Con l’Asilo nel bosco di Ostia facciamo Comune insieme già da un po’ di tempo (qui alcuni dei loro articoli, in questa pagina invece l’adesione alla nostra campagna 2016), l’ultima volta nell’incontro nazionale della Rete di cooperazione educativa. Se c’è un modo per percepire il desiderio di cambiare il mondo e non solo la scuola che nasce ogni giorno in questo pezzo di campagna romana è osservare lo stravagante orologio che suggerisce i tempi della giornata all’asilo. C’è il momento della brina e dei suoni attutiti della mattina, quello delle passeggiate con la pioggia o del pigro avanzare alla luce del sole, quello del cerchio di sedioline per gustare la frutta di stagione e il momento per offrire fili d’erba agli asinelli. E ancora: il momento per fare il teatrino, dipingere all’aperto, innaffiare i fiori, ascoltare una storia, andare in bici, apparecchiare. Poi ci sono i momenti per imparare a fare da soli, ad esempio sbucciare i mandarini in inverno, o per sperimentare il piacere del cooperare, quando i bimbi più grandi con pazienza infilano le calosce ai più piccoli. In estate c’è anche il tempo per riposare su un’amaca cullati dal vento o per giocare all’aria aperta fino al tramonto con mamma e papà. La lentezza, l’imparare facendo, il mettere in comune, il rispetto delle stagioni, la pazienza di costruire relazioni, l’arte di ascoltare e quella di coltivare spontaneità abitano questo luogo. “Se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi vent’anni di lavoro nelle scuole è che non esiste un modello educativo che sia efficace in ogni occasione – si legge nell’introduzione di L’asilo nel bosco (libro e dvd) – … La vita è una ricerca continua e probabilmente la verità è solo un’utopia, il cercarla umilmente e appassionatamente è forse l’unica maniera di assicurarsi un felice viaggio”. Di seguito ampi stralci del capitolo “Il tempo”
SABATO 3 DICEMBRE 2016: TAVERNA COMUNALE ALL’ASILO NEL BOSCO
di Sabina Bello
La giornata [all’asilo, ndr] inizia alle 7,30 e porta con sé in quest’orario una particolare intimità. È un tempo di preparazione, dove nella calma si può predisporre quello che è necessario per la giornata, lavare la frutta, predisporre le attività. È bello vivere insieme ai primi arrivati questi momenti, la sensazione che in parte il mondo ancora dorma e pian piano giunga a risvegliarsi. Vedere l’erba del prato ancora bagnata di brina che viene man mano conquistata dal sole, con ancora qui e là la magia di qualche sprazzo di nebbia e qualche ragnatela che riluce nei raggi del mattino, mentre il giorno piano piano si dischiude. I suoni sono attutiti, le voci più piccole, è il momento per qualche coccola, per fare colazione o leggere insieme una favola. È uno spazio di tenerezza. Talvolta quando è freddo questo è il momento per accendere insieme il fuoco nel camino. Il passaggio tra la notte e il giorno non è contrassegnato da una linea netta, così è bene che quello fra il sonno e la piena attività da svegli si nutra di sfumature e passaggi graduali. Poter vivere questo all’aria aperta, compenetrandosi con i colori, gli odori e le sfumature delle varie stagioni, piuttosto che arrivando nella fredda luce di un neon
è un dono che i bimbi si porteranno nella loro vita.
Settembre è, come dice il nostro buon maestro Paolo, il mese del clima generale, che spesso si allunga fino a ottobre. È la fase di ambientamento, dove in primo luogo si lavora sul creare la relazione con l’educatore e si affacciano i primi legami con i compagni […].
Dello spazio ci si appropria un po’ per volta e per noi questo periodo è poesia, una specie di luna di miele in cui i bambini sono stati avvolti dalla magia di un luogo dove natura e bellezza erano presenti in ampia misura e a loro non veniva proibito di scoprire ed esplorare a loro piacimento. C’è chi è stato rapito dallo studio di tutti gli insetti e ragnatele della siepe, chi si è immerso nella tattilità e nella scoperta della terra e dei suoi numerosissimi usi, chi a lungo si è concentrato nell’atto di arrampicarsi e muoversi in equilibrio mentre altri più semplicemente hanno goduto della possibilità di correre e saltare senza avere un confine. In questa fase camminiamo come elefanti in una cristalleria, perché la fiducia dei bambini è fragile e preziosa e la possibilità di fare un cammino di crescita insieme dipende dalla costruzione di un contesto di relazioni che li facciano sentire al sicuro.
