di Gabriele Mandolesi
Sta per approdare in parlamento la proposta di legge Binetti con nuove disposizioni per il contrasto al gioco d’azzardo patologico. La commissione bilancio ha chiesto ai Monopoli di Stato un parere sui possibili effetti di questa legge: dalla risposta emerge chiaramente come i cittadini siano solamente macchine da sfruttare per incassare il più possibile.
La lotta al gioco d’azzardo indiscriminato in Italia procede senza sosta. Continuano a moltiplicarsi i movimenti, le iniziative,e c’è una sostanziosa fetta di amministratori comunali e regionali che stanno approvando leggi per limitare nei propri territori la piaga dell’azzardo che ha raggiunto livelli imbarazzanti. Basti pensare che, all’estero, il “sistema gioco italia” funziona talmente bene con i suoi 83 miliardi di euro l’anno spesi in media (sottratti all’economia che genera valore per tutti), che altre multinazionali ci prendono come caso studio da importare nel loro paese di residenza.
La spinta a proseguire in questa direzione nasce anche dalle tante storie di vita che emergono ogni giorno più forti: educatori, assistenti sociali e psicologi raccontano che non riescono più a gestire le richieste di aiuto da parte dei giocatori patologici e dei loro familiari (si, perchè intere famiglie si distruggono in presenza di questa patologia). Si sentono sempre più spesso casi di suicidi e piccoli crimini dovuti al gioco d’azzardo e i casi di usura collegata a questo fenomeno continuano a crescere. Sono storie vere, protagonisti esseri umani in carne ed ossa, con le loro difficoltà economiche ed emotive. E sempre di più queste vicende riguardano ragazzi giovani, magari senza prospettive. E ultimamente iniziano a riguardare i minorenni.
Poi un giorno scopri un documento: è il parere che i Monopoli di Stato hanno inviato su richiesta alla Commissione Bilancio, che cerca di capire quale impatto avrebbe l’entrata in vigore di questa legge sulle casse dello Stato, visto che dal gioco d’azzardo le entrate erariali ammontano a circa 8 miliardi di euro. Quello che emerge è sconfortante… Per i Monopoli siamo dei bancomat da cui prelevare facendo leva sulle nostre fragilità. I conti a posto prima di ogni altra cosa.
Il documento esordisce con grande preoccupazione per la diminuzione delle entrate erariali del 4 per cento dovuto a tre fattori: la crisi economica (il fatto che proprio adesso magari qualcuno invece di buttare i soldi dentro una slot li risparmia non va bene per niente!), “la riduzione dell’offerta adottata da alcune regioni”, ossia tutte quelle leggi comunali e regionali che con grande fatica sono state approvate da amministratori responsabili sfidando processi al Tar contro piccole concessionarie e multinazionali, e l’aumento della tassazione per le concessionarie stesse (direi sacrosante, visto che i profitti se li prendono, ma i costi sociali di questo settore come al solito li paga la collettività).
Già come esordio non mette proprio il sorriso, ma l’apoteosi arriva due pagine dopo, analizzando la possibilità di introdurre il divieto di fumo e somministrazione di alcool all’interno delle sale deputate al gioco. Nel documento, tra l’altro, si legge:
La pratica del gioco, da sempre, per taluno, convive con il soddisfacimento di altri desideri, quali il fumo e l’assunzione di bevande non analcoliche. E’ difficile stabilire se, e in quale misura, per certi giocatori, tali condizionamenti possano indurre dissuasioni dal gioco in ambienti in cui i condizionamenti stessi vengano imposti.
La preoccupazione dei Monopoli è che se togliamo fumo ed alcol ai giocatori, questi potrebbero non trovare più quel piacere nel giocare... Il fatto che la dipendenza del gioco d’azzardo è strettamente correlata ad altre forme di dipendenza, come alcol, fumo e droghe non conta, i cittadini si massacrassero pure con tutte le dipendenze che vogliono, basta che continuino a giocar il più possibile.
Simone Feder, educatore presso la Casa del Giovane di Pavia e tra i fondatori del movimento No slot, da anni cura ragazzi affetti da dipendenze, anche quelle dell’azzardo, ma negli ultimi anni sono i giovani che portano i loro genitori che non riescono a smettere con le slot, e sul discorso della correlazione delle dipendenze è molto chiaro: “ la dipendenza da gioco d’azzardo si accompagna spessissimo a dipendenza da alcol, fumo o droghe, e questo fenomeno è sempre più frequente anche tra i giovani e gli adolescenti. Consentire di fumare e bere nei locali da gioco significa favorire la nascita di queste dipendenze tra loro correlate, e non dimentichiamo che bere durante il “gioco” (per noi l’azzardo non si può definire come tale, ndr) porta a perdere i freni inibitori e quindi a continuare a inserire denaro senza criterio, in una spirale molto pericolosa”.
Per farla breve, qualunque educatore o clinico direbbe che la prima cosa da non fare è legare il gioco all’alcol e al fumo, a rischio la vita stessa delle persone. Per i Monopoli invece questo è auspicabile perchè questo porta più soldi allo stato. Tutto ciò è sconfortante, ma la battaglia prosegue. I movimenti contro il gioco d’azzardo non si fermano.
Sull’onda di una recente battuta di Sabina Guzzanti, domando (retoricamente): fa più schifo il criminale che apre una sala gioco o lo Stato che glielo consente?
Volete ricordare in un articolo, per favore, i nomi e cognomi dei politici che hanno permesso ciò?
Ecco intanto qualche risposta in una sintesi esemplare di quanto è successo al Parlamento intorno al gioco d’azzardo: il Senatore Raffaele Lauro (PDL, non ricandidato dal partito) contro il Governo Monti sul gioco d’azzardo:
https://www.youtube.com/watch?v=LMtP-el-u9k
Non basta?
Eccone un altro “ECCO QUALI SONO I PARLAMENTARI PAGATI DALLE LOBBIES DEI GIOCHI D’AZZARDO”
https://www.youtube.com/watch?v=kP9k0Yd0b5E