La resistenza armata è descritta e concepita come una scelta ovvia e opportuna per l’Ucraina, ma perché scartare a priori altre strade? Perché non incoraggiare una resistenza civile del popolo? Certo, non potrebbe fermare l’invasione, ma nemmeno la resistenza armata sembra in grado di farlo e non a caso Zelenski parla di terza guerra mondiale. Una resistenza popolare con forme di non-collaborazione e boicottaggio potrebbe col tempo cambiare lo scenario, scrive Lorenzo Guadagnucci, favorire la nascita di una conferenza internazionale su tutte le guerre in corso ma anche l’accoglienza per gli obiettori di coscienza ucraini
Foto Rete degli studenti medi
Fra i tanti paradossi del non-dibattito sulla guerra in Ucraina e sulle scelte che abbiamo compiuto o stiamo per compiere e su ciò che ne può conseguire (questo aspetto, in particolare, è pressoché inesistente nel discorso pubblico), c’è un piccolo ma rivelatore paradosso. Molti, fra quanti sostengono la necessità di inviare armi da guerra al governo ucraino, fanno un parallelo con la resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale: partigiani allora contro l’occupazione nazifascista, partigiani oggi contro l’invasione russa; il paradosso è che gli eredi dei nostri partigiani, cioè l’Anpi, respinge tale accostamento ed è scesa in piazza per la pace e contestando l’opportunità di gettare benzina, cioè armi, sul fuoco della guerra. Paradosso nel paradosso: fra chi sostiene il parallelo Italia ’43 – Ucraina ’22 non sono pochi i detrattori della resistenza italiana, sempre sminuita nella sua importanza, se non attaccata per le sue attitudini politiche e le sue azioni.
Proprio un’analisi storica ci permette di avviare un ragionamento attorno alle scelte che stiamo compiendo e alle prospettive che ne conseguono. È pacifico, sul piano storico, che i nostri partigiani durante la seconda guerra mondiale furono un supporto – prezioso e di enorme spessore morale, un viatico all’insediamento della repubblica antifascista, ma un supporto – alle forze armate alleate, vere protagoniste sul piano militare della liberazione d’Italia e della sconfitta dell’esercito tedesco. Mutatis mutandis, la scelta di armare l’Ucraina è stata presa senza prefigurare alcunché: gli esperti militari sostengono che per fermare e sconfiggere l’invasore russo non basterà distribuire armi alla cittadinanza, ma servirebbe un intervento militare esterno, cioè cacciabombardieri e tutto il resto, quindi una guerra aperta contro la Russia da parte della Nato, dell’Unione europea o almeno di una coalizione di stati. Se questa fosse la strategia, l’impulso alla resistenza ucraina avrebbe un senso diverso – cioè più senso – da come si prospetta attualmente, sia pure al prezzo di scatenare – sostanzialmente – una terza guerra mondiale.
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Altrimenti, qual è l’obiettivo dell’invio di armi? Nessuno si è sentito in obbligo di chiarirlo, nell’assenza di un vero dibattito sulla guerra in corso e sulle opzioni che abbiamo a disposizione. Se non vogliamo la terza guerra mondiale – e tutti dicono di non volerla – e se non è possibile fermare altrimenti l’invasione russa, perché inviamo armi? Per aiutare la giusta resistenza ucraina, si dice. Ma con quali obiettivi? In vista di che cosa? Di quale via d’uscita, cioè di quale soluzione che possa far tacere le armi? E a che prezzo? Nessuno ne parla.
Una resistenza armata?
È possibile che si pensi di rallentare l’invasione, sperando che nel frattempo succeda qualcosa a Mosca: una rivolta popolare, un golpe a opera degli oligarchi… Mah. O forse si ipotizza di convincere Putin, attraverso una resistenza più forte del previsto, a limitare i propri obiettivi e magari “accontentarsi” di occupare solo una parte del paese. O forse altro ancora, ma nessuno menziona ipotesi e prospettive; nessun giornalista incalza i governi europei su questo punto, né un dibattito si è aperto nel mondo politico: tutti sembrano accontentarsi delle decisioni prese finora, senza spingersi oltre, senza offrire alcuna prospettiva. Il dubbio dunque è legittimo. Davvero una resistenza armata in Ucraina è la soluzione migliore per l’avvenire del popolo ucraino e di tutti gli europei? Non c’è il rischio che tutto si risolva in una carneficina ancora più cruenta senza il minimo avvicinamento a una soluzione?
