di Federica Buglioni*
Quando un bambino rifiuta il cibo – sì, proprio quello buono che avevamo preparato con tanta cura – e chiede di mangiare sempre le stesse cose, noi genitori reagiamo in modo diverso: c’è chi si arrabbia, chi prova a insistere gentilmente, chi si offende e chi lascia perdere e passa subito al piatto alternativo. E i bambini? Come si sentono in quei momenti?
Loro sono piccoli e spesso non sanno spiegare la tempesta emotiva che hanno dentro e che semplificano con un banale “non mi piace”. Non cadiamo nell’errore di rispondere: “ma se non hai nemmeno assaggiato…”. Quel “non mi piace” ha un significato diverso, che non ha nulla a che vedere col sapore. Io mi sono fatta l’idea che se i bambini potessero tradurre le emozioni in un pensiero articolato, ci direbbero almeno una delle frasi seguenti:
Cara mamma, caro papà,
quando è ora di mangiare, certe volte ho paura. Ho paura delle cose nuove (…)
quando mi riempite il piatto, il cibo non mi sembra più cibo, mi sembra un compito da fare (…)
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Certi colori hanno un brutto aspetto. (…)
Non mi dite: “che cosa vuoi mangiare?”. Per evitare problemi, io non posso che chiedervi sempre le stesse cose. Se volete farmi scegliere, pensate a due piatti e chiedetemi se voglio questo o quello.
Ogni tanto, trovate il tempo per cucinare con me (…)
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