“Siamo sì in un’epoca densa di terribili minacce: sanitarie, ambientali, climatiche, belliche… Ed é sufficiente un po’ di onestà intellettuale e di capacità di non farsi sopraffare dal caos mediatico, per sapere che non viviamo sotto la minaccia di una rete anarchica e antagonista… che attenterebbe alla nostra stessa sopravvivenza. Questo pericolosissimo soggetto – in nome del quale si sta condannando a morte Alfredo Cospito – non esiste…”. Appello internazionale del Collectif Malgré Tout (promosso, tra gli altri, da Miguel Benasayag, Teodoro Cohen, Angélique Del Rey, Umberto Galimberti, Roberta Padovano, Daniela Portonero)
Appello internazionale per Alfredo Cospito
Alfredo Cospito, anarchico insurrezionalista, è detenuto da più di dieci anni, di cui sei in regime di alta sicurezza e da aprile dell’anno scorso per lui è stato disposto il regime di carcere duro del 41 bis. È l’isolamento totale.
L’articolo 41 bis dell’ordinamento penale è applicabile per reati gravi di mafia e terrorismo. Citando l’avvocato di Alfredo: “Il 41-bis ha un dettato normativo, un ambito applicativo che contempla l’utilizzo dello speciale, e afflittivo, regime detentivo soltanto per impedire la comunicazione tra soggetti di primo piano con ruoli qualificati in carcere e sodali all’esterno, nell’ambito di una organizzazione piramidale di cui faccia parte il sottoposto, per recidere la possibilità che il detenuto possa continuare a dare ordini ai sottoposti, come appunto accade o potrebbe accadere nel fenomeno gerarchico mafioso”.
Al di là della mostruosità in sé di quel regime detentivo, Alfredo non ha ucciso nessuno. È accusato del ferimento dell’A.D. della Ansaldo Nucleare e dell’esplosione di due pacchi bomba a basso potenziale nelle vicinanze della scuola degli Allievi Carabinieri di Fossano (Cuneo) nel 2006, che non ha provocato feriti né danni alle cose.
Alfredo ha iniziato a ottobre lo sciopero della fame contro il 41 bis. Uno sciopero politico. Alfredo dice che “la vita al 41bis non è vita e che se tale deve essere tanto vale sacrificarla in una lotta contro la barbarie”.
Per Alfredo l’avvocato chiede la revoca del 41 bis.
In queste settimane ci sono state molte manifestazioni di piazza anarchiche e antagoniste e negli ultimi giorni vari appelli di magistrati, avvocati, personalità della cultura e della politica, affinché Alfredo venga tolto dal regime di 41 bis.
Gli appelli sono rivolti al Ministro della Giustizia, al Presidente della Repubblica e al papa.
Mentre scriviamo si è ottenuto di anticipare l’udienza, ma avvocato e medico hanno lanciato l’allarme: é altissimo il rischio che Alfredo muoia prima.
Il governo ha ufficialmente dichiarato l’indisponibilità a modificare lo stato delle cose, sia rispetto al 41 bis sia rispetto alla detenzione nel “carcere duro” di Alfredo, che sta continuando lo sciopero della fame totale.
Quanto sta accadendo ci risulta insopportabile, ci fa male, perché è come assistere a una esecuzione.
Vogliamo fare arrivare ad Alfredo altre voci di calore e solidarietà, contribuire a fermare questa macchina impazzita e a dire che se Alfredo muore in tanti sappiamo che è stato ammazzato e da chi.
Alfredo Cospito, attraverso l’unica possibilità che ha – scegliere come e in nome di cosa morire – sta svelando agli occhi di molti le crepe, le voragini dello stato di diritto, dentro e fuori dal carcere. Il regime detentivo previsto dall’articolo 41 bis e l’ergastolo ostativo previsto dall’articolo 4-bis sono – nero su bianco – tortura e pena di morte (cosiddetta morte bianca).
L’accanimento del governo e degli organi di giustizia nei confronti di Alfredo brilla per ferocia, ottusità e ipocrisia.