In questa paralisi del pensiero chiunque voglia mettere la guerra in Ucraina in una prospettiva storica e sul più ampio scenario geopolitico globale, viene messo sotto attacco e accusato di fare il gioco del nemico, se non si trova addirittura inserito nel girone infernale dei “putiniani” (metodo violento e volgare praticato sia da modesti esponenti politici sia da supposte grandi firme del giornalismo). Eppure, non è possibile affrontare politicamente la guerra ucraina, senza gli strumenti della politica e quindi senza prospettiva storica. Il movimento pacifista italiano ha messo a disposizione le sue conoscenze e la sua esperienza pluridecennale – a questo è servita la manifestazione del 5 marzo – ricordando, fra le altre cose, gli errori compiuti nell’ultimo trentennio: è dal 1989, quando il blocco sovietico cominciò a dissolversi, e non dal febbraio scorso che pacifisti e nonviolenti indicano la necessità di immaginare un futuro di pace in Europa attraverso la collaborazione con la Russia e i paesi limitrofi, liberando il continente dai missili ereditati dalla guerra fredda (“dall’Atlantico agli Urali”, si diceva); rispettando l’impegno a non allargare la Nato verso est; dismettendo le testate atomiche.
È un fatto storico che siamo andati in direzione opposta, con sicumera da apprendisti stregoni, favorendo pericolosamente lo sviluppo dei nazionalismi nell’est europa e l’ansia russa di accerchiamento, come detto e scritto infinite volte da innumerevoli osservatori e diplomatici. La guerra un corso potrà finire solo riprendendo il filo di questo ragionamento, ma toccherà farlo con un’occupazione in corso, una minaccia di guerra globale incombente e migliaia di morti in più.
La resistenza armata oggi è descritta e concepita come una scelta ovvia, oltre che opportuna, nell’Ucraina soggetta a un’invasione, ma perché scartare a priori altre strade? Perché non domandarsi se non stiamo rischiando di incrementare distruzione e morte, col carico di odio aggiuntivo che ciò comporta, senza un vero motivo, in assenza di obiettivi politici percepibili, cosicché fra qualche settimana e con qualche migliaia di morti in più, si presenti comunque la necessità di confrontarsi con un’Ucraina occupata dai russi e la necessità di trovare un equilibrio geopolitico.
Una resistenza popolare
Perché allora non incoraggiare una resistenza civile del popolo ucraino? Sarebbe meno cruenta e probabilmente più efficace. Certo, non potrebbe fermare l’invasione, ma nemmeno la resistenza armata sembra in grado di farlo e non a caso il presidente Zelenski ha già chiesto un intervento diretto dell’occidente, quindi la terza guerra mondiale. L’occupante, una volta terminata l’invasione, dovrà “governare” in qualche modo l’Ucraina, e una resistenza popolare con forme di non-collaborazione e boicottaggio potrebbe col tempo cambiare lo scenario, nonostante gli sfavorevoli rapporti di forza in ambito militare. Una resistenza civile renderebbe anche più plausibile e più concreto l’intervento di un mediatore internazionale, potrebbe ridare smalto all’Onu, fondata a suo tempo per impedire il ricorso alla guerra come metodo di regolazione dei rapporti fra stati – il metodo, non dimentichiamolo, che nel secolo scorso ha trasformato l’Europa in un cumulo di macerie e in un immenso cimitero.
In un documento dei giorni scorsi, i pacifisti tedeschi suggeriscono questa strada: chiedono il cessate fuoco russo, una conferenza internazionale su tutti i conflitti in corso, un’azione diplomatica per una nuova architettura di sicurezza ma anche la rinuncia ucraina alla lotta armata e il passaggio alla resistenza civile, nonché l’accoglienza per gli obiettori di coscienza ucraini, e poi il sostegno di lungo periodo ai cittadini ucraini nella ricostruzione di spazi di democrazia anche in condizioni di temporanea occupazione russa.
Verso l’irrimediabile
Conosciamo già la reazione immediata del Palazzo e dei media mainstream: roba da sognatori, mentre i tank russi avanzano; Putin va fermato e basta. È per via di questo riflesso pavloviano – il rifiuto delle riflessione a mente aperta con profondità storica – che le manifestazioni pacifiste di questi giorni vengono ignorate, sbeffeggiate o messe esplicitamente sotto accusa, ma qui si torna al punto di partenza. Se l’obiettivo è davvero fermare l’invasione, come ignorare le richieste di escalation che arrivano dal presidente Zelenski? E come evitare, allora, la terza guerra mondiale?
Nessuno ha certezze di fronte agli orribili avvenimenti di questi giorni, ma senza un dibattito serio, senza mettere i fatti in una prospettiva storica, senza immaginare una soluzione di medio e lungo periodo che consideri e includa gli interessi geopolitici russi (nonostante i crimini di Putin e dei suoi generali, che forse un giorno saranno puniti), il rischio incombente è uno scivolamento progressivo, passo dopo passo, verso l’irrimediabile.
