L’Unione Europea ha deciso in passato di consentire l’utilizzo del glifosato, l’agrotossico più utilizzato nella storia dell’umanità, fino alla fine di quest’anno. La decisione è stata presa malgrado si sia a conoscenza del fatto che possa comportare danni gravissimi per la salute di ogni essere vivente sul pianeta. In primo luogo bisognerà tornare a chiedersene il perché e a rendere chiunque consapevole delle risposte, poi si dovrà impedire, con ogni mezzo necessario, che ci sia una nuova proroga. Oltre alle gravi conseguenze già note derivanti dall’esposizione diretta a questi agrotossici, diverse indagini si concentrano oggi sull’effetto dei residui che rimangono dopo la loro applicazione nelle coltivazioni. Studiano, ad esempio, la presenza di glifosato nel corpo umano a causa dell’ingestione di suoi residui nel cibo e nell’acqua, e anche gli effetti dei residui che rimangono nei terreni. Uno degli impatti del glifosato venuti alla luce di recente è la capacità di provocare la morte di microbi benefici all’interno degli organismi, con lo squilibrio che questo provoca nel sistema digestivo e immunitario di esseri umani, animali e insetti. Un altro nuovo aspetto davvero preoccupante è la presenza di conseguenze negative intergenerazionali. Non sarebbe il caso che di questo attentato alla vita dei più piccoli si parlasse a scuola almeno quanto si parla, giustamente, delle conseguenze dei cambiamenti del clima?
Numerosi studi scientifici pubblicati di recente mostrano nuovi impatti dannosi sulla salute umana, animale e vegetale del glifosato e di altri agrochimici utilizzati nella produzione agricola e alimentare. Oltre alle gravi conseguenze, già note, dovute all’esposizione diretta a questi agrotossici, diverse indagini si concentrano sull’effetto dei residui che rimangono dopo la loro applicazione nelle coltivazioni. Studiano, ad esempio, la presenza di glifosato nel corpo umano a causa dell’ingestione di suoi residui nel cibo e nell’acqua, e anche gli effetti dei residui che rimangono nei terreni. Uno degli impatti del glifosato che sono venuti alla luce è provocare la morte di microbi benefici all’interno degli organismi, con lo squilibrio che questo provoca nel sistema digestivo e immunitario di esseri umani, animali e insetti. Un altro aspetto molto preoccupante è la presenza di conseguenze negative intergenerazionali.
Dopo che l’Agenzia internazionale dell’OMS per la Ricerca sul Cancro ha esaminato centinaia di articoli scientifici, a partire dai quali nel 2015 ha dichiarato che il glifosato è cancerogeno per gli animali e probabilmente per l’uomo, è stata pubblicata una quantità significativa di articoli scientifici che lo confermano e che aggiungono altri aspetti.
Uno studio canadese pubblicato nel 2022 studia l’associazione di malattie neurologiche e psichiatriche con l’alterazione della flora intestinale negli esseri umani a causa del glifosato, un’alterazione che avrebbe anche impatti intergenerazionali. Si tratta di un nuovo approccio che conduce a risultati molto preoccupanti. Ci si interroga sugli impatti dell’alterazione a lungo termine della relazione sana dell’asse intestino-cervello-microbioma e sulla persistenza di queste alterazioni nelle generazioni successive (Barnett et al, “Is the Use of Glyphosate in Modern Agriculture Resulting in Increased Neuropsychiatric Conditions Through Modulation of the Gut-brain-microbiome Axis?”).
Un altro studio sottolinea che, oltre agli effetti già noti di alterazione ormonale, la presenza di residui di glifosato e/o dei suoi metaboliti nelle donne in post-menopausa è associata alla metilazione del DNA, un’alterazione molecolare che può causare il cancro e accelerare l’invecchiamento cellulare (Lucia et al, “Association of Glyphosate Exposure with Blood DNA Methylation in a Cross-Sectional Study of Postmenopausal Women”, 2022).
Nel caso delle api, oltre agli impatti già noti di morte negli alveari per disseminazione di agrotossici, due studi pubblicati nel 2022 hanno scoperto che il glifosato produce alterazione del sistema immunitario delle api. La stessa cosa era già stata notata nei topi di laboratorio. Un team di ricercatori dell’Università del Texas ha scoperto che, come avviene con gli antibiotici, il glifosato uccide parte della flora intestinale delle api, il che indebolisce il loro sistema immunitario e aumenta la loro vulnerabilità alle malattie (Motta et al, “Glyphosate induces immune dysregulation in honey bees”, 2022).