Perché ciò che oggi risulta evidente è che siamo sì in un’epoca densa di terribili minacce: sanitarie, ambientali, climatiche, belliche… Ed é sufficiente un po’ di onestà intellettuale e di capacità di non farsi sopraffare dal caos mediatico, per sapere che non viviamo sotto la minaccia di una rete anarchica e antagonista (antifa) italiana o internazionale che attenterebbe alla nostra stessa sopravvivenza. Questo pericolosissimo soggetto – in nome del quale si sta condannando a morte Alfredo Cospito – non esiste.
Le reali minacce per la nostra sopravvivenza esistono e i colpevoli son ben altri.
Le misure eccezionali che travalicano l’emergenza e diventano ordinarie sono proprie dell’intera storia repubblicana.
Oggi assistiamo nuovamente a un’accelerazione e intensificazione dell’uso distorto dello strumentario dello stato di diritto, che rischia di stravolgerlo, contribuendo a trasformare nei fatti ogni atto di dissenso in reato penale.
Negli ultimi giorni si sono moltiplicate le voci e le prese di posizione a sostegno della revoca del 41 bis per Alfredo. Innanzi all’emergere di un un fronte ampio e variegato di solidarietà e di sdegno, la risposta del governo è sguaiatamente muscolare.
L’ipocrisia colpevole e strutturale dello stato si misura anche con il ricorso al pugno di ferro. Per quanto grande possa essere il pericolo da contenere lo stato di diritto non contempla per sua stessa definizione di oltrepassare il rispetto dei diritti umani elementari.
Il susseguirsi e il sovrapporsi negli ultimi anni di proclamazioni di stati d’emergenza (sanitaria, bellica e oggi in forma diversa di pericolo terroristico) sono lo sfondo diretto o indiretto su cui si staglia la brutalità del momento.
Consapevoli della difficoltà, pensiamo che la nostra epoca complessa di sconvolgimenti e incertezze ci ponga la sfida di resistere a ogni forma di riduzionismo e semplificazione e di vigilare sugli strumenti che di volta in volta gli apparati della gestione politica mettono e metteranno in campo per affrontare le minacce (reali o fittizie).
La moltiplicazione di voci ci rincuora e auspichiamo che continuino – caotiche, diverse, a mostrare che il “re è nudo” – e che si producano riflessioni, azioni e legami, che nutrano la nostra voglia e capacità di resistenza.
Affinché non ricali il silenzio su Alfredo, il 41 bis, il carcere ostativo, e affinché non passino sotto silenzio le nuove derive di punizione preventiva e di repressione del dissenso, la traduzione in norma di logiche e pratiche emergenziali.
Mandiamo ad Alfredo il nostro abbraccio caldo e solidale.
Il nostro grazie.
Per il Collectif Malgré Tout
[Miguel Benasayag, Bastien Cany, Teodoro Cohen, Angélique Del Rey, Umberto Galimberti, Eleonora Missana, Mary Nicotra, Roberta Padovano, Daniela Portonero]
È possibile firmare l’appello qui
Marcella Raiola dice
Condivido l’analisi e sottoscrivo l’appello. Il trattamento riservato ad Alfredo è il deterrente inaccettabile che il potere utilizza per zittire ogni voce di dissenso. Siamo di fronte a un uso ideologico della Giustizia.
daniela portonero dice
Ciao Marcella! Stiamo cercando di dare diffusione all’appello. Se puoi, condividi. Un invito esteso a chiunque lo desideri.
Qui il link del Collectif Malgré Tout con il testo tradotto che da oggi inizia a circolare in Francia (nei prossimi giorni in America Ltina)
https://collectifmalgretout.net/
Abbracci
daniela portonero dice
Per unirsi all’appello si può firmare sul sito di Malgré Tout
https://collectifmalgretout.net/
Un militant italien en prison et en danger
Teo dice
https://collectifmalgretout.net/contact/
Qui in particolare la pagina specifica del sito del collettivo dedicata a chi volesse contattarlo, in questo caso per firmare l’appello!
giuseppe dice
I punti essenziali sono due:
1) Il 41 bis come e perché è nato?
Perché c’è ancora? Riguarda solo la criminalità organizzata? Esiste la libertà di scelta sulla vita e sulla morte?
2) Chiunque
può dirsi anarchico? L’anarchia predica e pratica la violenza?
Ascoltando e leggendo
i media di questi giorni sull’affaire Cospito mi preme esprimere solo tre cose: 1) Chi sta al governo legga se non lo avesse fatto (cosa che temo) Cesare Beccaria.