Materiali utili:
- Un’intervista non banale sul contesto geopolitico e le possibili soluzioni del conflitto con Andrea Riccardi, della Comunità di Sant’Egidio
- Un intervento di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, sulla resistenza nonviolente
- Una riflessione (e un’intervista) di Pasquale Pugliese, vice presidente del Movimento Nonviolento
- L’appello dei pacifisti tedeschi “Fermare subito l’attacco. Rinunciare alla resistenza militare, la resistenza deve essere civile”
Nessuna tensione internazionale giustifica questa aggressione di stampo medioevale ad un paese indipendente e alla popolazione civile. Un bambino su otto in questo momento è profugo, dati UNHCR. Si vergogni a dire che la guerra era inevitabile!
Come non essere completamente in sintonia con te, caro Lorenzo. Conto niente Come anziano volontario e visionario, ma l’altra notte in un letto d’ospedale a Pinerolo, ho fatto analoghe tue riflessioni. Sogni si ma densi dei tuoi stimoli. Era Papa Francesco in bianco davanti ai carri armati e con dietro migliaia di ucraini e giovani europei accorsi, in particolare donne, senza un arma, coltello o bastone: solo il loro corpo e mente dietro/accanto al Papa.
Che aggiungere d’altro?
Che le mamme ed i papà che con amore hanno unito loro DNA e creato un embrione di nuova vita, siano la speranza e stimolo di salvezza, perfino stimolatori positivi di un Curia che forse non si è sentita così coordinata col loro padre spirituale per vincere la guerra con la pace.
Grazie Lorenzo e grazie a quanti Come me e te e sopratutto a mamme perché ispirano nonni come me a perseverare in questi sogni e visioni.
Credo che ogni popolo abbia il diritto di difendersi da un’invasione. L’idea di opporre all’invasione russa la sola resistenza civile mi sembra alquanto ingenua e penso che equivalga a chiedere al popolo ucraino di arrendersi e farsi uccidere dall’esercito russo (e dalla polizia e dai servizi segreti) senza opporre troppo resistenza, per rendere le cose più facili a tutti. Se per assurdo uno stato come la Francia o la Germania (per come sono governati oggi) decidesse oggi di invadere l’Italia potrei pensare che la resistenza civile sia una buona strada e forse per un cittadino italiano ci sarebbe poca differenza nel dover sottostare ad un governo diverso. Ma passare dal governo ucraino a quello russo significa rinunciare quasi completamente all’esercizio dei diritti civili, se non a rischio di essere uccisi o incarcerati. Forse un singolo individuo può scegliere per sé stesso questa strada, ma non mi sembra morale pretendere che altri la scelgano. Cito come esempio una notizia comparsa sul liveblog di Repubblica qualche minuto fa:
“Le forze russe che hanno occupato Melitopol, nel sud dell’Ucraina, hanno fermato e portato in un luogo ignoto Olga Gaisumova, organizzatrice di una manifestazione di protesta tenutasi stamani per chiedere la liberazione del sindaco della città, Ivan Fedorov, sequestrato ieri. Lo riferisce l’Ukrainska Pravda, citando la pagina Facebook dell’attivista.”
È davvero così preferibile per la popolazione ucraina affidarsi ad una scelta di resistenza civile, invece di resistere e sperare, anche solo sperare, che l’invasione si fermi?
Le persone in Ucraina sono state considerate carne da cannone da chi ha seminato il Male e ora ottiene Tempesta.Cosi come è sempre stato fatto da chi promuove l uso della forza militare.Commercianti d’ Odio e/o di armi sono la stessa identica cosa e hanno i medesimi fini da raggiungere.E lo fanno usando ogni spregevole mezzo.E la convenzione di Ginevra ,ormai da tanti,troppi anni,può essere appesa in un museo impolverito dove essere ammirata come una reliqua del passato.
Belle considerazioni, ne manca però una: cosa ne pensano gli ucraini? E’ solo quel nazista – di origine ebrea – di Zelensky che si è messo in testa di resistere al solo scopo di provocare migliaia di vittime? a chi aggredito chiede aiuto militare dobbiamo rispondere: fate come vi diciamo noi, potrete sempre fare un po’ di resistenza civile e di boicottaggio, tanto più che Putin è abbastanza mite con oppositori e dissidenti. Fidatevi, lo sappiamo cosa è meglio per voi. O perlomeno è meglio per noi che se vi arrendete saremmo molto più tranquilli…
Condivido l’affermazione che non ha senso il paragone con la Resistenza del 1945, ha invece senso confrontarsi con il reale progresso che essa ha generato e scritto nell’articolo 11 della nostra, costituzione; ripudio della guerra come mezzo, rinuncia alla sovranità nazionale, sostegno di accordi internazionali per garantire la pace. È in confronto a queste parole della nostra costituzione che vanno confrontati gli atti del nostro governo.
