Lisbona è la capitale europea con il più alto tasso di appartamenti turistici per abitante. Il movimento nato per dire basta al turismo di massa, con il suo carico di affitti e prezzi delle case che crescono a dismisura e di quartieri svuotati di relazioni sociali, ha raccolto le firme per un inatteso referendum popolare. Sono pronti a sbarazzarsi di Airbnb

Dopo più di un decennio di turismo di massa, di affitti e prezzi delle case che crescono a dismisura, gli/le abitanti di Lisbona hanno deciso di dire “basta”! Un “basta” che riguarda il modello di sviluppo progettato dopo gli anni bui della Troika, ovvero vendere e svendere il Portogallo al miglior offerente, “facendo cassa” con il mercato immobiliare e turistico. Infatti, molte riviste dagli Stati Uniti osano dichiarare che il Portogallo sia “la California d’Europa”. Un nuovo ciclo di lotte e proteste si è aperto con la grande manifestazione dell’aprile 2023, sulla spinta dei movimenti sociali autonomi come Habita1 e Stop Despejos2, che hanno la loro casa nel centro sociale Sirigaita3 e come riferimento internazionalista lo spazio europeo della European Action Coalition for the right to housign and the city4.
Il movimento per il diritto alla casa ha portato in piazza tantissime persone, tanto che il Portogallo non vedeva una simile mobilitazione proprio dai tempi delle proteste della troika. Assieme al movimento ambientalista contro il cambio climatico, è il soggetto politico più forte attualmente, riconosciuto anche dall’ultima relazione nazionale sulla “sicurezza” che annualmente scrivono i cugini portoghesi della “Digos” italiana.


Come un fiume carsico, fin dall’estate del 2022, alcuni/e militanti covavano l’idea di usare lo strumento del “referendum locale” per dare l’assalto al capitale immobiliare riappropriandosi degli strumenti di “potere popolare” dati dalla Costituzione portoghese, nata in seguito alla Rivoluzione dei Garofani, di cui quest’anno ricorre il cinquantenario. Fino ad oggi, nessun soggetto sociale e politico ha deciso di usare questo strumento in Portogallo. Il movimento, che si propone di sfruttare questo strumento di democrazia partecipativa, non nega posizioni politiche “insorgenti”, volendo strappare le istituzioni alla servitù del grande Capitale immobiliare. Molti si ricordano della Rivoluzione dei Garofani del 25 aprile 1974 solamente come “ritorno alla democrazia”, tuttavia dall’aprile 1974 a novembre 1976, in Portogallo accade un processo rivoluzionario dal basso chiamato “PREC”, ovvero “Processo rivoluzionario in corso” (Proceso Revolucionário em curso), poi normalizzato dagli equilibri diplomatici interni e internazionali, temendo una “nuova Cuba” in Europa. I militanti del referendum locale è a questo processo di potere popolare che si ispirano, ricordando alle istituzioni e ai partiti (di centro-destra e centro-sinistra) l’ipocrisia su cui si fonda l’economia politica di Lisbona. Così scrivono in un comunicato di sabato 13 luglio 2024 e ufficializzato in una conferenza stampa: “Le persone hanno espresso il loro malcontento più volte, hanno protestato in massa, a migliaia sono scese in piazza per esigere il blocco degli sfratti e rivendicare il proprio diritto alla casa e alla città. Da parte loro i governi portoghesi si sono rifiutati di adottare politiche in tal senso, in barba alla popolazione che viene allontanata dalle proprie case e dai propri quartieri per mano di investitori dell’immobiliare e del turismo, sia locali che stranieri”.
Dal 2014, più di 20.000 appartamenti hanno ottenuto dal comune la licenza per l’affitto a breve termine o turistico, contemporaneamente gli affitti e i prezzi delle case sono diventati insostenibili per i lavoratori e le lavoratrici lisboeti. L’uso turistico delle unità abitative ha raggiunto numeri allarmanti: “di fatto Lisbona è oggi la capitale europea con il più alto tasso di appartamenti turistici per abitante” denuncia il movimento per il referendum locale sull’abitazione. Questa situazione sconfessa quotidianamente l’accesso alla casa per la popolazione locale e provoca l’allontanamento forzato dei residenti, lo smantellamento delle relazioni sociali dei quartieri e una evidente sterilizzazione di intere zone della città, private ormai della vita quotidiana dei residenti per fare spazio al consumo turistico.

Per fare fronte a questa drammatica situazione, gli abitanti di Lisbona puntano adesso a vincere un referendum popolare per sbarazzarsi degli appartamenti turistici e di Airbnb. Con il nome Movimento Referendo pela Habitação (Movimento Referendum per l’abitazione/per la casa)5 i cittadini e le cittadine hanno già raccolto le firme necessarie per il referendum. A breve, le firme saranno consegnate all’Assemblea municipale e, salvo imprevisti, fra qualche mese gli abitanti di Lisbona potranno partecipare al primo esercizio di democrazia diretta indetto tramite iniziativa popolare della storia del Paese. Tuttavia, affinché il referendum sia indetto, un tribunale locale deve verificare le firme e il consiglio comunale in mano al governo di minoranza del centro-destra neoliberale deve approvare la consulta referendaria. Il particolare sistema portoghese prevede il veto del consiglio comunale sui referendum locali. La grande notizia è che il movimento ha raccolto 9.000 firme delle 7.500 necessarie, il grande lavoro che sta di fronte è quello di costruire una maggioranza favorevole in consiglio comunale per l’approvazione del referendum, per lo meno convincendo partiti come il Partito Socialista, il Partito Comunista Portoghese e il Blocco di Sinistra. È chiaro che, negare il referendum che porta alla luce 9.000 firme, sarebbe un atto molto grave di chiusura politica delle istituzioni nei confronti della cittadinanza. Vedremo, la partita è aperta e il movimento ha un sostegno popolare molto grande: durante questo mese si festeggia il primo passo della fine della raccolta firme.
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I e le militanti del movimento ci tengono a sottolineare che “in caso di vittoria del referendum da parte dei proponenti, il comune di Lisbona dovrà cancellare tutte le licenze e le case dovranno tornare ad essere usate a fini abitativi”. I quesiti del referendum sono una diretta conseguenza di una decisione del 2022 del Tribunale supremo portoghese, sconosciuta e ignorata, che afferma che i palazzi residenziali servono proprio per farci vivere le persone, e non possono essere usati a fini turistici.
Con entusiasmo, nella conferenza stampa indetta nel quartiere di Alfama – simbolo della turistificazione ed esotizzazione di Lisbona -, si afferma: “la rimozione delle migliaia di unità abitative dal mercato turistico comporterà la riduzione dei costi per la casa in tutta la capitale portoghese, la de-turistificazione dei quartieri e un nuovo inizio per gli/le abitanti di Lisbona. E potrebbe anche significare l’inizio della fine per Airbnb, booking.com e delle altre piattaforme presenti in città”.
Instagram: @referendohabitacaolx / www.referendopelahabitacao.pt
Note
1 https://habita.info/
2 https://stopdespejos.wordpress.com/
3 https://sirigaita.org/
4 https://housingnotprofit.org/
5 www.referendopelahabitacao.pt
Francesco Biagi – ricercatore in Scienze Politiche e Sociali e collaboratore della Facoltà di Architettura di Lisbona – ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura
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