A New York comincia domani, 23 settembre, il Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari, formalmente indetto dalla partnership tra l’Onu e il World Economic Forum, ma in realtà imposto proprio dal WEF, noto anche come Forum di Davos almeno dai tempi in cui lo si considerava contrapposto al Forum Sociale Mondiale che i movimenti tenevano a Porto Alegre. Da allora il WEF è conosciuto anche come centro di elaborazione politica ad uso e consumo del capitalismo mondiale e luogo della cooptazione dei decisori politici e di esercizio di influenza sulle agenda dei governi e delle istituzioni internazionali. La novità è che la segreteria delle Nazioni Unite, al di là delle consuete solenni dichiarazioni formali, in qualche modo istituzionalizza perfino formalmente la consegna ai padroni del sistema alimentare il disegno delle linee di governance per la nutrizione dei popoli del pianeta. L’insicurezza alimentare che ne deriva verrà promossa soprattutto attraverso l’utilizzo di “tecnologie emergenti”, cioè pacchetti tecnologici (comprese colture OGM) che rendono i contadini sempre più dipendenti e indebitati, avvelenano suoli e acque, distruggono biodiversità agricola, salute umana e sovranità alimentare. È quanto prevede il Global Redesign Initiative, che propone – nei fatti – una transizione dal processo decisionale intergovernativo verso un sistema di governance multi-stakeholder (i portatori di interesse) che prenderà le decisioni che riguardano tutti. Evidentemente, per quanto i rappresentanti eletti abbiano da sempre ratificato ogni tipo di porcheria, il capitalismo sembra ora in grado di volerne, e poterne, fare a meno. In fondo all’articolo di Alexik per Ecor, trovate anche il Position paper di Via Campesina sul Food Systems Summit, che ha escluso dalla partecipazione le organizzazioni dei piccoli produttori di cibo, della società civile e dei popoli indigeni

Avrà inizio il 23 settembre a New York il Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UNFSS21), un summit originato dalla partnership tra le Nazioni Unite e il World Economic Forum (WFE). Apparentemente é una collaborazione bizzarra quella che accomuna l’organizzazione che rappresenta (nelle retoriche) i popoli del mondo, e il forum delle élites più ricche del pianeta. Il World Economic Forum (o Forum di Davos) è infatti una fondazione con sede in Svizzera che annovera fra i suoi membri un migliaio di multinazionali, in genere corporations con fatturato superiore ai 5 miliardi di euro. Siede nel suo consiglio di amministrazione una schiera di multimiliardari provenienti dall’industria (Nestlè, Roche, African Rainbow Minerals, Siemens, Philips, Unilever) dalla finanza (Black Rock, Goldman Sachs, Sberbank, Carlyle), esponenti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea – la stessa Christine Lagard – di governi e istituti di ricerca economico/finanziaria.
Dalle sue origini nel 1971, il World Economic Forum si è andato sempre più posizionando come centro di elaborazione politica ad uso e consumo del capitalismo mondiale, come ambito di coptazione dei decisori politici e di esercizio di influenza sulle agenda dei governi e delle istituzioni internazionali.
La sua storia, per chi volesse approfondire, è stata ampiamente dettagliata dal Transnational Institute in “World Economic Forum: a history and analysis”, e su ECN, in questo profilo del suo fondatore, Klaus Schwab: “Il dr. Schwab e il suo Forum Economico Mondiale“.
Una storia ben conosciuta dai movimenti contro la globalizzazione neoliberista che circa vent’anni fa contestarono in massa il WEF a Davos e a Melbourne, affrontando cariche e arresti per respingere la cessione della governance mondiale al potere economico/finanziario, e le relative conseguenze sulle condizioni di vita per milioni di persone, in termini di licenziamenti, deregulation del lavoro, privatizzazioni, depotenziamento dei servizi pubblici essenzialii.

Vent’anni dopo, citando il TNI, il World Economic Forum “è sempre più il luogo in cui vengono prese decisioni globali e inoltre sta diventando la forma predefinita di governance globale. Ci sono prove considerevoli che in passato il WEF abbia promosso accordi di libero scambio come il NAFTA ed abbia anche contribuito a frenare la regolamentazione di Wall Street all’indomani della crisi finanziaria.
Meno noto è il fatto che il WEF dal 2009 stia lavorando a un ambizioso progetto chiamato Global Redesign Initiativeii (GRI), che propone nei fatti una transizione dal processo decisionale intergovernativo verso un sistema di governance multi-stakeholder. In altre parole, di nascosto, stanno marginalizzando un modello riconosciuto dove votiamo governi che poi negoziano trattati che vengono poi ratificati dai nostri rappresentanti eletti, con un modello in cui un gruppo auto-selezionato di “stakeholder” [portatori di interessi] prende decisioni per nostro conto”iii. Evidentemente, per quanto i nostri rappresentanti eletti abbiano da sempre ratificato ogni tipo di porcheria, il capitalismo sembra ogni giorno di più volerne, e poterne, fare a meno.
