
di Giampiero Monaca*
Un bambino albanese biondissimo, di circa quattro anni.
Seconda guerra mondiale: l’esercito italiano ha conquistato l’Albania attestandosi nei punti strategici. Come avviene sempre quando gli ufficiali degli stati maggiori non ordinano di assaltare e massacrare, le persone al fronte solidarizzano, si stringono e recuperano brandelli di umanità.
Ogni giorno il bambinello biondo senza nome va in visita al posto di blocco italiano e lì pian piano la sua bionda innocenza gli fa guadagnare il pietoso affetto dei padri e fratelli arruolati in una guerra più violenta e aggressiva di quanto il loro animo possa permettersi. Lo ribattezzano Mario e lo ricoprono di regalini e affetto. Lui è orfano di entrambi i genitori, certamente periti per mano e responsabilità italiana. Bastardi italiani sibilano tutti. Non Mario che non riesce a parlare. Lui non parla più né albanese, lingua della famiglia che non avrà più, né italiano, lingua della famiglia cui non appartiene.
Ogni giorno, il piccolo biondo, visita la caserma degli invasori. Quei padri invasori, loro malgrado, che lo sfamano, lo salutano, alleviano per un po’ la sua solitudine.
Ogni giorno. Anche quel giorno. Quel giorno lui arriva ma non si avvicina subito alla garitta dei soldati per ricevere la razione di affetto e cibo quotidiani. Attende.
“Mario vieni, che fai?”. Tentenna.
“Mario lo vuoi il dolce?”. Si avvicina.
“Mario siamo qui!”. Si ritrae.
“Mario”. Indietreggia.
Un’esplosione strozza quel nome e ne strazia la vita.
Grida, allarme, stordimento, fumo. Mario non c’è più. Mario era stato imbottito di esplosivo ed innescato. Un’ esca, una vittima che solidarizza con i carnefici… Da trasformare in carnefice a sua volta.
Idea perversamente geniale. Accendono la miccia e indicano a Mario la direzione. Vai e vendica i tuoi genitori.
Mario però è un bimbo. Piccolo, troppo piccolo per contenere un odio così grande, troppo vicino all’origine della sua vita per poter odiare. E così Mario disobbedisce… Per paura? Per pietà? Per distrazione incomprensione o risolutezza. Non lo sapremo mai. Però conosciamo l’esito di quell’evento.
Mario è tornato dal suo papà e dalla sua mamma, e decine di papà italiani son potuti ritornare dai loro “Mario e Maria” al termine della scellerata guerra d’aggressione contro la Grecia e l’Albania. È la vita che sconfigge la morte. Mario ha scelto la vita, lui orfano senza voce e senza luce, che avrebbe avuto tutte le ragioni per cercare vendetta avevamo con fragore assordante e muore, regalando la vita.
Sono con lui Antigone, Gesù, Giulio, Ipazia, Vittorio, Peppino, Iqbal… Oggi è insieme a loro e altri sulla linea del tempo dei disobbedienti che han fatto il mondo più bello e giusto nella nostra classe. Mario disobbedendo alla legge del più forte, ha reso il mondo più bello e giusto, restituendo tanti papà ai tanti Mario come lui in attesa dall’altra parte del mar Adriatico.
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Un racconto bello e terribile, grazie! Sono queste le storie che ci servono di questi tempi.
Triste pensare che anche per interrompere una catena di odio si debba sacrificare la vita. Povero Mario, e quanti come lui.
Che storia.
L’orrore..
Ammutolita…
Forse domani riuscirò a smettere di piangere. Grazie Comune. Grazie a tutti i bambini del mondo che sono la salvezza, la purezza, la poesia, tutto ciò che abbiamo di più sacro.
Il mondo dei disobbedienti è più bello…
Come sempre c’è il “vizio d’origine”, ci sono papà e mamme, costretti per sfamare i loro figli, ma altri per mantenerne gli agi, a costruire e vendere armi, esplosivi, mine, a partecipare a guerre, a distruggere e uccidere… Fino a quando il motore di questa orribile macchinazione non verrà spento all’origine da chi deciderà di fermarlo rifiutandosi di alimentarlo anche a costo di sacrifici personali, si cercheranno e si troveranno nuovi amri, e i piccoli eroi come Mario saranno morti invano. Ciascuno di noi non si senta assolto, anche sapere e non far nulla è farne parte.
Orrore, ciao piccolo.
L’obbedienza non è mai stata una virtù.
Sono tanti i santi e i martiri, più di quanto immaginiamo….
Sono l’erba che cresce, sale, lievito e luce in quest Terra
L’obbedienza non è mai stata una virtù ( Tiziana ).