“Se morissi vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta”. È la scritta in francese lasciata sul muro, probabilmente con un mozzicone di sigaretta, da un ventiduenne guineano che si è impiccato la scorsa notte all’inferriata esterna del suo settore nel Cpr di Ponte Galeria, alla periferia di Roma.
In queste parole tutta la disperazione per un sogno tradito, quello di una vita migliore. Chi ci governa ha interrotto il suo viaggio con tutta la crudeltà e il cinismo che oggi trionfano nel nostro paese e in Europa. Tante persone sono rinchiuse in attesa di non si sa cosa in luoghi che non sono degni di un paese che si definisce civile e democratico.
Morendo questo ragazzo ha chiesto: “Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace”.
Scrive Léon Poliakov in Auschwitz:
“Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo: … il disconoscimento della solidarietà umana, l’indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l’abdicazione dell’intelletto e del senso morale … e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un’idea…”.
Sembra sempre più vero ciò che Primo Levi dice in Se questo è un uomo: “Nella storia e nella vita pare talvolta di discernere una legge feroce, che suona «a chi ha, sarà dato; a chi non ha, a quello sarà tolto»…”.
Impareremo mai ad essere “umani”?
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IL COMUNICATO DELLA RETE “MAI PIÙ LAGER – NO AI CPR”
CRONACA DI UNA MORTE (ANNUNCIATA) DI STATO
Abbiamo raccolto alcune tragiche testimonianze da persone che hanno vissuto le ultime ore di Ousmane e lo hanno conosciuto nei pochi giorni in cui è stato nel CPR di Roma (vi era stato trasferito dal CPR di Trapani Milo, danneggiato dopo le proteste dovute al fatto che in 140 fossero alloggiati in un solo settore). Di seguito la trascrizione.
All’evidente responsabilità delle istituzioni per il non evitare, anzi provocare, che un soggetto in quelle condizioni arrivi ad un gesto estremo, in un luogo di per sé patogeno anche per le persone sane, si aggiunge il grave ritardo nei soccorsi. Le persone malate o fragili non dovrebbero essere nei CPR. Le persone sane nei CPR si ammalano. Nessuno dovrebbe essere in un CPR, che strutturalmente costituisce una grave violazione del diritto alla salute. Quale medico ha considerato idonea una persona così fragile? Perché, a quanto dicono i suoi compagni, Ousmane è arrivato totalmente intontito dal CPR di Trapani, e perché hanno continuato a riempirlo di sedativi? Chi li prescriveva? Nei CPR i medici devono essere presenti da tabella ministeriale solo 2-3 ore al giorno. E spesso non ci sono neanche per quelle. Quando Ousmane è morto, non c’erano medici. I soccorsi sono arrivati in ritardo, il suo cuore ancora batteva quando è stato tirato giù dalla corda, dicono i suoi compagni soccorritori. Nessuno dovrebbe essere imprigionato senza diritti per aver commesso un illecito amministrativo che non ha avuto la possibilità di non commettere, in un ordinamento che impedisce la regolarizzazione e ricerca anzi il ricatto costante della clandestinità. Che poi questi luoghi siano dei lager per le condizioni di trattenimento di chi è preso in carico dallo Stato, è semplicemente aberrante. La morte di Ousmane non è una tragica fatalità. È uno dei tanti omicidi di Stato tenuti da conto come possibile conseguenza di un sistema di tortura legalizzata, come una piccola sbavatura. Una morte annunciata, della quale siamo tutt* responsabili. Finché non verranno chiusi tutti i CPR e i luoghi di detenzione amministrativa.
LA CORDA NON SI STACCAVA “Ieri sera quasi alle 4 di mattina sento urla, pensavo fosse una persona che aveva mal di denti, ma ho sentito sempre più grida di paura e ho trovato una persona con la corda sopra al cancello e altre persone che urlavano che cercavano di prenderlo dalle gambe. Uno è andato su per tagliare quella corda – un lenzuolo – ma non riusciva a tagliarlo. Ha detto “Trova accendino e brucia con accendino!”. Trovato l’accendino ha accesso e l’ha tirato e il lenzuolo si è strappato e il ragazzo è caduto.
GLI HO SENTITO IL CUORE E BATTEVA ANCORA Al ragazzo a terra han fatto il massaggio cardiaco. Dopo la polizia è arrivata e abbiamo chiesto di chiamare il 118 ma loro si sono arrabbiati e hanno chiamato solo colleghi. Hanno chiamato l’infermiera ma lui aveva gli occhi chiusi ed era molle. Gli ho sentito il cuore e batteva ancora. L’infermiera diceva “portiamolo subito in infermeria”. Non hanno fatto entrare neanche una barella, l’abbiamo preso con una coperta in quattro e l’abbiamo portato in infermeria.
I RITARDI NEI SOCCORSI E “GLI ORSI” L’infermiera gli ha misurato la pressione. Siamo stati 20 minuti, mezzora lì e non è arrivato il 118. Siamo andati a prendere le giacche e siamo tornati. Dopo altri 20-30 minuti è arrivato il 118, quindi dopo un’ora, alle 5 del mattino. L’operatore “orsi blu” [Ors, il gestore?] ci ha chiesto chi fosse e dove dormisse ma noi non lo sapevamo. Abbiamo aperto le sue cose con tutti i vestiti suoi e io ho avuto paura. Hanno preso i vestiti e se li sono portati via e io li ho aiutati. La mattina dopo ci hanno detto che era morto. Una poliziotta piangeva. Tanta gente si è arrabbiata e dopo è cominciato il disastro [le proteste nel centro].
LA TERAPIA, SI ERA FUSO IL CERVELLO Lui pigliava quella terapia lì, quella puntura e dormiva fuori. Non era così quando era arrivato [dal CPR di Trapani]. Un po’ era l’incendio, però è venuto qua, si è bruciato proprio il cervello, si è proprio fuso il cervello. [Chiesti chiarimenti: sarebbe venuto da Trapani già molto intontito, sotto terapia].
DORMIVA FUORI Dormiva fuori lui: dormi dentro, qualcuno ci si accorge quando lui ha fatto la corda, Perché lui dormiva proprio vicino dove c’è la corda, là, sotto quella tenda tipo tenda là, come un balcone, da. Dormiva sotto, fuori nel cortile, nell’area, dove c’è la gabbia, dove camminiamo la mattina, usciamo, come le galline facciamo un giretto e torniamo la sera sempre dentro.
IN INFERMERIA SOLO MEDICINE PER ADDORMENTARE Niente, se loro l’hanno fatto tutto presto, se c’era qualche guardia medica là, qualche attrezzo per rianimare le persone, lui sarebbe vivo. perché lui da là dove sta lui a terra dicono che il cuore pulsava ancora, c’era speranza di rianimarlo e farlo svegliare. Ma hanno aspettato tutto quel tempo lì, non c’era attrezzi non c’era quello che serve per fare il massaggio cardiaco, non c’è niente, per forza. Per arrivare in infermeria dove non c’è proprio niente: c’è solo terapia, quella lì, lyrica, rivotril, valium, mias, talofen (…) tutta quella roba lì. Se invece c’era qualcosa per fare rianimare una persona per svegliarlo, non so, perché è andato in coma… non c’è niente.”
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