Abbiamo spalancato le finestre, come fanno ogni giorno in questi mesi i ragazzi nelle scuole, e abbiamo lasciato aperti i cancelli, come insegnano le associazioni genitori, per sbirciare fuori. Poi abbiamo messo in comune tante domande, come suggeriscono insegnanti ed educatori consapevoli che bambini e bambine, ragazzi e ragazze pensano grande. Infine, abbiamo camminato tra piazze e siti web, vicoli e qualche bosco, ex case del custode e seminterrati di diverse scuole, a cominciare da quelle “aperte e partecipate”. L’inchiesta su scuola e territorio a Roma e dintorni racconta di associazioni genitori che, in tempi di pandemia, discutono e promuovono iniziative solidali. Indaga su come nei territori siano emerse forme di mobilitazione e proposte da parte di genitori, insegnanti, studenti, ma anche esperienze di educazione diffusa. Un insieme assai ricco e poco visibile di percorsi autonomi di trasformazione sociale e di ricomposizione delle relazioni che, tra inevitabili limiti, prende forma senza spinte dall’alto. Non si tratta di pensare in astratto il rapporto tra scuola e territorio, sembrano indicare quei percorsi, ma di scoprire che la scuola è il territorio e tutti coloro che lo abitano ogni giorno
La vignetta è di Gianluca Foglia Fogliazza, disegnatore parmigiano
“Si può educare solo avendo una grande visione”
(Nora Giacobini)
L’inchiesta La scuola è il territorio – dedicata a Roma e dintorni – raccoglie prima di tutto alcuni racconti e punti di vista critici di associazioni genitori – IC Via Padre Semeria/Garbatella (Siamo quello che facciamo), Di Donato-Manin (Il grande salto in lungo e Il cielo sotto l’Esquilino), Pisacane/Tor Pignattara (Custodi di mondi diversi), Garibaldi/Appio Latino (Nel cuore di Anita c’è il territorio), Fratelli Bandiera/Piazza Bologna (Reinventare le scuole aperte), Morante/San Saba-Testaccio (La scuola si apre insieme), Leopardi/Trionfale (Partecipar m’è dolce in questo parco) -, oltre alla registrazione di un incontro web promosso dal progetto Scappare (La sfida dell’antivirus) e al resoconto di eventi organizzati da diverse scuole aperte sui temi della partecipazione (In cerca di partecipazione e Per una scuola partecipata).
Ad arricchire questa sezione sono anche un documento (uno dei frutti più importanti delle scuole aperte romane, cioè il Vademecum delle scuole aperte e partecipate, diffuso nel maggio 2020), l’intervento di un’insegnante-assesora alla scuola (Cambiare quel “fuori dalla scuola”) e due interviste: una a Lidia Cangemi, preside del liceo Kennedy (Il territorio, l’orto e la radio), l’altra a Giovanni Figà Talamanca, assessore alla scuola del Municipio I (Restituire senso all’impegno politico).
Molto ampio, nell’inchiesta, è il contributo di realtà educative non formali di differenti territori: Cemea del Mezzogiorno (Il grande gioco dell’incertezza), AltraMente/Tor Pignattara (Muoversi in apnea), Comitato di scuola “La torta in cielo”/Trullo (Vi dobbiamo delle scuse).
Alcune delle realtà coinvolte hanno scelto di ragionare sulle potenzialità dell’educazione diffusa: l’Associazione Io sono (Togliere i cancelli) che agisce in alcuni quartieri e scuola di Roma sud-est, l’Asilo del Bosco di Ostia (La nostra scuola è il mondo) e l’Accademia Popolare dell’Antimafia e dei Diritti (Scoprire il territorio) che interviene invece nel quartiere di Cinecittà. In questo scenario, merita una segnalazione il Patto educativo territoriale della Comunità educante diffusa, nato su iniziativa dell’assessorato Politiche Scolastiche del Municipio VII (una conseguenza di quel Patto è stata la pubblicazione di un avviso per la concessione dei locali scolastici per attività socio-culturali, leggi Scuole per il territorio).
Un’ottima ricerca sul campo a proposito di scuola e Covid è stata invece quella curata da due educatrici per Educazione Aperta e dedicata al territorio di confine tra le province di Roma e Viterbo, che sono riuscite a dare voce a studenti e studentesse, insegnanti, assistenti scolastici, amministratori locali ma anche genitori (Per una scuola condivisa). A proposito dell’incredibile esperienza che stanno vivendo in questi mesi ragazzi e ragazze, anche in un altro articolo (Fare tesoro di un tempo difficile) emerge il loro pensiero, raccolto in questo caso con interviste individuali e collettive apparse su Scappare.it (si tratta di ragazzi e ragazze di tre scuole aperte e partecipate di Roma). Infine, ad allargare lo sguardo in uno scenario storico e a cercare importanti nessi con i movimenti attenti ai temi dell’infanzia degli anni Sessanta e Settanta è l’intervento di Ambra Pastore (Sulla linea di un cerchio).
Non mancano, ovviamente, importanti contributi di insegnanti come Valentina Paravano (La vita fuori e dentro i cancelli), Marco De Bernardo (Far rinascere una scuola, sulle vicende della piccola scuola di San Felice Circeo, Latina) e Fiorella Nicolini (Siamo usciti fuori dall’aula).
Ha scritto don Roberto Sardelli della Scuola 725: “Dobbiamo cominciare dai micro-mondi, dalle piccole comunità locali, dalla base. Se il cambiamento non germoglia in basso, inutile farsi illusioni, tutto resta immobile… Nessuna rivoluzione sociale profonda sarà però cittadina o di municipio, nascerà soltanto nei territori. Non abbiamo scorciatoie…” (Ripartire dai piccoli gruppi).