di Filippo Taglieri*
Le comunità in lotta l’autodeterminazione alimentare sono ormai rientrate nei propri territori, l’obiettivo è chiaro ed è uno, costruire insieme alla gente unirsi e ricreare quelle comunità che sono le uniche chiavi per tutelare il territorio, il cibo, il lavoratore, la persona.
I risultati raggiunti dall’incontro romano di Genuino Clandestino (Roma, 16/18 giugno), sono tanti e rilevanti, ma se ci si ferma al meeting in sé potrebbero restare sterili, invece, adesso c’è la parte di percorso più bella, affascinante ed arricchente: restituire le analisi alle comunità territoriali, ascoltare le reazioni, costruire i percorsi e le pratiche concordate.
Solo al prossimo incontro nazionale si capirà se i workshop di Roma sono stati utili come è sembrato a caldo ai partecipanti, o forse prima? o forse adesso? Sì, i frutti si vedranno appena le prime pratiche condivise e proposte saranno reali. Allora partiamo dalla prima cosa concreta che è venuta fuori: MondeggiFattoria Senza Padroniinvita tutte e tutti il 27, 28 e 29 giugno 2014, per incontrarsi di nuovo, mettere in comune, parlare di Terra Bene Comune, ma anche di casa, lavoro, rifiuti e salute. Non è passata la voglia di creare sinergie con i movimenti, in questo i contadini sono fermi, senza alleanze trasversali con i movimenti non si può andare avanti non avrebbe senso, custodire il territorio, può permettere di ripensare la salute e l’alimentazione, l’agricoltura e il lavoro, gli equilibri tra campagna e città.
Ogni tavolo ha dato i suoi frutti: confronti, approfondimenti, narrazioni e vissuti ma anche proposte concrete. Le realtà partecipanti in rappresentanza di vari gruppi contadini e cittadini fanno sperare che questo giovane movimento riesca a breve a coprire tutte le regioni, probabilmente lo fa’ già e non lo sappiamo, del resto come recita il manifesto: “Chiunque si riconosca nei principi di questo manifesto potrà divulgare e usare lo stesso per rivendicare le proprie azioni”.
La certezza venuta fuori dai tavoli e che per quanto il movimento si sforzi a mappare e a creare cooperazioni, le pratiche vanno più veloce e sempre più, giovani e meno giovani hanno voglia di autodeterminarsi, di riprendere la terra e di ricostruire le relazioni che questo sistema ha sostituito con produci-lavora-crepa (sintesi perfetta dei CCCP di una volta).
Un dato è concreto e trasversale nei vari tavoli: la difesa del territorio, le pratiche consolidate, gli incontri assembleari non bastano. Bisogna cominciare (o continuare in alcuni casi) a riappropriarsi del territorio, in maniera inclusiva, costruttiva ma con obiettivi chiari: La terra va coltivata e non sfruttata così come non deve esserlo il lavoratore, le comunità in costruzione devono avere case e servizi. Se nessun tavolo tecnico o politico ha ancora focalizzato questi assunti, le comunità si riprendono quello che fa’ parte di un processo di cambiamento che è già iniziato che parte dalla consapevolezza nei consumi alimentari e nell’utilizzo della terra, ma che vuole arrivare ad un nuovo concetto di lavoro ed abitare. Expo 2015, F.i.Co. e tutti i possibili derivati del modello Eataly, non inquineranno di green washing questi percorsi territoriali almeno questo è quello che chiaramente si evince dai tavoli di lavoro e dalla tre giorni.
“EXPO è Debito Cemento e Precarietà” questo è il messaggio lanciato dai movimenti che lottano contro questa grande opera, Genuino Clandestino aggiunge che la ricetta per “Nutrire il Pianeta” è dare spazio all’agricoltura contadina. Questo si aggiunge al messaggio mandato nel primo giorno di meeting al modello di falsità e precariato del duo Farinetti-Renzi le prossime azioni del movimento saranno di resistenza in campagna come in città contro questi modelli.
Il movimento che come detto è rientrato in campagna per lavorare su terra e tessuto sociale, convergerà in città una volta maturate le nuove pratiche condivise.
*terra/Terra (questa l’adesione di Filippo Taglieri alla campagna Ribellarsi facendo)
Lascia un commento