Gli estensori della Global Redesign Initiative affermano che “gli stati nazione e le strutture intergovernative continueranno a svolgere un ruolo centrale nel processo decisionale globale. Ma devono essere adattati alle esigenze e condizioni odierne se desiderano preservare la loro efficacia e legittimità. Il primo passo è che i governi e le organizzazioni internazionali si concepiscano più esplicitamente come costituenti parte di un sistema di cooperazione globale molto più ampio, che ha il potenziale per superare i limiti di scala, informazione e coerenza di cui attualmente soffrono. In effetti, dovrebbero lavorare deliberatamente per coltivare un tale sistema ancorando la preparazione e l’attuazione delle loro decisioni più profondamente nei processi di interazione con reti multistakeholder interdisciplinari di esperti e attori rilevanti”iv.
In pratica, gli Stati e le organizzazioni internazionali dovrebbero considerare i “portatori di interessi” privati, gli “attori rilevanti” e le loro reti, come fossero loro pari e integrarli a pieno titolo nei propri processi decisionali, perché è da loro, e non dalle popolazioni che dovrebbero rappresentare, che deriva la legittimazione (dove quel “se desiderano preservare la loro efficacia e legittimità” pare sottendere una sottile minaccia).
Nell’ambito di questa tendenza alla trasformazione anche formale (dopo quella sostanziale) dei governi e delle organizzazioni internazionali in appendici delle multinazionali, rientra pienamente anche l’accordo siglato nel 2019 dall’ONU, a firma del Segretario Generale António Guterres, e il World Economic Forum.
Una sostanziale “corporate capture“v dell’organizzazione intergovernativa più grande del mondo da parte di interessi privati, contestata a suo tempo da centinaia di organizzazioni di base perché delegittimante per le Nazioni Unite e perché fornisce alle multinazionali un accesso preferenziale al Sistema ONUvi

Oltre ad occuparsi della riforma delle Nazioni Unite e del sistema internazionale, la Global Redesign Initiative del World Economic Forum definisce l’agenda globale da dettare alle istituzioni pubbliche per una infinità di settori, quali sistemi educativi , welfare, sanità, lavoro, demografia, energia, alimentazione, commercio, flussi finanziari, sistema monetario internazionale, corruzione, sistema legale, terrorismo, crisi climatica, ecc., ecc., ecc. Un’agenda specifica del capitale per ogni ambito della società, dell’economia e della funzione pubblica.
Ce n’è una, ovviamente, anche per l’agricoltura e la produzione di cibo, che definisce le linee della Global Food, Agriculture and Nutrition Redesign Initiative (GFANRI), l’iniziativa istituita nel 2010 dal World Economic Forum per affrontare il dramma della fame e della malnutrizione attraverso nuove versioni di vecchie devastanti politiche.
Le stesse che quella fame e malnutrizione hanno pesantemente contribuito a generare.
L’iniziativa promuove la sinergia fra vari “portatori di interesse” (stakeholders), a partire da i monopoli delle sementi, dei fertilizzanti, dei pesticidi, e della nutrizione: Monsanto, Syngenta, Bunge, Kraft, Coca Cola, PepsiCo, Yara, ADM, Pioneer, Unilever, Kraft, Nestlé, SAB Miller.
La rete delle sinergie si estende alle agenzie pubbliche come l’USAID – da sempre veicolo per politiche imperialiste degli Stati Uniti, la penetrazione dei loro interessi all’estero e la destabilizzazione dei governi sgraditi vii – o come la NEPAD, un programma di sviluppo dell’Unione Africana contestato dai movimenti di base per le sue connotazioni neoliberiste e antidemocraticheviii.
“Questi organismi multi-stakeholder sostengono politiche basate sulla convinzione che la liberalizzazione del commercio internazionale possa garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale (FNS) globale e nazionale senza bisogno di una specifica governance. Ignorano puntualmente l’impatto dell’aggiustamento strutturale, le condizioni commerciali internazionali totalmente ingiuste imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea (UE) e il ruolo delle politiche neoliberiste nel minare la sicurezza alimentare”ix.
Producono direttamente l’insicurezza alimentare, promuovendo – come postula la Global Redesign Initiative – l’uso di “tecnologie emergenti”, cioè i pacchetti tecnologici (comprese colture OGM) che rendono i contadini sempre più dipendenti e indebitati, avvelenano suoli e acque, distruggono biodiversità agricola, salute umana e sovranità alimentare.
E’ in queste mani che l’attuale segreteria dell’ONU ha posto un vertice dove si andranno a disegnare le linee di governance per la nutrizione delle popolazioni del pianeta.

