Nel prossimo ottobre andranno al voto 1347 Comuni, pari al 17% del totale. Fra questi, la capitale (Roma), 5 capoluoghi di regione (Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste) e 15 capoluoghi di provincia. In che modo la politica si occuperà di questioni cruciali come il debito degli enti locali e le nuove privatizzazioni?

La scadenza su cui il governo Draghi si era impegnato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza consegnato all’Unione Europea era il 31 luglio e non è stata rispettata, ma sicuramente il mese di settembre vedrà approdare in Parlamento la legge annuale sul mercato e la concorrenza.
Nonostante la pandemia abbia reso più che evidenti le insuperabili contraddizioni di un modello basato sulle politiche liberiste, il governo Draghi – e relativa unità nazionalparlamentare – perseverano nel fanatismo del mercato, della competitività e della concorrenza.
E ne annunciano le magnifiche sorti e progressive, quasi il Paese fosse stato immerso per decenni in un sistema socialista e non esattamente dentro un modello divinatorio del mercato, di cui tutt* abbiamo abbondantemente sperimentato i drammatici risultati, in termini di diritti, salute, giustizia climatica e sociale.
Agli alfieri della concorrenza basterebbe ricordare i dati della penetrazione dei profitti privati nelle gestioni pubbliche, e magari chiedere conto dei risultati conseguiti attraverso il cavallo di battaglia del cosiddetto Partenariato Pubblico-Privato (PPP)
Secondo il rapporto IFEL 2020[1], nel nostro Paese, siamo passati da 330 bandi di PPP e un importo di 1,3 miliardi del 2002 a 3.794 bandi e un importo di 17 miliardi nel 2019. In tale mercato l’81,1% dei bandi è in capo ai Comuni, a cui corrisponde un valore pari al 38,3% degli importi complessivi. Nel periodo considerato, il 73% dei Comuni italiani ha avviato progetti di PPP, cifra che raggiunge quasi il 100% se consideriamo i Comuni con più di 10mila abitanti.
Sono migliorati i servizi grazie alla cosiddetta efficienza del privato? Sembra evidente di no. Ma per i sacerdoti del profitto la soluzione rimane la stessa.
Ed ecco allora i provvedimenti che saranno inseriti nel nuovo dispositivo di legge. Si parte, ovviamente, dai servizi pubblici locali, per i quali, dieci anni dopo il referendum che ne aveva sancito la gestione pubblica e partecipativa, a partire dall’acqua, il governo si appresta a mettere norme che penalizzano, fino a bloccarla, la gestione diretta, oltre a incentivi che favoriscano l’accorpamento e la fusione dentro grandi multiutility collocate in Borsa (da segnalare in questa direzione l’obiettivo della privatizzazione dell’acquedotto pugliese e di tutta la gestione idrica del mezzogiorno).
Per quanto riguarda le reti, via libera ad ulteriore concorrenza nelle concessioni per la generazione di energia idroelettrica, per la distribuzione del gas naturale, per le concessioni autostradali (!!) e liberalizzazione totale delle vendita di energia elettrica.
Poteva mancare la sanità? Certo che no. Ed ecco allora l’inserimento nei contratti sul welfare aziendale stipulati tra imprese e assicurazioni della clausola per queste ultime di non discriminare la sanità privata non convenzionata (sarà la volta buona per i sindacati di smettere di collaborare alla distruzione del servizio sanitario nazionale?).
Una legge che vuole definitivamente chiudere la partita sul ruolo del pubblico, mettendolo a disposizione della penetrazione degli interessi finanziari dentro la società, in una logica predatoria che estrae valore dai beni comuni e scarica le conseguenze sulle collettività.
