«Sono stato fortunato. Ero sul barcone senza più carburante… Ho 16 anni, sono scappato dalla Libia da solo… Non è un “Paese sicuro” la Libia… Io non capisco l’italiano ma a scuola ero bravo, mi sono portato dietro la pagella, casomai non ci credessero, mi hanno inserito in un corso di italiano a Pisa… A Firenze invece meno della metà dei 530 minori non accompagnati ha la possibilità di seguire un corso di lingua italiana… Purtroppo degli amici che erano con me sul barcone tanti non vanno a scuola, dormono dove capita… Venerdì gli studenti del liceo sono scesi in strada per chiedere la pace in Palestina… Io non sono andato perché nel mio Paese “non sicuro”, ho imparato ad avere paura della polizia. Dalla finestra ho visto….». Un racconto inventato. O forse no?
Sono stato fortunato. Ero sul barcone senza più carburante, la nave che si chiama Ocean (e un’altra parola che non ricordo) ci ha visti e ci ha salvati.
Ho sedici anni, sono scappato dalla Libia da solo perché non ci si può più vivere. Troppa violenza e nessun futuro. Non è un “Paese sicuro” la Libia, per questo ci hanno detto che non ci rimandavano indietro e ci hanno sbarcati a Livorno.
Io non capisco l’italiano ma a scuola ero bravo, mi sono portato dietro la pagella, casomai non ci credessero, mi hanno inserito in un corso di italiano a Pisa. Sono stato fortunato, lo ha detto anche il professore perché sono piene tutte le strutture disponibili. Per esempio a Firenze meno della metà dei 530 minori non accompagnati ha la possibilità di seguire un corso di lingua italiana.
Sono stato davvero fortunato: sono a scuola, finalmente in Europa, in un Paese sicuro con una democrazia con tanta storia e cultura. Purtroppo degli amici che erano con me sul barcone tanti non vanno a scuola, non parlano una parola di italiano. Dormono dove capita e per fare un po’ di soldi fanno reati. È sbagliato, ed è giusto che ne paghino le conseguenze, però il professore ha detto che fino a un anno fa, prima del Decreto Caivano, per il furto di un cellulare con minacce di prendere a schiaffi si potevano essere condannati col provvedimento di “Messa Alla Prova” (MAP). Lui ha avuto molti studenti MAP: ragazzi che tolti dai loro contesti rifiorivano, per poi tornare allo spaccio e ai furti appena reinseriti negli ambienti sociali dove respirano illegalità giorno e notte. Adesso si va direttamente in custodia cautelare in carcere, gli istituti di pena minorili sono pieni e il governo ha deciso che si possono mandare anche in quelli degli adulti. In questo momento, parole del professore, il 68,5 per cento dei minori è detenuto senza una condanna definitiva.
UNA PROPOSTA PER TUTTE LE SCUOLE:
Altri amici sono riusciti a trovare lavoro. Ovviamente lavoro irregolare. Chi te lo cede vuole metà della tua paga ma comunque metà è meglio di nulla. Spesso lavorano nei cantieri dove si costruisce, gli spiegano le cose a gesti perché non capiscono la lingua, fanno quello che vedono fare agli altri perché non hanno nessuna formazione. L’altro giorno nel cantiere in via Mariti a Firenze ne sono morti cinque, chissà che qualcuno non fosse come loro.
Venerdì gli studenti del liceo sono scesi in strada per chiedere la pace in Palestina e un cessate il fuoco immediato. Io non sono andato perché nel mio Paese “non sicuro”, ho imparato ad avere paura della polizia. Dalla finestra ho visto che li hanno presi a manganellate. Hanno impedito al corteo l’accesso a Piazza dei Cavalieri mentre dalla parte opposta le forze dell’ordine chiudevano la via all’altezza di Piazza Dante con un’altra squadra con scudi e manganelli. Un vero accerchiamento, ma il professore ha detto che gli studenti hanno sbagliato: avevano le braccia alzate, se avessero avuto il braccio teso forse li avrebbero fatti passare.
Il giorno dopo a Pisa sono scesi in piazza in migliaia. il professore e molti altri del liceo di Pisa hanno scritto “Come educatori siamo allibiti di fronte a quanto successo.. oggi è stata una giornata vergognosa”.
Anche a Firenze dopo le morti sul lavoro di via Mariti anche hanno risposto con una grande manifestazione per il diritto al lavoro sicuro. Uno striscione enorme aveva scritto “Tu quando tornavo eri felice di rivedere le mie mani, nere di fumo bianche d’amore”.
Alla fine sono stato davvero fortunato: il Paese forse non è più così tanto “sicuro”, ma quando l’indignazione esplode e porta in strada la cultura l’arte l’orgoglio per difendere la democrazia c’è di che avere fiducia.
Maria Grazia Vespa dice
Noi non dimentichiamo. Noi non perdoniamo