La giunta capitolina ha ideato un fumetto per spiegare il nuovo odioso Regolamento di Polizia urbana, che moltiplica daspo e multe anche per poveri, senzatetto, mendicanti, venditori ambulanti che si ostinano a frequentare il centro-storico. Insomma, c’è da tutelare il “decoro” e contrastare il “degrado”. Il fumetto sarà perfino distribuito nelle scuole

Pensavo fosse uno scherzo e invece no. La giunta capitolina ha proprio deciso di passare la soglia del ridicolo, ideando un fumetto che spieghi il nuovo – paradossale – Regolamento di Polizia Urbana di Roma. Virginia Raggi, nelle inedite vesti di vigilessa, ci guida in un viaggio alla scoperta dei nuovi divieti e delle nuove sanzioni, necessarie per salvare il “cuore” della Capitale.

Ecco allora che, con dovizia di particolare, si evidenzia come sedersi sulle scalinate di un monumento equivale a “daspo urbano” e “multa“. Stessa sorte spetta ai venditori ambulanti, ai “graffitari”, a chi beve in maniera scomposta dalle fontanelle, a chi cammina a torso nudo o ha atteggiamenti indecorosi, a chi canta in piazza, a chi chiede l’elemosina sui mezzi pubblici. Tutto per la tutela del “decoro”, per il contrasto al “degrado”, per il raggiungimento di quel bene giuridico onnivoro che oramai è la “sicurezza urbana”.
Tutto, come in un paradossale teatrino, in un momento storico difficilissimo per Roma, come testimonia quanto sta accedendo nel quartiere di Centocelle.
Ed è davvero stupefacente l’attenzione della Sindaca per queste tematiche, tanto da dedicarci un fumetto che vogliono diffondere nelle scuole. Perché, a quanto pare, a detta della presidente della Commissione Capitolina sulla Scuola, Teresa Zotta: “Seguire queste nuove norme non deve essere un’imposizione ma un atto d’amore verso la propria città, verso gli altri e ovviamente verso se stessi. Nessuno meglio di un bambino può capirlo, nessuno meglio di un bambino può farsi portavoce dell’amore e del rispetto”. Frasi che stonano, perché non c’è amore, non c’è rispetto in quelle norme. Perché queste norme ci parlano, in alcuni casi, della sopraffazione sull’altro, del dover preservare uno sterile dato estetico, al di là delle ferite reali presenti in un tessuto sociale. C’è la volontà di perseguire un disegno che vorrebbe le nostre città ripulite da quegli “elementi inquinanti” rappresentati da poveri, senzatetto, mendicanti, venditori ambulanti; eliminati dalle immacolate zone del centro-storico per essere gettati nelle periferie. C’è una visione della città in cui si neutralizzano i luoghi di aggregazione e di socialità, in cui si perseguono condotte che non costituiscono alcuna violazione di legge ma che sono contrarie alla “pubblica decenza”.
Un sistema valoriale capovolto, un sistema di diritto rovesciato. Perché indecente dovrebbe essere considerato “daspare” un senzatetto e ancora prima accettare che quel povero, prima abbandonato da uno Stato incurante dei suoi doveri, venga poi criminalizzato. Indecente dovrebbe essere considerata una pubblica istituzione che si nasconde dietro alla politiche del “decoro” per non affrontare i gravi problemi che attanagliano la nostra metropoli. Indecente è il fatto che tutto ciò si voglia portare nelle scuole, per educare i più giovani al nuovo linguaggio, alle nuove pratiche e alle nuove condotte che la deriva securitaria ci impone, con tutto ciò che ne consegue in termini di classismo e di posticcio moralismo.
Le persone e le cose vanno sempre distinte. Magari che le lattine vuote, le plastiche gettate ovunque o il commercio selvaggio degli ambulanti siano forme di degrado da evitare, mi sembra così ovvio che è perfino inutile parlarne. Ma che un homeless o un mendicante (*persone) abbandonati da chi dovrebbe sostenerli, possano essere inseriti fra gli elementi di degrado della città, mi sembra mostruoso e offensivo della dignità. Per non parlare del fatto che vengano nominati nel fumetto sul decoro da diffondere nelle scuole. Si rimane senza parole. Soprattutto se pensiamo alle INDECOROSE montagne di spazzatura che invadono centro e periferia. Chissà se anche loro sono incluse nel fumetto scolastico: che ne dici vigilessa Virginia?
Si dovrebbe fare un fumetto per aprire gli occhi ai bambini, che noi adulti non facciamo altro che chiudere, per continuare a fare finta di non vedere tutto quello che ci disturba ma è là. Il senso della comunità è totalmente perso ed è così che cresciamo i nostri piccoli. I nostri piccoli vedono, prendono atto, non fanno più domande. È tutto solo un grande film che si svolge intorno a loro. Chi di noi si sente più protagonista di quel film? Chi di noi guarda negli occhi l’altro che gli siede accanto nel bar, nella metro, dell’autobus, nel supermercato? Chi rivolge più la parola al proprio simile? Monadi vaganti nel nulla…..Amore, si. Ci vorrebbe più amore per la nostra casa. Ma forse lo si può imparare dai bambini, più che insegnare qualcosa che si è perso.
semplicemente vergognoso se non demenziale.
Il fumetto ”bruttino peraltro” offende l’intelligenza dei cittadini di Roma oltre all’innocenza dei bambini che dovranno loro malgrado leggerlo..trasformare la ”regina dell’immondizia e della nullafacenza” in un eroina antidegrado sembra voler essere spirito malsano, in maniera demenziale e di arrogante sfacciataggine…l’unica cosa che rimane è l’eroina…quella che vendono per le strade di Roma come se fossero castagne, con la differenza che vendere castagne è severamente vietato..(il problema dei negozi non sono i venditori ambulanti, bensì amazon e company)….metteteci anche questo nel fumetto…oltre a rivedere la dimensioni delle orecchie della nostra paladina del decoro e del perbene ma non benissimo…