Finora siamo stati definiti “ipocriti” “cinici” “vigliacchi” “sciocchi” “idealisti”…E’ stato detto, come altre volte, che “facciamo il gioco di”…e sabato da quelli (tutti!) che hanno votato di fatto l’entrata in guerra, che siamo “equidistanti”. Il giornalistame prezzolato e di regime lavora a tempo pieno , come TUTTE LE TV . E’ evidente , quindi, che con tutto il ciarpame politico-mediale non c’è interlocuzione possibile. E dopo LA PANDEMIA la FOLLIA AL POTERE e del POTERE è nuda e cruda. Ma in questi minuti e ore IL MASSACRO continua e LA DISTRUZIONE dell’UCRAINA pure. Quindi imporre IL CESSATE IL FUOCO e TRATTATIVE con l’ONU come rappresentante dei popoli è l’unica proposta da fare. Poi si può e si deve discutere in un dibattito pubblico sul che il come e il che cosa. Ma per arrivare a questo abbiamo una sola “ARMA”: LA MOBILITAZIONE MONDIALE DIFFUSA CONTINUA E CAPILLARE. Con una sola discriminante di fondo : NE’ CON PUTIN NE’ CON USA-NATO. Mi meraviglio del fatto che nessuno cita l’esperienza del VIETNAM. Forse perchè molti non l’hanno vissuta. Il VIETNAM ha trovato una svolta storica perchè LA MOBILITAZIONE ha coinvolto milioni di persone ha cambiato l’orientamento delle opinioni pubbliche …e ha creato un fronte interno nella stessa America … Certo, è successo anche perchè la resistenza vietnamita ha “resistito” anche a tre mesi di bombardamenti continui dei B52 e al NAPALM. Ora la situazione è ovviamente “diversa”. Ma , a mio parere, creare un movimento mondiale , anchecon azioni di disobbedienza civile rivolte a tutti i governi ovunque è possibile può fare la differenza. Anche perchè io non condivido per niente le cose che dice ZELENSKY. Che sono già gravi fino a questo punto . E pericolosissime se continuano nei modi e nelle forme in cui le esprime. LA “NO FLY ZONE” come spiega MINI (il generale) è follia :altro che ESCALATION. D’altronde bisogna anche considerare che i membri UE sono lillipuziani politici. E L’AMERICA gioca sul velluto. Sta ottenendo LA Ri-CREAZIONE del “nemico” sta mettendo l’EUROPA nella merda ENERGETICA e sta facendo fare alle proprie MULTINAZIONALI (e non solo!) affari d’oro. Dopo BIG FARMA , quindi, PETROLIERI “GASSISTI” E apparato MILITARE INDUSTRIALE. Gli ARMIERI, come sempre.
G.S. -blog.gaetanostella.it
Io attenderei di vedere chi riceverà maggiori vantaggi dalla ricostruzione dell’Ucraina; chi venderà più gas ai paesi europei; chi trasferirà più produzioni dal proprio paese all’Ucraina, ad ancora più basso costo della manodopera ed esentasse; chi avrà venduto più armi a questo sfortunato paese; quanti vantaggi e milioni di dollari avrà avuto il tragiComico Zelensky per aver portato l’Ucraina alla catastrofe.
Vi prego occupiamo le piazze…non possiamo chiedere al popolo ucraino e russo di fare più di ciò che stanno già facendo…adesso tocca a NOI occupare spazi pubblici e dire di NO ai nostri politici, a Putin e alla Nato…diciamolo in modo chiaro, concreto e permanente…facciamo noi la resistenza civile fermandoci e fermando tutto ciò che possiamo…boicottando ciò che possiamo nel nostro lavoro (vedi i lavoratori dell’aereporto di Pisa)boicottando prodotti, consumi e tutto ciò che può toccare le tasche e gli interessi dei NOSTRI politici….io del resto avrei voluto fare resistenza civile collettiva già due anni fa!!! Vi prego aiutateci ad organizzare una qualunque forma di resistenza civile collettiva italiana e io ci sarò con tutto il tempo, l’energia e l’impegno che mi sono rimasti…lotto contro l’impotenza ogni giorno ma continuo a sentirmi sola e inutile.
Sciopero e manifestazioni a oltranza…io ci sto!!!
Monica