Pubblichiamo di seguito parte del position paper di La Via Campesina sul carattere antidemocratico dell’ UNFSS21 – che ha escluso dalla partecipazione le organizzazioni dei piccoli produttori di cibo, della società civile e dei popoli indigeni – e sul progressivo scivolamento delle agenzie dell’ONU verso legami sempre più stretti con le compagnie transnazionali.
Fonte: Ecor.Network
Le illustrazioni di questo articolo sono di Yacine Canamas (YAKANA) e di Polyp.
Un summit sotto assedio!
Position paper sul Food Systems Summit dell’ONU 2021
La Via Campesina, dicembre 2020, pp.12.
Qui le versioni in inglese, spagnolo e francese.
Download della versione italiana:

Annunciato nel dicembre 2019, l’UN Food Systems Summit 2021 ha gli obiettivi dichiarati di massimizzare i benefici che un approccio olistico ai sistemi alimentari possa apportare all’intera Agenda 2030, affrontare lesfide del cambiamento climatico, rendere i sistemi alimentari inclusivi e sostenere una pace sostenibile.
Tuttavia, sin dal principio il processo dell’UNFSS21 è stato caratterizzato dalla sua opacità e dall’assenza di inclusività.
In passato, la FAO convocò i Summit mondiali sul cibo (World Food Summit, WFS) – nel 1996 e nel 2002 – seguendo esplicite indicazioni dei governi membri.
Questi summit precedenti videro anche una partecipazione attiva – e pienamente sostenuta – della Società Civile attraverso forum paralleli autonomi e auto-organizzati.
Invece, l’UNFSS21 non ha ricevuto alcun mandato derivato da una decisione o da un processo intergovernativo.
Al contrario, la decisione di organizzarlo è stata presa dal Segretario Generale dell’ONU, in risposta a una richiesta fatta dal World Economic Forum, che è una organizzazione del settore privato che rappresenta gli interessi globali delle corporation. Esso ha poi ottenuto il supporto cruciale di pochi stati membri potenti mentre alcune tra le più grandi organizzazioni “filantro-capitaliste” si sono promosse come sponsor dell’evento.
Anche se il Segretariato dell’UNFSS21 ha sostenuto che questo “sarà il summit più aperto di sempre”, la governance del Summit rimane invece saldamente nelle mani di un pugno di grandi corporation internazionali. “Esperti” conosciuti come strenui difensori dell’agricoltura industriale e alcuni Stati, gli stessi in cui hanno sede molte di queste grandi corporation internazionali, ne stanno decidendo l’agenda!
Ai movimenti sociali è stato concesso solo lo spazio per partecipare a qualche consultazione, senza poter partecipare autonomamente ai processi decisionali.
Il segretariato dell’UNFSS21 ha consapevolmente deciso di non instaurare un dialogo con Movimenti Sociali o piattaforme organizzate, come LVC o l’IPC. Al contrario, ha deciso di selezionare a suo piacimento singoli partecipanti da diverse organizzazioni. Poche organizzazioni e individui sono stati convocati per partecipare agli organismi consultivi, mentre un numero crescente di persone vengono chiamate a partecipare in qualità di “padrini” (“champions”) dell’UNFSS21.
Non è stata mostrata alcuna preoccupazione di includere le organizzazioni dei piccoli produttori di cibo, della società civile e dei popoli indigeni in modo che la loro autonomia, auto-organizzazione e auto-determinazione fossero rispettate.
Nell’ottobre 2020, il Meccanismo della Società Civile (CSM) ha lanciato un appello pubblico a impegnarsi in risposta all’UNFSS21, denunciando la sua non inclusività e invitando movimenti e organizzazioni che si occupano di cibo a unire i propri sforzi per costruire un processo collettivo che possa sfidare il Summit.
Un mese dopo, e quasi un anno dopo l’annuncio del Summit, il Presidente del Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale (CFS) fu invitato a unirsi al comitato consultivo.
Contestualmente, un invito ha anche prospettato la partecipazione del Meccanismo della Società Civile (CSM) nelle “Action Tracks” – consultazioni tra gli stakeholders attorno agli obiettivi del Summit.
Nonostante questi inviti tardivi, il ruolo del CFS come la principale piattaforma politica internazionale e intergovernativa (e della FAO come agenzia chiave nell’implementazione delle politiche) sulle questioni legate al cibo continua a essere indebolito.
L’idea che un gruppo ristretto di cosiddetti “esperti” debba essere al timone dei processi di deliberazione delle politiche sul sistema alimentare globale è del tutto antidemocratica. Tale idea è stata già respinta unanimemente e rimpiazzata dal CFS riformato.
L’attuale traiettoria dei processi di costruzione del Summit permette alle elite del potere globale e specialmente al settore privato di legittimarsi ancora una volta come gli architetti del futuro del nostro sistema alimentare, usando le loro braccia transnazionali private per continuare ad accumulare capitale e distruggere il pianeta.
