Dopo la sperimentazione voluta dall’allora ministro Salvini, il governo ha dato il via libera all’uso della pistola elettrica taser. Un’arma pericolosa e potenzialmente mortale – ricorda Antigone – che nella pratica sostituirà il manganello. Disarmiamoli

Riteniamo un grave errore quello del governo che, nel consiglio dei Ministri del 17 gennaio, ha dato il via libera alla dotazione stabile per tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine della pistola elettrica taser, un’arma pericolosa e potenzialmente mortale, come ci dimostra la realtà dei paesi in cui è in uso.
La sperimentazione del taser era partita nel settembre del 2018 in dodici città su iniziativa dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Secondo un’indagine della Reuters il taser ha provocato oltre mille morti nei soli Stati Uniti. La stessa azienda statunitense che la produce – la Taser International Incorporation, da cui deriva il nome dell’arma – chiamata in causa sulla potenziale pericolosità, ha dichiarato che esisterebbe un rischio di mortalità pari allo 0,25 per cento. Ciò significa che se il taser venisse usato su quattrocento persone una di queste potrebbe morire.
Nonostante il rispetto delle necessarie cautele per la salute e l’incolumità pubblica e il principio di precauzione a cui gli agenti saranno richiamati, la pericolosità di quest’arma non viene meno, soprattutto perché non è possibile sapere o stabilire se la persona cui si sta per sparare soffra o meno di cardiopatia o epilessia, due delle patologie per cui la pistola elettrica potrebbe risultare mortale. Anche alcuni organismi internazionali, tra cui la Corte Europea dei Diritti Dell’uomo ed il Comitato delle Nazioni unite per la prevenzione della tortura si sono espressi relativamente alle pericolosità di quest’arma e il rischio di abusi che l’utilizzo può comportare.
Prima della pronuncia del 17 gennaio del Consiglio dei Ministri era stato lo stesso ex ministro Matteo Salvini – attraverso il primo decreto sicurezza – ad allargare la platea dei possibili utilizzatori di quest’arma, dando ai comuni con più di 100.000 abitanti la facoltà di dotarne gli agenti di polizia locale. Proprio per rispondere a questa proposta Antigone aveva lanciato una campagna rivolta agli amministratori locali ai quali si chiedeva, attraverso l’approvazione di un ordine del giorno, di non dare seguito a questa possibilità. Un invito a cui hanno risposto i comuni di Palermo, Torino, Milano e Bergamo.
Quello che auspichiamo e chiediamo al governo è che torni sui suoi passi, rinunciando a dotare le forze dell’ordine di quest’arma che, nella pratica quotidiana diventa un sostituto del manganello e non della classica pistola. Inoltre speriamo che questo non sia il preludio per dare seguito alla proposta emersa nei mesi scorsi di dotare anche gli agenti di polizia penitenziaria, impegnati nel lavoro nelle carceri, di questa pericolosa arma. Se ciò accadesse l’opposizione di Antigone sarebbe ferma e decisa.
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Patrizio Gonnella è presidente di Antigone
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