Gli algoritmi, con i quali sempre più spesso abbiamo tutti a che fare nella vita di ogni giorno, possono incorporare pregiudizi e stereotipi causando quello che viene chiamato “razzismo algoritmico”, in grado di influenzare politiche e relazioni, ma soprattutto di rafforzare il razzismo istituzionale. Intorno a questo tema è stata indetta una procedura di selezione pubblica (titoli e colloquio) per l’attribuzione di un assegno di ricerca (dodici mesi) presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento, da svolgere nell’ambito del progetto “GEA” (“Global, Green, Generative and Equal Educational Activities”, coordinato dall’ong GUS).
L’interessante ricerca ha come fine l’analisi delle discriminazioni generate dalla profilazione algoritmica, tra punti critici e possibili politiche correttive. C’è ancora qualche giorno di tempo per presentare la domanda.
Scrivono Achille Mbembe (filosofo camerunense, considerato uno dei più grandi esperti di postcolonialismo) e Olufemi Taiwo (docente di filosofia alla Georgetown University):
“Il razzismo algoritmico sarà la forma di razzismo più diffusa nel futuro, una forma di razzismo che irradierà il mondo e diventerà virale, come un potere mutante. Il razzismo contemporaneo è situato nel punto di interconnessione tra il radioattivo e il virale. La sfida sarà come trovare modi per combatterlo…”
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