Nel codice Rocco del 1930 ci sono dei veri e propri residui fossili espressione di una concezione barbarica del diritto penale. Ne fanno parte, ad esempio, le diverse ipotesi di cosiddetta “responsabilità oggettiva” in cui un soggetto è ritenuto responsabile per un fatto, indipendentemente dalla verifica del dolo o della colpa a suo carico. Sono ipotesi odiose che portano a degli automatismi incostituzionali.
Non a caso, quando entrò in vigore la Costituzione, tutte queste fattispecie non sono state eliminate (ahimè) ma almeno si è tentato di correggerle con il principio di colpevolezza, non sempre riuscendoci. Fatto sta che, nel corso degli anni, si è tentato di limitare gli impatti di queste forme scellerate di responsabilità, quasi mai si è andati ad estenderle.
Invece, eccolo là, l’ignobile decreto legge – che segue alla strage di Cutro – prevedere una nuovissima ipotesi di responsabilità oggettiva, per cui una serie di condotte eterogenee (dalla promozione, alla direzione, all’organizzazione, al finanziamento fino al trasporto) finalizzate all’ingresso irregolare di persone nello Stato è punito con la reclusione fino a trent’anni se deriva la morte di più persone o delle lesioni alle stesse.
Perché hanno deciso di utilizzare questa modalità di imputazione della responsabilità? Perché è la più infima e becera. Quella che permette di avere meno problemi in sede di accertamento della responsabilità penale. Stavi guidando quella barca, sono morte delle persone, tu ti sei salvato? Bene, ti fai trent’anni di galera. Il capro espiatorio perfetto. Gli “scafisti”. Coloro contro cui riversare tutto l’odio della società scossa dalla strage di Cutro; coloro che possono essere destinatari di una forma di criminalizzazione violentissima. Chi se ne importa se, poi, queste persone sono state messe alla guida di un barchino perché magari non potevano pagarsi il costo del viaggio o perché erano gli unici a saper guidare una nave. Chi se ne frega. Loro pagheranno per tutti.
Loro pagheranno per le morti, dei loro fratelli e sorelle. Pagheranno a carissimo prezzo. Così, abbiamo trovato il capro espiatorio e un nuovo specchietto per le allodole. Mentre il nostro Governo continua a finanziare i “trafficanti” veri, quelli con cui si stringono accordi nelle stanze dei bottoni, quelli che si sono – in questi anni – ricoperti d’oro per esternalizzare le frontiere.
Un fatto da far venire i brividi. Un nuovo punto di maturità dell’uso simbolico del diritto penale, che può arrivare a far marcire in galera per decenni degli innocenti.
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