Le persone in fila, distanti un metro tra loro, che scambiano due chiacchiere più del solito. Le coppie a braccetto e con la mascherina. I saluti agli anziani che normalmente restano poco visibili… Perfino al tempo del Covid-19 possiamo allenare la nostra capacità di riconoscere e alimentare ciò che nei piani bassi della società e nella vita di ogni giorno crea cambiamenti importanti. Appunti di un diario
Secondo giorno di #iostoacasa: oggi sono uscita per andare a comprare da mangiare e fare scorta di tabacco. Su alcuni portoni si vedono avvisi di condomini che si offrono di fare la spesa per i loro vicini malati o anziani (leggi anche Il condominio virale). I negozi sono tutti aperti: la gente fa diligentemente la fila fuori e questo diventa occasione, più del solito, per attaccare bottone con gli altri in fila.
Il quartiere mi è sembrato molto più vissuto rispetto a un normale giorno lavorativo: i negozianti delle periferie sicuramente ci guadagnano un po’ e questo è un bene. Sono molte le persone con la mascherina (portata un po’ a cazzo, a dirla tutta). Pochi invece capannelli di persone che mantengono le distanze di sicurezza, come nel gioco dei quattro cantoni: si parlano a voce più alta, come se quel metro di distanza fosse un chilometro e dovessero parlare più forte per farsi sentire. Tante anche le coppie di tutte le età che girano a braccetto, come a sentirsi più al sicuro a girare con un altro corpo vicino al proprio e sopportare così meglio la distanza che devi mantenere da tutti gli altri.
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Di certo, tutto sembra scorrere più lento: se incontri qualcuno che conosci, non ti limiti a salutarlo frettolosamente, ma ti fermi a scambiare due parole seppur rispettando la distanza di sicurezza. Una signora anziana (con mascherina e guanti) che era andata a ritirare al bancomat, ha attaccato bottone con la guardia che controllava che si entrasse uno a uno. La signora era tutta eccitata: “C’è gente per strada che mi saluta anche se non mi conosce”. Già, perché tutto questo si sta facendo per proteggere prima di tutto gli anziani come lei e quindi è come se tutti gli anziani fossero i nostri nonni e genitori da tutelare e ci sentiamo perciò in diritto di salutarli anche se non li conosciamo. Le persone comuni sono più belle di quanto pensiamo.
No, il virus non vincerà facilmente sulla nostra voglia socialità e sul senso vero di una parola spesso maltrattata: solidarietà.
Maria Antonietta dice
Peccato che siamo solidali solo quando siamo tirati TUTTI MA PROPRIO TUTTI dentro! Non mi risulta che, in tempi… normali, i occupiamo degli anziani o dei barboni. Ora li vediamo, domani… torneremo ciechi