di Mickey Z.*
“Dobbiamo mantenere una costante critica verso la cultura imperialista della supremazia patriarcale bianca, poiché i media la normalizzano e la deproblematizzano”
Bell Hooks
Settantuno anni fa, proprio in questo mese – durante il regno dell’eroe liberale (sic), Franklin Delano Roosevelt – la Terra della Libertà continuava a sfruttare cinicamente la consueta retorica del bene contro il male, per la promozione della propria agenda globale. Traduzione: non era il momento migliore per un essere umano non bianco per indossare uno zoot suit… (abito da uomo con giacca lunga, ndt).
Parallelamente all’avanzare della Guerra del Bene (sic), giovani lavoratori messicani entravano in massa negli Usa, in seguito ai licenziamenti dei lavoratori sulla costa del Pacifico. In quello stesso periodo, alcuni giovani latini cominciarono a vestirsi quasi esclusivamente con zoot suit. Uno zoot suit veniva descritto così: “Giacca molto lunga, svasata al fondo, con spalle squadrate esageratamente imbottite e maniche rigide. I pantaloni sono pieghettati in vita, con taglio molto largo sui fianchi, e scendono a candela restringendosi così tanto in fondo, che un uomo con dei piedi grandi farebbe fatica ad infilarseli”.
Se lo zoot suit ha finito per ottenere una vastissima popolarità, è però anche diventato, sulla costa occidentale, un sinonimo peggiorativo di “messicano”, in quanto alcuni americani si risentirono rispetto a chi percepivano come un giovane ben acconciato “che non è d’aiuto nel vincere la guerra”.
Per la popolazione bianca di Los Angeles, la produzione di zoot suit era un clamoroso esempio di spreco in un periodo in cui – erano portati a credere – si richiedevano sacrifici in nome della difesa della democrazia (sic). Questa percezione distorta condusse inevitabilmente a violenze razziste – scatenate da irosi soldati bianchi in congedo.
“Nel giugno del 1943 esplosero a Los Angeles i disordini detti dello ‘zoot suit – spiega lo storico Michael C.C.Adams – Per circa una settimana dei bianchi ingaggiati imperversarono per le strade aggredendo gli ispanici”.
E non solo gli ispanici. Anche i neri venivano trascinati in strada da soldati e da civili, e venivano rapinati e picchiati. La reazione del consiglio comunale di Los Angeles fu del classico tipo da “casa dei forti”. Invece di evidenziare il problema del razzismo e dello sfruttamento del lavoro, indossare uno zoot suit diventò un misfatto.
“Imbastardimento della razza bianca”
A scanso che qualcuno abbia l’impressione che io stia raccontando frottole, tenete presente che il clima razziale durante gli anni della Grande Generazione era improntato all’intolleranza istituzionale, persino nei confronti di coloro che “hanno prestato servizio” in guerra.
Per esempio, le riserve di sangue proveniente da soldati neri venivano tenute separate da quelle dei soldati bianchi, per evitare “l’imbastardimento della razza bianca”. Questo avveniva alla luce del sole ad opera della Croce Rossa, con il pieno avallo del governo degli Stati Uniti. Per ironia della sorte, il sistema della banca del sangue fu sviluppato da un fisico nero, Charles Drew, al quale venne inizialmente affidata la responsabilità delle donazioni in tempo di guerra, ma che in seguito fu licenziato quando prese posizione contro la segregazione del sangue.
Certamente, come ci ricorda lo storico Howard Zinn, la seconda guerra mondiale è stata presumibilmente combattuta per dimostrare che Hitler “era in errore per le sue idee sulla supremazia bianca del nord rispetto alle razze ‘inferiori’”, mentre ancora le forze armate statunitensi subivano la segregazione razziale. Zinn prosegue: “Quando furono caricate le truppe sulla Queen Mary all’inizio del 1945 per andare a combattere in Europa, i neri furono stipati nel fondo della nave vicino alla sala macchine, il più lontano possibile dall’aria fresca del ponte, con un grottesco rimando ai viaggi degli schiavi di un tempo”.
Gli uomini che idearono e misero in pratica quelle spregevoli azioni (e molte altre ancora) vengono universalmente riconosciuti come parte della “grande generazione” di questo paese. In base a qualunque definizione razionale, questi uomini sono dei terroristi.
Non scordate mai, compagni: questo è ciò con cui abbiamo a che fare.
Alcuni messaggi:
– L’uso razzista del capro espiatorio è una radicata tradizione americana.
– La supremazia bianca è una pericolosa realtà e continua ad esserlo.
– Richiamarsi ai “vecchi tempi d’oro” non è una scelta né utile né rivoluzionaria.
– Sarebbe ora che coloro che traggono beneficio da questo sistema oppressivo e corrotto riconoscessero e rifiutassero la normalità dei loro conseguenti privilegi.
*Mickey Z, ovvero Michael Zezima, è scrittore ma anche giornalista e fotografo, e vive a New York. Autore di oltre dieci libri, il più recente è il romanzo Darker Shade of Green (tra quelli tradotti in Italia «Salvate Il Soldato Potere: I falsi miti della Seconda Guerra Mondiale», Il Saggiatore). Chiunque desideri sostenere i suoi sforzi da pensatore critico, da sempre impegnato con i movimenti sociali, può farlo con una donazione qui.Comune è il sito in Italia al quale invia periodicamente i suoi articoli. Questo articolo è stato pubblicato anche su counterpunch.org e tradotto da Cristiana Cavagna per comedonchisciotte.org (che ringraziamo). Altri articoli di Zezima sono qui.
Lascia un commento