
di Sandra Zingaretti*
Che la “riforma” della scuola passasse era ormai scontato, soprattutto dopo la vergogna del Senato. Abbiamo imparato a nostre spese che questa maggioranza vota biecamente per “disciplina di partito”, spesso senza nemmeno sapere cosa vota, ma solo perché i vertici del governo impongono le loro scelte (e quelle di Confindustria) in maniera dittatoriale.
Abbiamo visto coi nostri occhi cosa significa “lavorare” per i deputati italiani, significa rientrare alla Camera con le buste dello shopping, giocare sul tablet, passare ore al cellulare, chiacchierare amabilmente in mezzo all’aula o rientrare esclusivamente per il voto.
Abbiamo lottato e protestato senza sosta con tutti i mezzi che avevamo a nostra disposizione: documenti dei Collegi Docenti, comunicati sindacali, scioperi di massa, flash-mob in tutte le piazze d’Italia, blocco delle adozioni dei libri di testo, presìdi fissi, scioperi della fame, blocco degli scrutini, mail-bombing a deputati e senatori, lettere all’evanescente presidente della Repubblica, proclami sottoscritti da Costituzionalisti, professori universitari e personaggi pubblici, manifestazioni e cortei; il tutto nel silenzio colpevole dei media che, di contro, hanno messo in moto una vergognosa macchina del fango (leggi anche Cancellati, di Matteo Saudino, ndr).
E abbiamo imparato anche che questa maggioranza è arrogante, presuntuosa, sbruffona, aggressiva e maleducata, sempre pronta ad offendere chi la pensa diversamente, ma in realtà chiusa a qualunque dialogo e ad ogni confronto. Un “PDiota-style” che ha trionfato con l’approvazione del disegno di legge il 9 luglio in parlamento, culminando nelle cafonate di Simona Malpezzi (ne parla Claudia Fanti in Schiena dritta e petto in fuori, ndr), negli abbracci e nei baci festanti volutamente esibiti, nelle manifestazioni pacchiane di giubilo in favore di telecamera, e nelle parole della degna cambiacasacca Stefania Giannini: “Soddisfazione” e “felicità piena” (per dirla con Lidia Menapace, A me la ministra Giannini fa paura).
Indipendentemente dalle forme di lotta che attueremo (Corte Costituzionale, ricorsi dei precari o referendum ….), non dimenticheremo questa vergogna, attenderemo con ansia le elezioni e non importa se ci vorrà tempo per la resa dei conti, perché ricorderemo e faremo ricordare.
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* insegnante di lettere a Poggio Mirteto (Rieti)
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DA LEGGERE
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THE GOOD SCHOOL ALAIN GOUSSOT
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