le donne incinte negli istituti penitenziari; criminalizzare l’accattonaggio; impedire ai migranti irregolari di comprare una scheda telefonica; rendere ancor più difficili i soccorsi in mare per le ONG.
Creeremo una resistenza democratica diffusa.
E lo faremo a partire dalla mobilitazione di NUDM (Non una di meno) di questo sabato; dallo Sciopero generale del 29 novembre; da una grande manifestazione nazionale con il DDL “sicurezza” del 14 dicembre.
Se questo Governo ha così tanta paura del dissenso da criminalizzare ogni forma di disobbedienza civile ovunque venga praticata, il nostro compito deve essere proprio quello di moltiplicare le pratiche di resistenza. E di dimostrare non solo che non ci faremo intimidire ma che saremo anche in grado di cambiare le miserie di questo presente.
Condivido tutto quello che avete deliberato
Ottimo lavoro
La speranza è una scelta