Durante l’autunno nelle nostre lunghe passeggiate abbiamo mangiato tutti i fichi e le more della zona e scoperto tesori di pannocchie dorate. Abbiamo incontrato la presenza vicina del nostro amico fiume Tevere, che sempre offre qualcosa di interessante da guardare, al quale portiamo in dono sassolini e cortecce, per scoprire chi galleggia e chi no. La natura incanta i bambini. Quando uno per volta vengono a salutare il fiume li vedi che lo osservano assorti, con gli occhi grandi che guardano lontano e tutto vorrebbero cogliere.
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Poi riprendiamo il nostro cammino allegro verso quella che è stata nominata la strada dei tesori, piena di tantissimi pezzettini di mattonelle colorate che per i bimbi diventano doni preziosi da collezionare. Grandi e piccoli si fermano a raccogliere e il vociare si fa più tranquillo e la passeggiata si trasforma in un pigro avanzare alla luce del sole, mentre le pietrine brillano.
Lavorando all’Asilo nel Bosco il primo senso che aiuta ad orientarsi è l’udito. Anche dove non guardi le orecchie sanno dirti se il gioco è armonioso o necessita di un intervento. Quando il chiacchiericcio diviene lieve i bambini si trovano impegnati al meglio, assorti nei loro fantastici giochi e allora le parole che scambiano con i compagni divengono tranquille, difficilmente sorgono dibattiti o contrasti e ognuno è appagato dalla propria attività. […]
Un po’ prima che la stradina dei tesori finisca un giorno due bambini intraprendenti hanno scoperto una scorciatoia giù per la collinetta che è divenuta occasione di grandi scivolate, sfide di coraggio e qualche ruzzolone. Da allora quello è diventato il nostro passaggio ufficiale. Quando sulla stradina che costeggia i campi i bambini riconoscono l’ultimo pezzo prima di giungere nuovamente alla base si lanciano in una corsa allegra, sanno dove stiamo andando e sono soddisfatti di quanto abbiamo trovato lungo il cammino. Manciate e manciate di sassi stanno per riversarsi dentro tasche, zainetti e gradini dell’asilo.
Quando arriva la stagione delle piogge l’inizio della giornata si svolge all’interno. Facciamo dentro, intorno alle 9, il cerchio di sedioline e di giochi e dopo qualche canzoncina ci sediamo a condividere insieme la merenda a base di frutta di stagione. Il cambiare dei frutti mantiene vivo l’interesse dei bambini e ogni stagione ha qualche specialità da portare con sé. Finita la merenda andiamo tutti a prepararci con le tute da pioggia. Questa di per sé è un’attività. È un momento particolare e interessante, perché porta con sé un po’ di allegro trambusto ed eccitazione.
Da un punto di vista logistico si può andare quando anche gli amici e le amiche più piccole sono pronti e dopo poco tempo diviene ben chiaro ai bambini che non possono fare affidamento tutti sui maestri per essere vestiti perché questi sono in netta minoranza. Con qualche incoraggiamento iniziano a fare da soli o fare insieme e quanto impegno diviene necessario per infilarsi dei pantaloni o la giacca da pioggia! Si sviluppano scene ricche che vedono talvolta tre bambini schierati nel tentativo di infilare una tuta, oppure una bimba più grande già capace che con pazienza infila le calosce all’amica di due anni più piccola. Inizia a svilupparsi la meraviglia della cooperazione e dell’apprendimento fra pari.
Sono attimi talvolta anche di frustrazione, all’inizio i bimbi vanno sostenuti nel loro timore di trovarsi scomodi con tutta l’attrezzatura necessaria, ma come viene poi ripagato questo incoraggiamento iniziale, quando dimentichi degli abiti indossati giocano felici in una pozzanghera! Allora iniziano le corse e gli schizzi, i salti, i travasi con le pentoline e i tubi, fino a giochi più complessi che vedono lo scavare piccoli laghi, corredarli di montagne e villaggi sulle rive, barchette e poi fiumi, canali che scorrono fino a un altro lago più in basso, ponti. Quanto apprendimento c’è in tutto questo? Quanto si impara sulla consistenza degli elementi, sul costruire, sul cercare equilibri, capire la natura del territorio e la vita dei piccoli animali che lo popolano! Quanta gioia riescono ad esprimere saltando nell’acqua e schizzandosi tutti dalla testa ai piedi, ridendo e gridando con i loro amici. […]
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Il momento del pranzo può essere a volte un passaggio delicato, vista l’eccitazione con cui bimbi e bimbe arrivano a sedersi, allora raccontare una fiaba può essere la soluzione per rendere nuovamente gli animi tranquilli.
