Una grande parte del Pratone di Torre Spaccata di Roma è andata a fuoco. Cresce la rabbia per i tre volontari e il vigile del fuoco rimasti ustionati: sono tante le persone che ovunque dedicano tempo, capacità e saperi per il bene di tutti oltre le logiche del mercato e delle speculazioni. Cresce la rabbia perché quelli che sono in alto continuano a ignorare i cambiamenti climatici. Cresce la rabbia per un’area selvatica di 58 ettari, piena di biodiversità, abbandonata: eppure sono tante le persone che dedicano al Pratone attenzioni e proposte – ad esempio con una delibera popolare ma anche coinvolgendo le scuole del territorio – maltrattate dalle istituzioni. Scrive il Comitato Pratone di Torre Spaccata: “Tutto questo si sarebbe potuto e dovuto evitare: rispondendo all’abbandono con la cura, all’inaccessibilità con l’attraversabilità, al desiderio di profitto di pochi con la tutela a favore della collettività…”. Cresce la rabbia…
Mercoledì 21 agosto una grande parte del Pratone di Torre Spaccata di Roma è andata a fuoco. Ci troviamo a commentare l’epilogo di un disastro annunciato, che ci lascia con poche parole ma danni ingenti e terribili: è ampissima l’area ridotta in cenere, moltissima la vegetazione bruciata.
Proviamo tanta rabbia, tristezza e frustrazione.
Nel tentativo di spegnere l’incendio sono rimaste ferite quattro persone, un vigile del fuoco e tre volontari, che purtroppo sembrano essere in gravi condizioni. A loro va tutta la nostra vicinanza e solidarietà, e l’augurio di una pronta e piena guarigione.
Il Pratone è un’area selvatica di 58 ettari piena di biodiversità, all’interno della quale vivono e migrano mammiferi e uccelli. È un importantissimo territorio non ancora edificato in un quadrante che è stato costruito quasi del tutto, dove mancano spazi verdi e dove è sempre più difficile respirare. È un’area dalla grande rilevanza storica e archeologica.
A due anni da un altro grande incendio che a luglio 2022 aveva colpito il pratone e il parco di Centocelle, tutto questo si sarebbe potuto e dovuto evitare: rispondendo all’abbandono con la cura, all’inaccessibilità con l’attraversabilità, al desiderio di profitto di pochi con la tutela a favore della collettività.
Da tre anni una grande parte della cittadinanza chiede che il Pratone – attualmente di proprietà di Cassa depositi e prestiti e da piano regolatore edificabile – diventi un’area verde riconosciuta e tutelata come tale, un bene comune e pubblico.
Un anno e mezzo fa 11.000 persone lo hanno rivendicato firmando una delibera di iniziativa popolare che abbiamo consegnato al Comune di Roma. Che fine ha fatto quella delibera? Che risposte danno le istituzioni e chi di dovere alla cittadinanza? La risposta non può essere tenere il Pratone come un’area privata e inaccessibile alle persone, ma dovrebbe essere un luogo vissuto e aperto a tuttɜ, anche per evitare il ripetersi di avvenimenti come questo.
Nei giorni che verranno la risposta non dovrà essere neanche più cemento, ma dovrebbe essere quella di più aree naturali, da vivere nel rispetto di tutte le specie che le attraversano. E la risposta non possono essere decisioni calate dall’alto, ma l’ascolto dei territori e delle comunità che quei territori li abitano.
Il Pratone r-esiste, ora e sempre, nonostante tutto.
[Comitato Pratone di Torre Spaccata]
Rosa dice
È andata in fumo una delle poche aree verdi circondate da cubature infinite di cemento. Non solo matura, ma anche storia, archeologia viene custodita dal Pratone