Le mobilitazioni contro il genocidio condotto da Israele in Palestina toccano anche aspetti strategici, come il settore energetico. Gruppi palestinesi lanciano un embargo energetico, a cui aderisce ReCommon, che denuncia il coinvolgimento di Snam nel cosiddetto “Gasdotto della Pace”
ReCommon aderisce alla campagna globale sull’embargo energetico nei confronti di Israele promossa da gruppi di base, associazioni ambientaliste e sindacati palestinesi per smettere di armare Israele e fermare il genocidio in atto in Palestina. Sono infatti numerose le compagnie di vari paesi che conducono affari con Israele nel comparto dell’energia, tra queste si può annoverare anche l’italiana Snam. Partecipata dallo Stato con oltre il 30 per cento delle quote, Snam è il più grande operatore del sistema di trasporto del gas in Europa. Non a caso incessante è la sua attività di acquisizione di aziende e infrastrutture di rilievo nel trasporto del gas.
Come abbiamo potuto ricostruire in base alle informazioni che siamo riusciti a raccogliere, nel 2021 la società è entrata in possesso del 25% della East Mediterranean Gas Company (EMG), proprietaria del gasdotto Arish-Ashkelon tra Israele ed Egitto. Un serpentone lungo 90 chilometri e costato 1,2 miliardi di dollari anche noto come il “Gasdotto della pace”.
Un nome che suona beffardo, alla luce di quanto sta accadendo da nove mesi a questa parte in quelle martoriate terre. Ma soprattutto perché l’Arish-Ashkelon è indispensabile per esportare il gas liquido in Europa, contribuendo a generare profitti che finiscono per finanziare la macchina da guerra di Israele.
La produzione israeliana di gas naturale ha raggiunto lo scorso anno un nuovo record annuale di 24,7 miliardi di metri cubici, con un aumento considerevole rispetto al 2022: ben il 12,8 per cento.
Va da sé che anche i dati sulle esportazioni di gas naturale, compresi i carichi inviati sia in Egitto che in Giordania, hanno fatto registrare un incremento molto significativo. Per il 2023 il totale è di 11,6 miliardi di metri cubici, con un notevole più 27 per cento rispetto all’anno precedente. Da notare che le esportazioni verso la Giordania sono rimaste pressoché invariate durante questo periodo, mentre quelle verso l’Egitto hanno raggiunto una cifra record: 8,6 miliardi di metri cubi.
Si badi bene, durante gli ultimi mesi di conflitto non c’è stato alcun rallentamento, come confermano le stesse autorità israeliane. Quando si parla di relazioni energetiche tra lo stato ebraico ed Egitto, sembra davvero che non ci sia alcun ostacolo che possa tenere.
Per questo è importante che Snam, per la quale il “Gasdotto della pace” è tutt’altro che un asset di secondo piano, ponga fine a questo intenso rapporto di interesse con Israele, cessando di dare un contributo, seppur indiretto, alle sue “operazioni militari” responsabili della morte di decine di migliaia di civili.
Aiutateci a promuovere l’embargo energetico e a chiedere a Snam di troncare le relazioni con Israele diffondendo l’appello: Qui
Articolo pubblicato grazie alla collaborazione con Re:Common
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