In questo periodo diviene importante iniziare in modo più consapevole il lavoro sulle buone abitudini, che si lega alla necessità di utilizzare in maniera appropriata lo spazio interno rispettando la necessità di tutti di trovarsi in un luogo accogliente. Mettere a posto le pantofole, togliersi le scarpe o le calosce bagnate prima di entrare, riporre un gioco quando si finisce di usarlo, questi sono i piccoli compiti a cui bimbe e bimbi sono chiamati. Questo aiuta a lavorare sulla responsabilità personale e mantenere l’interno uno spazio vivibile con maestre e maestri focalizzati assieme ai i bambini; se così non fosse molte attenzioni verrebbero assorbite dal riordinare lo spazio utilizzato dal gruppo vivace. […]
L’inverno fa un’apparizione fugace nella zona di Ostia, ma anche lui porta qualche sorpresa. Un bel giorno Mago Gelo ha ghiacciato le pozzanghere. Una delle prime reazioni dei bambini, figli del nostro tempo è stata: “Maestra, hanno trasformato le pozzanghere in plastica!”. A un primo sguardo così poteva sembrare, ma da lì poi sono partiti come scienziati alla scoperta di tutti i magnifici effetti e caratteristiche dell’acqua che si trasforma in ghiaccio per poi tornare nuovamente a essere acqua.
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Andando verso un campo dove abitano degli asinelli si formano tre enormi pozzanghere, sulle quali le lastre di ghiaccio prendono dimensioni considerevoli. È stato allora tutto un prodigarsi di rametti e bastoncini, assieme a equilibri precari, per conquistare gli agognati pezzi ghiacciati. Il campo arato è un luogo appassionante per bambine e bambini. C’è chi offre fili d’erba agli asinelli, chi costruisce torri e castelli, chi scova ragni, chi si allena a lanciare zolle pesanti e chi collabora per spostarne qualcuna troppo grossa. La zolla di terra è di per sé un materiale adatto alla fantasia, ci si possono inventare tante cose. C’è stato il periodo dei cerchi-nido, qualcosa che si può realizzare benissimo anche a tre anni. Inoltre resistono per un po’ di tempo e quindi è interessante per i nostri piccoli amici tornare dove riconoscono di aver lasciato una traccia, un gioco da continuare ed è poi dolce vedere come questi piccoli cerchi si diffondono nel campo, componendo buffe decorazioni.
Quando un bambino vuole qualcosa con determinazione è capace di diventare molto coraggioso. Così in una giornata in cui l’aria frizzante si faceva sentire ci siamo ritrovati diretti a un pino un po’ lontano che rielaborando nella loro fantasia dei cartoni animati i due bimbi più grandi hanno chiamato “Albero dei Pokemon”. Hanno guidato il gruppetto senza esitazione e i mandarini mangiati lì sotto avevano proprio un buon sapore! Ricordiamoci di non privare i bambini della possibilità di imparare a fare da soli, per esempio sbucciare i mandarini è stato un ottimo allenamento per le loro manine durante tutto l’inverno! Ed anche nello svolgersi delle giornate ci vuole un pizzico di sfida, perché quella riesce a mettere in moto le loro capacità e diviene motore della loro crescita. Il superare piccole difficoltà li fa sentire orgogliosi di loro stessi, quindi non dobbiamo esasperare il proteggerli da ogni piccolo disagio! Questo ovviamente in una giusta misura, è nostra cura assicurarci di porre innanzi a loro gradi di difficoltà che possano padroneggiare.
Durante i mesi più freddi lo spazio interno è stato usato maggiormente, soprattutto nei pomeriggi. Una considerazione rispetto al nostro territorio italiano riguarda l’orario che fanno i bambini. A differenza di alcuni Asili nel Bosco tedeschi, dove l’asilo termina alle tredici e trenta, in Italia è un bisogno diffuso che l’orario duri anche fino alle diciassette. In questo vedo la necessità di incarnare all’interno di una giornata con i bambini due differenti qualità: quella della selvatichezza, dell’avventura, del rapporto con la natura e al suo fianco la dimensione della casa, della cura, di un luogo che possa essere accogliente e portatore di morbidezza; i bambini amano anche rannicchiarsi. In una certa misura questo rapporto tra il fuori e il dentro si è visto maggiormente in inverno, proprio come la necessità di trovare un giusto equilibro fra queste due qualità. Questo non ha affatto significato annoiarsi, anzi. Mentre i più piccoli riposavano, i pavimenti del nostro rifugio si sono riempiti di pezzetti di legno che hanno dato vita a città, porti, navi e costruzioni. Maestro Paolo si è fatto animatore delle risate e del buonumore mediante il teatrino, oppure creando con basi di cartone giochi dell’oca improvvisati sui quali i bambini hanno fatto pratica con il contare e lo stare assieme.