2) Riflettiamo seriamente sull’essenza del vero anarchismo che non può essere assolutamente violento per sua natura intrinseca. Ricordate i tempi dei finti anarchici provocatori fascisti infiltrati come Mario Merlino? Mi pare un déjà vu.
«Gli anarchici li han sempre bastonati», cantava Guccini nel 1976, riassumendo la storia travagliata di un movimento i cui membri sono sempre stati malvisti, perseguitati, fucilati. Se per vittoria si intende l’imporsi definitivo di un obiettivo, perseguendo l’eliminazione di ogni forma di dominio, l’anarchismo ha sempre perso.
Rappresentando una sorta di coscienza critica e intransigente del vivere civile, gli anarchici hanno infastidito il quieto scorrere della storia al punto da meritare la peggior fama, sia essa dovuta a effettive esperienze controverse sia essa dovuta alla diffidenza derivante dall’ignoranza.
Va assolutamente superato il pregiudizio sul legame presunto fra anarchia, violenza e caos. L’anarchia, anzi, nell’espressione di massima coerenza, si lega all’elaborazione filosofica della nonviolenza, in un arricchimento reciproco volto a sradicare non solo il dominio istituito con la violenza, ma anche il dominio che la violenza stessa rappresenta, fosse anche transitoria e funzionale a un fine più alto. Eppure tale pregiudizio permane, a legittimare l’esclusione dell’istanza critica che l’anarchismo anima collocandosi sul margine esterno di ogni realtà istituzionale, spesso scoprendola poggiata sul puro abbandono fideistico.
L’anarchico chiede conto della coerenza tra principi e strumenti con cui essi vengono perseguiti: per questo non può accettare la contraddizione di una convivenza pacifica raggiunta e conservata mediante la coercizione, fuori e dentro lo Stato. Quella anarchica è una ricerca critica e autocritica di coerenza così pervicace da portare a una paradossale diversità di declinazioni di pensiero, prodotti di un dialogo incessante possibile proprio per l’assenza di punti insindacabili da difendere, che non sia quello della liberazione dal dominio e dalla coercizione. L’anarchico non ha un’immagine irenica dell’uomo, ma rappresenta la convivenza pacifica di liberi ed eguali come un intenso lavoro sulla realtà collettiva e individuale. Decenni di riflessione anarchica hanno saputo elaborare proposte concretissime e interessanti senza ricorrere per nulla a forme violente che caratterizzano invece frange di falsa e provocatoria identificazione con il vero pensiero anarchico che guarda caso mette invece sempre il fondamento della sua azione nell’ educazione.”
Sarà un caso che il pensiero
anarchico è stato ed è osteggiato dal fascismo, dal massimalismo comunista, dal
liberalesimo e dal capitalismo?
3) Non è che la destra estrema farà rinascere, per le sue storiche terribili consuetudini di pescare nel torbido, un nuovo periodo di piombo?
Conosciamo le origini mai rinnegate del primo partito di governo: PNF-RSI-MSI-AN-FdI!
È grottesco e puzza tanto di istigazione ad una specie di periodo di piombo lanciare allarmi di terrorismo e attacco per sviare l’attenzione sui veri temi urgenti: le iniquità, le diseguaglianze, gli sfruttamenti, le persecuzioni dei poveri e dei migranti, le privatizzazioni criminali…
Giuseppe Giannini dice
L’invenzione di una minaccia esterna serve al potere per giustificare i suoi provvedimenti.
Individuato il nemico ecco che il potere riesce a legittimarsi verso i sudditi.Tutto diventa funzionale allo scopo.Lo Stato-apparato si blinda.E continua ad operare nel superiore interesse economico, che poi questo comporti diseguaglianze, devastazioni ambientali, guerre od altro poco importa.Ogni voce contraria deve essere silenziata con la forza, a conferma che lor signori agiscono in nome delle barbarie.E, in questo ambito, il carcere è lo strumento simbolo della mancanza di civiltà.
Beniamino Gaudio dice
ho firmato l’appello. per il resto perchè meravigliarsi che i fascisti si comportano da fascisti?
Maria Luisa Masturzo dice
Mi sembra sia un fatto di democrazia negata