Sono tempi difficili, quelli che viviamo in questi tutt’altro che ruggenti anni Venti. Lo sono perfino per certi aggettivi: provate a parlare di impegno “politico” a chi si occupa di scuola e ne avrete la misura. Lo spazio politico, nella percezione popolare, è diventato quasi sempre solo quello astratto, riservato a esponenti litigiosi quanto simili, quello della propaganda, della speculazione cinica, dell’opportunismo. Eppure, non dovremmo affatto vedere tutta questa gran differenza tra impegno civile e impegno politico: in latino e greco sono la stessa parola, spiega nell’intervista video (qui sotto) con Territori Educativi Giovanni Figà Talamanca – assessore del Primo Municipio della capitale, arrivato a occuparsi della Cosa Pubblica proprio dalle politiche scolastiche, vissute prima come genitore. La scuola, ad esempio, fornisce una straordinaria occasione di fare comunità e quella di preoccuparsi dell’educazione, per citare Paulo Freire, è soprattutto una preoccupazione politica. Certo, i genitori cominciano a impegnarsi perché pensano ai propri figli, hanno quello specifico interesse e danno il meglio di sé, poi però si va necessariamente verso il “noi” e si arriva a pensare più in grande. Non da utenti ma da protagonisti del cambiamento. È stato così che nel Primo Municipio, dove la scuola-istituzione ha imparato a non temere la scuola-comunità del territorio, perfino durante la pandemia, si è riusciti a fare cose che sembravano impensabili
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Si fa presto a dire che la scuola e il territorio non possono non aprirsi a una relazione aperta e virtuosa. Quando però il territorio è un Municipio della capitale come il Primo – con una popolazione superiore ai 150mila abitanti (paragonabile, quindi, a quella di Perugia o Cagliari) e un’area di competenza che va da Monte Mario a San Giovanni e dal Gianicolo a Castro Pretorio – la governance diventa piuttosto complessa. A maggior ragione, poi, se la relazione con l’Amministrazione centrale del Campidoglio è tutt’altro che armoniosa. Per quel che riguarda i problemi concreti del mondo della scuola, la giunta che guida il Comune è risultata non solo distante, ma a volte anche ostile, racconta nell’intervista video che trovate qui sotto Giovanni Figà Talamanca, assessore alle politiche educative scolastiche con diverse deleghe importanti, da quelle all’edilizia al Verde scolastico al Patrimonio e al Bilancio.
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Il grande problema dell’edilizia scolastica, gravato da un passato di abbandono, dalle politiche dei tagli della spesa e da scarsa attenzione, richiede azioni di estrema urgenza. Il Primo Municipio ha capito che non c’era tempo da perdere e, avvalendosi di un intervento tempestivo e qualificato dalle necessarie competenze, è riuscito a ottenere finanziamenti derivanti da fondi europei per oltre 20 milioni di euro. Una cifra impensabile e niente affatto semplice da gestire, ma “se non l’avessimo fatto, a Roma non sarebbe arrivato neanche un euro”, dice l’Assessore, “muoversi come un comune, pur non essendolo, richiede grande coraggio e funzionari disposti a mettersi in gioco“.
Qualcosa di altrettanto difficile è avvenuto, nella scorsa estate, con i centri estivi, un successo rilevante ottenuto ancora grazie alla tempestività ma, soprattutto, grazie alla possibilità di contare sulla rete di comunità che nel Municipio era stata costruita da tempo con pazienza e capacità di tessere relazioni vere. Una rete che si avvale anche del rilevante Patto di comunità, siglato nel novembre scorso, “una cornice per fare, per ricostruire il tessuto della società”, secondo Figà Talamanca, e del Patto di collaborazione tra scuole e Municipio, ispirato dall’idea delle scuole aperte e partecipate, rinnovato proprio nelle scorse settimane con un crescente numero di istituti.
L’intervista video con Giovanni Figà Talamanca
Questo articolo fa parte dell’inchiesta La scuola è territorio dedicata a Roma