Non dobbiamo farci illusioni. Dobbiamo sapere che il sistema finanziario tenterà di strangolare la società cilena, dice Franco Berardi Bifo, se questa tenta di uscire dalla spirale di fascismo e violenza finanziaria che proprio in Cile cominciò nel settembre del 1973. Dobbiamo sapere che l’istituzionalizzazione del processo può sterilizzare il movimento che ha reso possibile l’abrogazione della costituzione dell’80. Ma soprattutto dobbiamo chiederci come la costituzione, dispositivo di normazione linguistica di tipo congiuntivo, possa prevalere sulla catena di automatismi materiali della connettività tecno-sociale e rendere possibile l’autonomia di comunità egualitarie e frugali. Poi dobbiamo giocare la partita dell’intelligenza contro la forza bruta delle armi e delle banche
Foto di Luca Profenna (leggi anche Racconti ribelli scritti con la luce)
Se mi proponessero di fare un triplo salto mortale in condizioni normali declinerei cortesemente l’invito. Perché rompermi l’osso del collo? Se mi dicessero che solo facendo un triplo salto mortale posso evitare una morte lenta e degradante (come il finale spaventoso che si sta delineando all’orizzonte della storia umana), allora penso che rivolgerei un pensiero al dio dell’atletica e mi butterei senza tante storie dal trampolino. Meglio rompermi l’osso del collo che soffocare lentamente in agonia senza speranza.
Il processo cileno, partito da una rivolta degli studenti e appoggiato dalla maggioranza della popolazione, cresciuto durante un anno di conflitto con le forze di repressione, ora giunge alla sua fase costituente con un’assemblea che per il 70 per cento si dichiara determinata a riformare le strutture dello stato liberandolo dall’eredità fascista, e a superare il neoliberismo economico della costituzione del 1980. Metà dei costituenti sono donne, l’età media è di quarantadue anni. È un triplo salto mortale, ma è anche l’ultima opportunità di un futuro umano.
La sfida: concepire un sistema di regole fondate sulla priorità dell’interesse sociale sull’interesse privato, volte alla redistribuzione delle risorse, e capaci di valorizzare la creazione e la cura come principio economico in luogo dell’estrazione di risorse ambientali e mentali.
La posta non è limitata al Cile, perché nei prossimi anni l’edificio neoliberale è destinato a cadere a pezzi in molte aree del mondo, con effetti di caos sistemico che comporteranno violenza sterminio e orrore, a meno che riusciamo a dar forma a un modello frugale nel rapporto fra l’uomo e la natura, egualitario nel rapporto tra l’uomo e l’uomo. Se il processo costituente cileno dovesse per qualche ragione fallire o perdere coerenza e radicalità, sarebbe un annuncio assai lugubre: l’annuncio dell’imminente crollo delle istituzioni che chiamiamo civiltà. Perciò occorre studiare a fondo quali sono le difficoltà del processo.
Il concetto di costituzione nasce nel contesto dell’Illuminismo: la Ragione si traduce nei suoi principi. Nella storia la ragione non ha mai governato senza l’esercizio della forza, e nessuna costituzione ha valore operante senza una forza sociale capace di imporla. La Costituzione Italiana, probabilmente la più avanzata sul piano dei principi, è inoperante da almeno tre decenni, da quando è venuta meno la forza del movimento operaio. Di conseguenza è divenuta normale la violazione dell’articolo 11 (l’Italia ripudia la guerra), dell’articolo 33 (il carattere pubblico della scuola), dell’articolo 41 (la proprietà privata è libera nella misura in cui non contravvenga l’interesse della società) e di molti altri.
Un vecchio slogan diceva che la democrazia è il fucile in spalla agli operai. Dubito che il fucile serva molto attualmente, ma il nucleo concettuale di quella frase un po’ estremista resta intatto: le regole democratiche non servono a niente se non c’è la forza per farle rispettare. Nei secoli moderni quella forza era l’alleanza conflittuale di classe operaia e borghesia industriale progressiva. Quella forza è oggi scomparsa: la classe operaia è ridotta a forza lavoro precaria, frattale e disorganizzata. E la borghesia industriale è sostituita dal capitale finanziario anti-produttivo e da un ceto criminale che arricchisce sull’estrazione la devastazione e l’impoverimento.
Ma la questione essenziale che occorre comprendere è relativa alla sostanza linguistica del potere e della relazione sociale, perché la forza decisiva dell’epoca attuale è proprio il linguaggio. Il processo costituzionale va analizzato prima di tutto come atto linguistico. La costituzione, e la legge della quale la costituzione definisce i principi e i limiti, vanno intesi come atto di linguaggio che implica il futuro (i comportamenti sociali futuri) secondo le pragmatiche dell’ingiunzione e dell’interdizione.
Come sappiamo il futuro non esiste, è soltanto proiezione di linguaggio. Molteplici sono le modalità linguistiche che rendono possibile la proiezione: profezia, ingiunzione, ingiunzione paradossale, iscrizione, prescrizione. Anche la proiezione di dati statistici e l’algoritmo informatico sono modalità enunciative che implicano e proiettano futuro. Questi atti di linguaggio hanno carattere di necessità, di possibilità, probabilità, e possono essere eludibili oppure ineludibili.
La legge non ha carattere ineludibile: si presenta come un’ingiunzione al libero arbitrio del cittadino: per quanto la legge interdica il furto un tempo si poteva rapinare la banca e con un po’ di fortuna si poteva farla franca. Ma non potete rapinare un flusso astratto di denaro se non conoscete i codici che rendono possibile un hackeraggio. L’algoritmo costituisce un dispositivo ineludibile: chi non rispetta il codice non agisce efficacemente. Solo chi conosce i codici di accesso può rapinare la banca.