Nel prossimo ottobre andranno al voto 1347 Comuni, pari al 17% del totale. Fra questi, la capitale (Roma), 5 capoluoghi di regione (Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste) e 15 capoluoghi di provincia. C’è qualcun* di coloro che si candida che ha consapevolezza di tutto questo o anche questa volta dovremo assistere al doppio spettacolo della promessa di ricchi premi e cotillon da una parte e del tristissimo voto “utile” dall’altra?
[1] Fondazione ANCI – IFEL (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale), I Comuni e il Partenariato Pubblico Privato, 2020
Attac Italia e CADTM Italia*
Chi si fa portavoce, a livello politico, della salvaguardia dei beni comuni e dei servizi pubblici? Non esiste una visione che preveda un’altra strada se non quella della salvaguardia degli interessi di pochi a scapito dei cittadini. Dov’è la sinistra? Dove sono i populisti che chiedono al popolo, bue, solo il voto per poi rafforzare un sistema che distrugge ambiente e relazioni, solidarità e giustizia sociale.
Condivido Maria Nichele Says: “Dov’è la sinistra?”
Con una differenza. Se si entra in Comuni, Province, Regioni, Stato, Unione Europea e Mondo, c’è un’infinità di sinistra che ha perso, condividendo aperte violazioni delle Costituzioni democratiche incentrate sulla “sovranità del popolo” (art. 1 Cost.) e, non meno, prendendo ancora la nostra Costituzione e da questa, i principi su: l'”uguaglianza” (art. 3 Cost.), la Pa che poggia su “legalità, imparzialità e buon andamento” (art. 97 Cost.), si scopre che la sinistra non c’è più.
Ma, come scriveva Riccardo Petrella, ma c’è il “dio mercato”. E i suoi epigoni con ricchezze da Principi.
L’ondata di privatizzazioni, su cui scrive Marco Bersani, a ben vedere, è partita nel 1994 – poco dopo il crollo del muro di Berlino 1989 – del secolo scorso con l’accordo, in sede WTO, Organizzazione Mondiale del Commercio, sulla “Progressiva liberalizzazione dei servizi e livello Nazionale, Regionale e Comunale”.
Segretario Comunale, figlio di operaio, ho cominciato subito a combattere le gestioni dei servizi comunali con le Spa. Il passaggio delle Municipalizzate a Spa. Passaggio a enti di diritto privato.
Ero, e sono ancora, visto con sospetto. E altro.
Nei primi anni del 2000 Marco Bersani mi fa conoscere, dentro Attac, Sara Giorlando, dicendomi grossomodo: “Ecco Sara, l’unica che, come te, crede che le Spa sono un errore”.
Nel 2010, Dirigente Ispettore alla Funzione Pubblica, ho denunciato, per conto del Governo, 2 Spa in house. Rimanendo ancora solo.
Come dire, a me pare, che quanto c’è da rivedere dentro le sinistre parte da vicino. E da molto lontano.
Figlio di un Comunista, ho conosciuto le lotte del padre fin dalla infanzia. Dalla fine anni ’40 del secolo scorso. E, come mi hanno poi rivelato le sorelle maggiori, i pianti della madre che veniva avvicinata e spaventata per il marito che poteva perennemente perdere il lavoro di fornaciaio – dirigeva il fuoco dentro le fornaci di mattoni -, da donne di buon senso che raggiungevano la madre dentro la casa dove abitavamo. Erano donne pie e democristiane.
Un saluto
Luigi Meconi
La corruzione percorre traverse di ” sinistra come di destra “.
A conti fatti non esiste un sistema che non presenti falle evidenti o occulte . Essere rappresentanti di impresa espone a rischi che, nel migliore dei casi rimarranno ad appesantire i settori coinvolti in vario modo e misura .
Ma dobbiamo scegliere e, conviene affidarsi a chi è del mestiere, ed offra possibilità e garanzie sufficienti e verificabili dal collettivo .
Non è semplice soddisfare ogni piazza
senza intercorrere in incapacità e demerito .
Ma è possibile riconoscere, se necessario, ogni errore da non ripetere!