Jean Baudrillard, più di altri, ha alimentato la critica dell’economia (dalle illusioni del produttivismo alla falsa ideologia dei bisogni) tanto come dottrina che come pratica. Secondo Serge Latouche, però, il sociologo francese resta prezioso anche per aver approfondito la scomparsa progressiva del reale che diventa virtuale, per aver saputo leggere il terrorismo come risposta al totalitarismo del mercato e, infine, per aver anticipato come la mondializzazione liberale si realizza sempre più, come dimostrano gli ultimi mesi, in un controllo totale e poliziesco, nei vincoli e nelle restrizioni

Un attestato di grande stima e sintonia verso il compagno di gioventù, poi abbandonato, quella che Latouche offre nel suo ultimo, complesso lavoro: Remember Baudrillard – titolo che richiama uno dei testi famosi di quest’ultimo: Dimenticare Faucault – e tradotto in italiano poco felicemente con Quel che resta di Baudrillard (Bollati Boringhieri, p. 243, 2021).

Il massimo teorico della decrescita frequentò il poliedrico pensatore francese che attraversava tantissimi campi del sapere (dalla sociologia alla semiologia e alla linguistica, dall’antropologia alla psicanalisi) durante gli anni parigini. Baudrillard sarà anche nella commissione dell’Università di Lille, nel 1975, che discusse la tesi specialistica di Latouche su Epistemilogia ed economia. Fino al 1976 – anno in cui Baudrillard pubblica Lo scambio simbolico e la morte, i loro interessi sembravano convergere nella critica dell’economia tanto come dottrina che come pratica. Le merci, in quanto oggetti, sono anche segni legati tra loro da un sistema di significazione e occorreva mostrare le contraddizioni del consumismo e della cosiddetta “società dell’abbondanza”. Il sociologico francese aveva messo infatti a nudo le illusioni del produttivismo, la falsa ideologia dei bisogni e della loro soddisfazione, in altre parole la logica stessa del sistema industriale sia capitalistico che socialista. La basi teoriche di quella che sarà la corrente della decrescita, erano già contenute nel suo testo capitale del 1972: Per una critica dell’economia politica del segno. In esso venivano demolite le ragioni per cui l’economia ritiene di rappresentare il reale.
Successivamente al 1976, in concomitanza con il delinearsi di un secondo Baudrillard, le loro strade incominciarono a divergere. A partire da Della Seduzione (1979), Simulacri ed Impostura (1981), per Jean si apre uno spazio quasi esoterico e aforistico centrato sul disincanto nei confronti della modernità con ironica rassegnazione. Nonostante il successo che questi libri riscossero in America, gli interessi dei nostri due autori sembrarono allontanarsi radicalmente. È solo nel 2014 che un insieme di coincidenze significative spinse Latouche a rileggere, quarant’anni dopo, La società dei consumi (1970) insieme alle opere più recenti alla luce di un mondo contemporaneo di cui egli aveva previsto l’avvento in maniera lucidamente precorritrice.
Baudrillard individua il processo di scomparsa progressiva del reale che diventa completamente virtuale. È l’avvento dell’era del simulacro attraverso il processo capitalistico, mediatico, pubblicitario. La globalizzazione è il compimento integrale di questo processo. La derealizzazione è stata galoppante passando degli schermi televisivi ai videogiochi, dal web ai social network fino al simbolo raddoppiato delle Torri gemelle del Word Trade Center di New York. Baudrillard vi si erano soffermato vent’anni prima che gli attentati dell’11 settembre 2001 aprissero ufficialmente la nostra epoca.
”Se ce ne fosse una sola – scrive Baudrillard – il monopolio non sarebbe incarnato… le due torri del Word Trade Center sono il segno visibile della chiusura di un sistema nella vertigine del raddoppiamento”.
Il 3 novembre 2001 scrive su Le Monde un articolo che susciterà scalpore, poi ampliato in Lo spirito del Terrorismo e Power Inferno (2002). Al pari del giornalista e scrittore Tiziano Terzani, egli vede nel terrorismo un controterrorismo in risposta al totalitarismo del mercato e all’arroganza imperialista della cultura occidentale. Si tratta dunque della rivincita dei popoli dello specchio. Ma per un effetto di reversibilità, l’epoca dei terrorismo provoca una controreazione totalitaria nel cuore dell’Occidente, quella che vediamo oggi sempre più dispiegata. La mondializzazione liberale si realizza in un controllo totale e poliziesco, nei vincoli e nelle restrizioni.
Baudrillard – che muore nel 2007 – anticipa lucidamente l’ossessione di sicurezza che caratterizza gli ultimi anni segnati dalla Covid-19, dove la prevenzione dei rischi si propaga ad una velocità inarrestabile e fagocita ogni istanza umana. La saturazione dell’informazione e della comunicazione finisce per diventare un meccanismo mortifero che invade tutti i campi: dall’informatica, alla borsa, dalla pandemia al terrorismo. È l’altro che, negato e rimosso, ritorna in forma diffusa, virale. Di fatto l’implosione del sistema, di cui il terrorismo è una delle manifestazioni, avviene perché viene negato lo scambio simbolico a favore – come già scriveva nel 1999, alla “gigantesca impresa tecnica di eliminazione del mondo naturale. Tutto ciò che è naturale verrà negato da cima a fondo”. Anzi per Baudrillard la civiltà occidentale rischia di crollare proprio per la sua incapacità di raccogliere la sfida lanciata dagli Jihadisti.
Come scrive Latouche,
“il rifiuto di affrontare l’insicurezza intrinseca della condizione umana e il rifiuto di riconoscere la presenza ineluttabile del male, porta l’Occidente nell’impasse mortale di questa reversione”.
Conoscitore profondo e attento dei rami più significativi della cultura internazionale, l’economista francese ha voluto creare e dirigere le collane I precursori della Decrescita che sono edite sia in Francia che in Italia, per rendere chiaro che ancor prima che il termine decrescita fosse coniato molti insigni pensatori avevano messo in luce i suoi temi di fondo. Lo stesso Latouche nel 2014 aveva redatto il volume Baudrillard o la sovversione attraverso l’ironia (Le passage Clandestin, Jaca Book). Con questo nuovo testo, capiamo che il nostro debito verso di lui è ancora più grande e tocca punti cruciali per la nostra sopravvivenza che, come Jean aveva previsto, sono diventati completamente indicibili per il sistema.
Nell’Archivio di Comune gli articolo di Serge Latouche sono leggibili qui
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