Un altro studio condotto da ricercatori di università del Canada ha analizzato l’effetto del glifosato e di altri erbicidi, fungicidi e pesticidi, che colpiscono sia le api che altri insetti che entrano in contatto con questi agrotossici a causa della loro presenza nelle piante e nei terreni. Si scopre che questo compromette seriamente il microbiota [ndt – l’insieme dei batteri che popolano l’intestino] di insetti e animali, oltre a diminuire la presenza di microbi benefici nei terreni e nell’ambiente (Daisley et al, “Deteriorating microbiomes in agriculture – the unintended effects of pesticides on microbial life”, 2022).
In questi e in altri studi, c’è molta preoccupazione per la devastazione della diversità microbica a causa degli agrotossici, cosa che altre ricerche hanno dimostrato negli esseri umani, con la conseguenza di una maggiore vulnerabilità immunologica.
Uno studio finlandese ha dimostrato che i residui di glifosato presenti nel suolo influenzano la produzione di fitormoni di colture non bersaglio [ndt – colture che non erano oggetto dell’intervento], alterandone la resa e le difese naturali (Fuchs et al, “Herbicide residues in soil affect hormone levels in crop plants”, 2022).
Il glifosato è l’agrotossico più utilizzato nella storia dell’umanità, poiché, oltre che in agricoltura, le aziende ne hanno promosso l’uso nel giardinaggio, nei parchi e ai bordi delle strade e delle autostrade, tra gli altri usi, il che ha aumentato la sua diffusione geografica e la presenza di residui nei terreni e nelle fonti d’acqua. Ma l’aumento esponenziale del suo uso è dovuto alle colture transgeniche, che sono quasi tutte tolleranti a questo erbicida, ora combinato con diversi altri agrochimici di grande tossicità, perché l’uso intensivo ha generato resistenza in più di 250 piante infestanti, cosa che ha portato le aziende ad aggiungervi sempre più sostanze ad alto rischio.
Ciò che spiega questa escalation tossica, con enormi conseguenze negative sulla salute di tutte e tutti, sulle piante, sugli animali e sugli ecosistemi, è il fatto che poche imprese transnazionali controllano più di due terzi del mercato globale delle sementi e degli agrotossici. Malgrado l’agricoltura senza sostanze chimiche sia praticabile, più sana e più nutriente, sono riusciti a imporre l’uso di sostanze tossiche e a generare dipendenza negli agricoltori industriali, medi e persino piccoli, con la connivenza e il sostegno dei governi. In Messico c’è un decreto, limitato, ma che almeno esorta ad eliminare l’uso del glifosato entro il 2024. Nonostante le manovre e le falsità delle aziende che producono veleni e dei loro rappresentanti come Proccyt, che difendono i propri guadagni a scapito della salute di tutti, è imprescindibile muoversi verso un’agricoltura senza agrotossici e senza dipendenza dalle multinazionali.
Fonte: “Nuevos impactos del glifosato”, in La Jornada, 23/04/2022.
Traduzione a cura di Camminardomandando
Eddi Pin dice
Dalle mie parti la monocoltura di viti e l’uso di agrotossici sta decretando la morte di api e tanti tipi di uccellini
Luca dice
La risposta…boicottaggio della materia che utilizza questi veleni!
Marina Martinetto dice
In Burkina Faso, lungo le strade, c’è la pubblicità del SUNPHOSATE, con un bel sole radioso (credo che venga dalla zona anglofona della costa).
E visto che spargere gli erbicidi è un lavoro poco faticoso, spesso viene affidato ai bambini, naturalmente senza maschera né guanti né altre protezioni.
edoardo dice
d’accordo al 100% con quanto sì chiaramente esposto. Aggiungerei solo che occorre battersi con ogni mezzo affinchè l’educazione alimentare diventi materia scolastica sin dalle elementari. Le nuove generazioni avrebbero in tal modo una buona arma per boicottare l’acquisto di prodotti pericolosi venendo così anche educati al non spreco e collaborando a far nascere una mentalità di minore ma sana produzione agricola. A chi giova una resa di X qli
per ettaro, per poi distruggerne la metà ?