Non possiamo più permetterci di lasciare spazio a una logica produttivistica e dimenticare bambini e bambine. Abbiamo bisogno di prenderci cura di parchi, cortili, giardini scolastici, biblioteche di quartiere, centri sportivi, ludoteche. Abbiamo bisogno di creare nuove alleanze tra famiglie, mondo educativo, insegnanti e società civile. Abbiamo bisogno di mettere a frutto i saperi di straordinarie esperienze come, ad esempio, l’Asilo Bosco Caffarella di Roma e l’Asilo nel bosco di Ostia e quelle delle scuole pubbliche aperte e partecipate. In una lettera inviata a Comune-info, scrive Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio e componente delle commissioni Scuola e Politiche sociali: “Serve un piano per le bambine e i bambini, che parta da ciò che di buono e di innovativo già esiste – come testimoniato gli innumerevoli esempi contenuti nei racconti di Comune-info – che sappia immaginare un mondo nuovo a misura dei più piccoli…”

Cara Comune-info, in queste settimane ho seguito con grande interesse il lavoro che avete portato avanti attorno al tema della quarantena delle bambine e dei bambini (Rompere le distanze). Una serie di articoli, analisi e punti di vista che hanno rappresentato allo stesso tempo uno spunto e un monito: troppo poco si è detto sulla loro particolare situazione di “reclusi forzati”, ancora poco si sta pensando di fare – mi pare – dinanzi alla cosiddetta “Fase 2”.
A ben vedere, dall’inizio del lockdown, è stato chiaro a tutti unicamente quello che i nostri figli più piccoli non avrebbero più potuto o dovuto fare: no alla scuola, no al gioco nei parchi, no alle attività sportive e ricreative. Persino la possibilità della passeggiata sotto casa con un genitore ha suscitato nell’immediato una reazione stizzita da parte di commentatori e media mainstream. D’altra parte so di terrazze condominiali in cui i più piccoli sono stati allontanati a brutto muso perché troppo rumorosi, nel mio stesso condominio i turni per utilizzare il cortile sono durati una manciata di giorni: quel pallone disturbava la quiete delle case in quarantena.
LEGGI ANCHE L’immaginario per cambiare Franco Lorenzoni, Una scuola speciale per tutte/i Francesca Lepori, Manifesto dell’educazione diffusa aa.vv., 25 idee per una scuola diversa Paolo Mottana, Semi di scuola diffusa Gianluca Carmosino
Nulla di strano, per un Paese capace di fare dei bambini solo oggetto di una gran retorica, incapace invece di pensarsi davvero a loro misura.
Non è dunque un caso se le innumerevoli ordinanze e i decreti che si sono susseguiti in queste lunghe settimane semplicemente non li nominavano, e non deve essere un caso se ora che si prepara il vademecum della cosiddetta “ripartenza”, impostato su una logica fortemente produttivistica, di nuovo ai bambini pare non pensare nessuno. D’altra parte, che cosa si produce a due, tre, cinque anni? Niente! Dunque si può aspettare.
Ebbene, questo è un errore che non possiamo permetterci.
Dimenticarci delle bambine e dei bambini significa segnare definitivamente il destino di una generazione che ha visto piombare sulla propria fanciullezza un peso enorme, quale è quello di una pandemia, che ha portato cambiamenti repentini e il crollo immediato di tutte le certezze. Non studiare specifici provvedimenti per loro, esentare le istituzioni e la società a occuparsene, significa tra l’altro consegnare un tema cruciale sulle sole spalle delle famiglie, con prevedibili conseguenze quali, tanto per citarne una, l’aggravio del lavoro di cura già fortemente sbilanciato sulle donne, che finirebbero per pagare ancora una volta il prezzo più alto della crisi.
Serve dunque un piano per le bambine e i bambini, che parta da ciò che di buono e di innovativo già esiste – come testimoniato appunto dagli innumerevoli esempi contenuti nei racconti di Comune-info – ma che sappia anche immaginare un Mondo Nuovo a misura dei più piccoli.
