di Emilia Di Rienzo*
Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza (Immaneul Kant)
Noi, uomini e donne dovremmo sentirci tutti nomadi, viandanti senza una meta determinata e fissa. Dovremmo spingere i nostri passi non con l’idea di cercare una patria o la verità o la salvezza, dovremmo camminare non per arrivare da qualche parte, ma per il puro gusto di viaggiare e passo dopo passo imparare a conoscere il mondo e chi lo abita.
Chi viaggia verso una meta difficilmente è interessato ai paesaggi che attraversa, ai cieli sotto cui transita, alla gente che incontra; non indugia, non osserva, non fa esperienza: vuole raggiungere la meta e ogni rallentamento al suo programma viene vissuto come un intoppo, un ritardo. I luoghi che attraversa sono luoghi di transito ed è sordo ai suoni, ai colori, alle varietà che si manifestano ai suoi occhi momento dopo momento. Lo stupore e la meraviglia di fronte al nuovo che si incontra e che accade sono assenti nella sua vita.
Sentirsi, invece, nomadi, erranti in questo mondo vuol dire abbandonarsi alla corrente della vita, diventare naviganti, “spingere – come dice Nietzsche – le proprie vele verso terre non ancora scoperte”. Vivere quello che si incontra di nuovo, di non ancora conosciuto come il bambino quando fa una nuova scoperta. Ma il nuovo sono anche anche le persone che si incontrano con il loro bagaglio diverso dal nostro.
Chi è nomade impara, impara sempre e sa che lungo la strada ci saranno momenti faticosi, qualche volta proverà la tentazione di tornare verso luoghi più conosciuti e sicuri, ma poi, riprendendo fiato, il suo viaggio continuerà.
Chi è nomade vede il mondo in continuo cambiamento, è aperto a tutto ciò che accade e non si nasconde dietro sicurezze costruite come trincee. Il nomade rifiuta quelle verità costruite per tagliar fuori ciò che non appartiene al paesaggio che si è scelto per sé. Il nomade sa che la terra in cui si trova non gli appartiene e imparerà a dialogare con l’altro che incontra con cui condivide un pezzo di strada. Chi è nomade cammina lungo una linea lunga chilometri e spessa anni. Una divisione che attraversa il tempo, le notti e i giorni, un solco costruito da generazioni e generazioni. Lungo questa linea tante voci si inseguono, si accavallano, si contraddicono, si incontrano, si scontrano. Questa linea è la frontiera.
In questi anni che stiamo vivendo, assistiamo all’aumento di gente che fugge dai propri paesi d’origine e che desiderano entrare in posti più sicuri, cercano di varcare questa frontiera. Incontrano nel loro cammino uomini che al contrario di chi si sente nomade depone le sue certezze nella proprietà, nel territorio, in un confine ben delineato, possibilmente definito da un muro.
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Il viandante desidera incontrare la diversità, non pone limiti attraverso confini, il cielo stellato sopra di lui è comune a tutti e dentro di sé porta solo quella legge morale che è fondata sul rispetto e sulla condivisione, la diversità sarà il terreno su cui far crescere le proprie decisioni etiche.
E allora imparerà a guardare e ad ascoltare. Varcherà confini, scavalcherà i muri, e muto ascolterà il racconto di chi è nomade non per scelta ma per necessità. Prenderà nota, preserverà alla memoria tutto ciò che il mare a racchiuso dentro di sé e il deserto sepolto con la sabbia. E porterà il loro racconto ovunque passerà, perché chi vive il dramma dell’esclusione, dell’invisibilità deve trovare qualche portavoce.
I migranti vengono dalle guerre, attraversano confini, affrontano sbarramenti, quelli del mare e del deserto, quelli degli uomini. Hanno rischiato la morte, hanno visto morire. Portano nei loro cuori sogni e desideri, speranze e ricordi, i ricordi di un passato senza ritorno. Hanno incontrato uomini che aiutano, che truffano, che lucrano, che respingono. In poco tempo hanno conosciuto l’umanità nelle loro infinite e spesso drammatiche e crudeli sfaccettature.
Il viandante imparerà allora che la Storia, quella raccontata sui libri, è fatta da un numero immenso di piccole storie, di vissuti, di storie di uomini che soccombono e di altri che lottano e ce la fanno e di un numero incredibile di storie di bambini alcuni protetti, altri abbandonati, altri a cui è stato tolto tutto, spesso anche la vita.
Chi guarda dalla terra i cosiddetti barconi vede un insieme omogeneo di persone, i singoli scompaiono dietro al massa di persone accalcate che chiedono la stessa cosa: sbarcare in un porto.
Il viandante sentirà una multiformità di voci, di sentimenti, di paura, di coraggio, di nostalgia, speranza e scoramento, saprà che lì ci sono esseri umani e ognuno chiede di ritrovare in qualche modo la propria dignità, un proprio destino. Ma saprà anche la causa che ha provocato tanto dolore, quel dolore a cui è indifferente la Storia e chi ne è padrone.
Il viandante che incontra il migrante avrà orecchie per ascoltare l’urlo che si alza dal mare che tanti corpi ha sepolto dentro di sé nell’indifferenza di chi sta al di là della frontiera, un urlo di dolore che proviene da tante vite spezzate. Per chi vive tranquillo nelle proprie case i migranti sono soltanto numeri. Ma per chi attende invano il loro ritorno, sono persone che non torneranno più.
Tesfay Mehari, noto cantante eritreo, dedica questa canzone alla donna che ha perso nei mari d’Italia. Per rompere il grande muro dell’indifferenza che ci abita basterebbe aprire le nostre orecchie a queste parole, basterebbe sentire proprio il dolore di un amore spezzato per sempre, capire cosa sarebbe di noi se fossimo al loro posto.
https://www.youtube.com/watch?v=Jm8ZRJFRzDQ
Il viandante raccoglierà questo canto e lo porterà lungo il suo cammino, sempre: il cielo stellato sopra di sé, la legge morale in sé.
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*Insegnante. Qui i suoi articoli. Ha aderito alla campagna Un mondo nuovo comincia da qui
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