Un bar dove ogni giorno incontri studenti di varie nazionalità, anziani, persone comuni in cerca di rapporti umani fuori da logiche frettolose e opportunistiche. Un bar che è anche ciclofficina. Un bar che mette a disposizione gratuitamente uno spazio per rassegne e reading teatrali, mostre fotografiche, chiacchiere letterarie, presentazioni di libri. Un bar nel quale si promuovono passeggiate storiche per il quartiere. Che un luogo di relazioni sociali di questo tipo sia nato a Roma in un quartiere popolare come il Quadraro, che ottanta anni fa divenne teatro di rastrellamenti e deportazioni e che si ostina a coltivare in tanti modi diversi Resistenza e Memoria, non è un caso

Il Quadraro, quartiere popolare nel quadrante sud-est della capitale, noto anche come “nido di vespe”, ottanta anni fa divenne teatro di rastrellamenti e deportazioni quando, all’alba del 17 aprile del ’44, truppe nazifasciste guidate dal comandante Kappler circondarono il territorio, rastrellando e deportando nel campo di lavoro di Fossoli prima, e poi in Germania, oltre 800 uomini e ragazzi tra i quindici e i cinquantacinque anni.
Un quartiere che ha fatto della Resistenza e della Memoria il suo background storico e culturale, abitato da preziose realtà che, nel tempo, hanno restituito un valore, a dir poco difficile da trovare altrove.
Da questo nuovo anno in particolare, al Quadraro è accaduto qualcosa di diverso ed estremamente valido. Grazie all’apertura del Bar Coppi e del suo HubCulturale, quest’ultimo gestito da Andrea Lucania già presidente del vicino Circolo Arci StoneHead e da giovani e giovanissimi che insieme a lui collaborano, una nuova realtà umana sta “attraversando” il territorio.
Due piani di 150 metri quadrati adibiti sia al servizio di ottimi brunch a cura di Lorenzo Leonetti e del suo staff, un angolo dedicato alla ciclofficina dal quale prende il nome il luogo, ma soprattutto uno spazio culturale unico nel suo genere, messo gratuitamente a disposizione degli abitanti quartiere, nel quale realtà diverse tra loro si incontrano scambiandosi saperi. Diritti umani, ascolto e rispetto delle diversità sono i punti cardine che muovono questo progetto di ampio respiro, soprattutto in un momento storico così difficile dove tutto è fragile e incerto.
Gli ampi spazi, il tavolo sociale da venticinque posti, i tavolini interni e i tavolinetti al sole, dove a giorni si raccolgono insieme studenti di varie nazionalità, così come anziani che, curiosi, passano di lì solo per il gusto di due chiacchiere e di un caffè. O, semplicemente, abitanti che sentono l’esigenza di condividere rapporti umani fuori da logiche frettolose e opportunistiche. Persone sole o gruppi di amici che, mentre sorseggiano bevande, si incuriosiscono di un incontro di Welcome-Refugees che in quel momento si sta svolgendo e chiedono per saperne e, con semplicità si uniscono al gruppo per scoprire qualcosa a loro ignoto fino a pochi minuti prima. E poi l’arte, in tutte le sue forme: rassegne e reading teatrali, mostre fotografiche, chiacchiere letterarie di viaggio e umanità, presentazione di libri, passeggiate storiche per il quartiere accompagnate da guida ambientale escursionistica. Ecco, sono la ricchezza umana e la diversità ad abbracciare questo luogo prezioso. A creare movimento, abbattendo confini. Saper costruire. Saper attendere i tempi altrui, con la certezza che insieme si possono realizzare percorsi validi per la collettività. Mancava proprio questo al Quadraro.
Nonostante la storia e la memoria che ammanta il quartiere da anni, tutto sembrava ancora un po’ slegato e sconnesso. Ma il lungo tempo trascorso tra attivismo sociale e impegno civile da parte di Andrea Lucania e delle tante, belle e sensibili persone che insieme collaborano, non sono evidentemente passati invano. Hanno creato humus. E Coppi ha saputo magistralmente ri-prendere questi fili, intrecciarli tra loro, creando comunità.
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