La cattura dei dati e l’inserzione di automatismi intelligenti che rendono impossibile accedere al sistema senza rispettarne i codici di accesso, riducono il futuro a mera esecuzione di procedure logiche codificate. Grazie all’inserzione di codici informatici nel flusso della vita sociale il futuro viene sottratto alla natura aleatoria della volontà umana e consegnato alla necessità logica dell’implementazione di un codice.
La Costituzione è composta di unità discorsive, parole che acquistano significato nella loro congiunzione con pratiche possibili. Ma il capitalismo finanziario globale è un sistema rigorosamente codificato in base a connessioni sintattiche che non prevedono alcuna alternativa, riducendo il possibile a probabilità logica e a necessità tecnica. Il sistema degli algoritmi che costituiscono l’infrastruttura logico-tecnica del capitale non può essere modificato dalla legge. Non possiamo modificare il sistema, possiamo solo costituire comunità autonome che si separano dal sistema globale. Il linguaggio della legge (e della costituzione, che appartiene al medesimo regime discorsivo-pragmatico) ha carattere ingiuntivo-interdittivo: è composto di ingiunzioni che si rivolgono alla libera volontà dei cittadini. Se questi violano le ingiunzioni (come possono fare) la legge agisce nei loro confronti con misure sanzionatorie. Ma il codice tecno-finanziario non ha carattere ingiuntivo, non è un ordine che si rivolge al libero arbitrio, e prevede una sanzione per chi non lo rispetta. Ha carattere automatico: chi non accetta il codice non accede al sistema: se un giocatore di scacchi muove il cavallo come fosse un alfiere semplicemente non sta giocando il gioco. E le sue mosse sono ineffettuali.
Scrivere una costituzione oggi significa intervenire sulla rete degli automatismi tecnici usando gli strumenti di un linguaggio ingiuntivo-interdittivo (la legge) che non è compatibile con la struttura profonda del potere algoritmico.
Da queste considerazioni deriva naturalmente una domanda: perché dobbiamo prendere sul serio il processo costituente cileno? La globalizzazione dell’economia, lo svuotamento della sovranità nazionale rendono la legge inoperante, e quel processo consiste nel promulgare una legge che genera leggi valide sul piano nazionale. E allora?
La ragione per cui prendo sul serio il processo costituente cileno non è politica, o almeno non lo è nel senso che questa parola aveva nel tempo in cui esisteva una sorta di libero arbitrio dell’azione sociale. Dobbiamo prendere sul serio il processo costituente cileno perché trae la sua efficacia dalla dinamica di autorganizzazione della società cilena, dalla continuità del movimento di rivolta. Esso acquisterà il suo pieno significato se riuscirà a progettare e sperimentare un modello autonomo dall’automa globale. Se l’Assemblea costituente riuscirà in questa impresa, allora nel prossimo futuro ogni comunità che si autonomizza, e abbandona la nave che affonda del capitalismo globale, potrà ispirarsi alla carta costituzionale cilena.
Senza movimento la costituente è nulla. Ma senza costituente il movimento non è abbastanza, e rischia di scomparire senza lasciare traccia. Il movimento è terapia anti-depressiva, allegria dell’anima e intelligenza collettiva. Ma l’allegria si esaurisce se non istituisce regole della vita autonoma e se non si diffonde. Perciò il movimento di rivolta del 2019 ha avviato un processo di scismogenesi: creazione di forme nuove che si allontanano dalla disintegrazione sociale e psichica indotta dagli automatismi del capitale globale. Ma ora abbiamo due compiti: il primo è la creazione di regole di vita collettiva egualitaria, frugale, ascetica e orgiastica. Il secondo è una campagna di informazione che dica a tutti che laggiù, alla fine del mondo è in corso un esperimento di autonomia dalla spirale di violenza che prepara la fine del mondo come mondo umano.
Tutti debbono sapere che in Cile si sta tentando un triplo salto mortale che solo può offrire futuro alla generazione che abbiamo messo al mondo pur sapendo che il mondo non ha più alcun futuro. Il nazi-liberismo ha prodotto le condizioni di un trauma psico-sociale che la pandemia ha reso evidente: il processo costituente cileno è un’azione collettiva di elaborazione e cura del trauma. L’evoluzione del capitalismo globale è catastrofica e genocidaria, la ripresa economica post-pandemica è psicopatogena ed eco-devastante. Incapace di uscire dal ciclo nazi-liberale la società si sta disintegrando nel caos, ma tutti debbono sapere che in Cile si stanno elaborando le regole di una società egualitaria e frugale.
¡Hola Bifo!
Lamento no poder entender mejor el italiano. Me interesa sobremanera tu apreciación sobre los poderes lenguajeros.
Quiero agradecer la iniciativa de la Asamblea del sábado a propósito de Chile. En nombre de la Revista El Psicoanalítico, renuevo la invitación para que nos envíes lo que quieras que publiquemos.
¡Un abrazo!
María Cristina Oleaga
Spero promitto e iuro vogliono il futuro.
Che altro possiamo dire.
Spero promitto e iuro vogliono il futuro
Che altro possiamo dire.
La potenza costituente della moltitudine era già istituzionalizzato, trasformandolo in impotenza elettorale, al momento della firma dell’accordo nel novembre 2019 che chiedeva una convenzione costituzionale, che significava la sconfitta della ribellione cilena di Ottobre, salvando il regime e invitandoci a una nuova e inutile transito attraverso le istituzioni, cosa che né l’ex-quierda (ex-sinistra), né l’autonomia negrista, né il delirante Biffo hanno imparato.