Penso a una grande alleanza tra le famiglie, il mondo educativo, le insegnanti e gli insegnanti, il Terzo Settore, la società civile, il mondo dello sport. Penso agli innumerevoli spazi all’aperto, e quindi sicuri, che possono diventare per le nostre figlie e i nostri figli un’enorme palestra di apprendimento: i parchi, i cortili e i giardini dei nidi, delle scuole e delle biblioteche di quartiere, i centri sportivi, gli spazi esterni delle parrocchie e quelli delle ludoteche. Penso a una manutenzione straordinaria di questi spazi che parta il prima possibile, per costruire la cornice di una “Scuola Speciale” mai così necessaria all’interno di una “Nuova Città” finalmente a misura di tutte e di tutti, pronta ad accogliere le esigenze delle famiglie già a partire dalla prossima imminente estate, che tutti immaginiamo con meno vacanze e quindi in città più affollate, auspicabilmente non di automobili e smog (sarebbe bello a questo proposito che i cosiddetti decisori politici riprendessero in mano il volume La città dei bambini di Francesco Tonucci). Penso infine ad alcune esperienze già molto avanzate presenti a Roma, come l’asilo Bosco Caffarella o l’Asilo nel Bosco di Ostia che praticano uno straordinario modello di educazione all’aperto fatto di natura, bellezza, relazioni, esperienza diretta, movimento e coinvolgimento dei sensi. Una competenza preziosa che che può diventare una valida base per la formazione di un corpo di educatori e insegnanti chiamato a salvare la propria professionalità contemporaneamente inventandone forme nuove.

La Regione Lazio, io credo, può essere uno dei terreni dove iniziare a sperimentare tutto questo.
Qui già durante la prima settimana di quarantena abbiamo riunito in modo permanente intorno allo stesso tavolo il mondo del Terzo settore e quello dei sindacati, mettendo al centro la salvaguardia dei servizi socio-educativi. Qui sovrintendiamo a una rete vastissima di parchi, riserve e monumenti naturali che possono essere messi a disposizione di alcune sperimentazioni. Qui nello scorso bilancio abbiamo stanziato attraverso un’alleanza – primi in Italia – con la fondazione “Con i Bambini” un milione di euro interamente dedicati alla battaglia contro la povertà educativa che, come suggeriscono l’Istat e Save the children, rischia di essere uno degli effetti collaterali più dolorosi e duraturi di Covid-19: il 42 per cento dei minori vive in case sovraffollate, il 7 per cento è vittima di disagio abitativo, un bambino su tre non possiede un pc e quindi non ha possibilità di accedere agli strumenti della didattica a distanza.
La sfida è grande, complessa, per certi versi inedita. Ma altrettanto grande, indispensabile e urgente è metterla in campo. Non possiamo immaginare di ripartire senza mettere al centro i diritti delle bambine e dei bambini. Non possiamo non immedesimarci in ciò che ha significato nelle loro piccole vite “il terremoto” coronavirus. Non possiamo lasciare sulle loro spalle uno zaino fatto solo di traumi, ferite, rinunce, paura, dobbiamo tornare a riempirlo invece di giochi, corse, curiosità, sogni, desideri, di ginocchia sbucciate e risate. In gioco c’è moltissimo: c’è come saranno loro, e quindi come saremo tutte e tutti noi.
In una parola in gioco c’è il futuro. Facciamolo insieme questo lavoro.
Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio e componente delle commissioni Scuola e Politiche sociali
Credo che sia una idea non solo bellissima ma anche necessaria. “Riconvertire” Asili e Materne utilizzando i molti spazi verdi di Roma (raggiungibili spesso. piedi) è possibile. Una sfida organizzativa ed educativa di enorme valore. Mi permetto di aggiungere il valore delle mense scolastiche che sono strumento di democrazia (alimentare) e di educazione e cultura, e garantiscono un sostegno a molte famiglie.