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Con la primavera gli alberi si sono ripopolati di foglie e i giochi si sono fatti più intensi. Questa stagione porta in sé una carica di energia particolare per i bambini, che si manifesta in tutta la loro gioia di muoversi: bisogna saper cavalcare le onde di tanto entusiasmo! Si riprendono giri più ampi, si portano teli nello zaino e tanta frutta… Fragole, ciliegie, nespole, susine e ci si spinge più lontano alla ricerca di un prato profumato su cui fare merenda. I bambini ormai hanno pratica nel portarsi ognuno il proprio zainetto in cui mettere i tesori e la borraccia, sono diventati dei piccoli esploratori. Correre è una gioia, nonché la risposta giusta per quando il grado d’energia sale. La bellezza dei colori è un’esplosione che inonda tutta la natura. Dipingere all’aperto è piacevole e i tanti fogli colorati che si asciugano sembrano fiori nel verde.
Uno dei luoghi pieni di poesia in questo periodo è stato un orto divenuto a un certo punto abbandonato, ricolmo di papaveri e le bambine alte quanto i fiori sembravano fate appartenenti ad un mondo incantato. Per non parlare di quando hanno scoperto assieme ai bambini che nell’orto abbandonato ancora cresceva qualche insalata, qualche bieta e delle patate. Siamo tornati con gli zaini carichi di raccolto e orgogliosi i bimbi sono corsi a far vedere a tutto il vicinato il frutto delle loro esplorazioni.
Il momento del pranzo è divenuto occasione per fare pratica con l’autonomia, e giocando iniziare a sviluppare la propria cultura alimentare. Dopo molte evoluzioni e tentativi siamo arrivati a una formula che ci soddisfa: bimbe e bimbi si suddividono nei tavoli e poi fanno a gara per ogni tavolo per divenire i camerieri che apparecchiano. Dopo una canzoncina di buon appetito comincia l’aperitivo a base di carote, insalata, verdure portate dalle maestre e seguito dal secondo. Nel frattempo si predispone su un tavolino il contenitore con il primo lasciando spazio per posare i piatti. Saranno i bambini che autonomamente si metteranno in fila e verranno a farsi il piatto da soli. Pian piano ci si educa a cercare di capire qual è la quantità di cibo che soddisfa, meglio quindi fare piatti piccoli e tornare due volte, piuttosto che un piatto enorme che non si riesce a terminare. Quando il pranzo finisce i bimbi sparecchiano mettendo in una ciotola gli avanzi da portare poi al maiale, altro gesto che viene fatto giorno dopo giorno con grande entusiasmo.
Con l’allungarsi delle giornate i bambini spesso vogliono rimanere a giocare, così capita spesso che con qualche papà e qualche mamma si trattengano a giocare nel pomeriggio, a godersi i raggi del tramonto. Alcuni dei bimbi più piccoli dormono ancora quando arrivano le mamme: riposare in un amaca cullati dal vento sotto un tetto di cielo e foglie è un’attività da prendere senza fretta.
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L’arrivo del caldo cambia un po’ le nostre abitudini. Tra primavera ed estate innaffiare i fiori diviene il primo impegno mattutino, da svolgersi assieme al gruppetto fidato dei bimbi mattinieri. Allora terrà l’innaffiatoio e chi aprirà l’acqua della pompa, i bambini sono felici di sentirsi partecipi di piccole responsabilità. […] Il modo di giocare si è fatto più tranquillo […]. Un tocco di colore è stato aggiunto dai lunedì in bicicletta, mentre negli altri giorni abbiamo sospeso le lunghe passeggiate per scoprire una maggiore passione nel concentrarsi, e numerose sono state le giornate passate con maestra Giulia imparando a fare braccialetti intrecciati con fili di lana colorata. Il pomeriggio il tempo del riposo è divenuto un interesse diffuso: anche bimbi più grandi hanno preso i lettini o un telo per venire a sdraiarsi all’ombra a sentire una storia o chiacchierare con gli amici; anche senza dormire una pausa nelle ore più calde si apprezza. Ogni regione ha le sue caratteristiche climatiche e quella che forse ha reso non sufficiente la capacità di valutare il rischio nei propri giochi da parte dei bambini è il forte caldo. Negli ultimi giorni di luglio hanno preferito nelle ore più calde rimanere dentro e anche se stanno giocando all’aperto è una buona indicazione invitarli a trattenersi con qualche attività nelle zone più fresche, sconsigliando giochi di corsa o eccessivo movimento al sole […]
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