Si sta dando all’agribusiness campo libero per dare forma al futuro dei nostri sistemi alimentari, offrendo alle grandi multinazionali la copertura di politiche pubbliche antidemocratiche. Per questo, non possiamo considerare l’UNFSS21 come uno spazio governativo multilaterale legittimo che permetta la partecipazione autonoma della Società Civile. Il processo verso l’UNFSS21, inoltre, mostra chiaramente come le corporation stiano ulteriormente aumentando il proprio potere di controllo di alcune importanti strutture dell’ONU.
NOI VOGLIAMO POLITICHE SUL CIBO CHE SIANO LIBERE DAL CONTROLLO DELLE CORPORATION!
Per più di due decenni, La Via Campesina, assieme ad altri movimenti sociali e organizzazioni della società civile, ha mostrato i rischi del controllo sui sistemi alimentari da parte delle corporation a tutti i livelli.x
Ora esprimiamo le nostre preoccupazioni rispetto ai processi legati all’UNFSS21. Ci sono indicazioni chiare che gli interessi delle corporation controlleranno il Summit, come è evidente dal fatto che esso nasce da una partnership tra il World Economic Forum (WEF) e il Segretario Generale dell’ONU.
Queste preoccupazioni sono ulteriormente aumentate in seguito alle nostre discussioni con l’Inviata Speciale (Special Envoy) del Segretario Generale dell’ONU per la supervisione del Summit, la dottoressa Agnes Kalibata, cioè l’attuale presidente della Alleanza per una Rivoluzione Verde in Africa (Alliance for a Green Revolution in Africa, AGRA), che è stata al centro di controversie tra i movimenti sociali e la società civile in Africa e altrove sin dalla sua costituzione.
In Africa uno studio recente ha rivelato il fallimento catastrofico del piano continentale di AGRA per porre fine alla fame attraverso un cambiamento aggressivo dei sistemi agricoli africani verso modelli agricoli industriali e fondati sull’uso di agrotossici. A nostro avviso, la nomina della dottoressa Agnes Kalibata come Inviata Speciale per il Summit mostra quanto gli interessi delle corporation multinazionali controllino il “Summit” e rafforzino ulteriormente il loro potere di influenza sulle politiche pubbliche e sulla governance del sistema alimentare globale.
Crediamo sia essenziale opporsi alla cattura dei sistemi alimentari da parte delle corporation perché l’agrobusiness globale promuove la sottomissione dei sistemi di produzione e distribuzione di cibo ai paradigmi della finanza e del mercato.
Questa logica ha causato la crisi alimentare del 2008 e ha continuato a produrre un impatto negativo per i piccoli produttori di cibo e, in generale, i popoli, in tutto il mondo.
Oggi, un ristretto gruppo di corporation ambisce a controllare i dati, i terreni agricoli, l’acqua, i semi e altre risorse, e attraverso tutto questo a controllare i nostri sistemi alimentari per ottenere profitto privato e arrivare ad un dominio globale.
Le loro pratiche distruttive includono l’accaparramento di terre su larga scala, la concentrazione e privatizzazione della terra, dell’acqua e di altre risorse, la produzione industrializzata in agricoltura, nella pesca e nell’allevamento, il supersfruttamento della natura (incluso lo sfruttamento degli esseri umani), l’uso autocratico e avido delle nuove tecnologie e l’implementazione di grandi opere infrastrutturali basate su investimenti esteri diretti e su un insostenibile debito pubblico.
Questa morsa delle corporation si è espansa nei luoghi della politica internazionale, continentale e nazionale, e ha continuato incessantemente a provare ad accrescere la propria influenza all’interno del sistema dell’ONU. L’accordo di partnership tra il WEF e l’ONU firmato nel 2019 ha di fatto garantito alle corporation transnazionali un accesso preferenziale e ossequioso al sistema delle Nazioni Unite.
Questa partnership, denunciata da LVC e da altre organizzazioni, ha fatto nascere serie preoccupazioni rispetto all’integrità delle Nazioni Unite come sistema multilaterale e alla sua indipendenza e imparzialità, specialmente per quanto concerne la protezione e promozione dei diritti umani.
Inoltre, molte agenzie dell’ONU, tra cui l’UNICEF, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (United Nations Development Program, UNDP), l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’UNESCO hanno dato vita a partnership con grandi imprese transnazionali (Transnational companies, TNCs); allo stesso tempo, tali organizzazioni non stanno facendo abbastanza per frenare l’impunità delle TNCs.
Il risultato è che vediamo un numero sempre maggiore di politiche dell’ONU che mettono gli interessi e le speculazioni private al di sopra degli interessi pubblici.
NOTE:
i Sulle contestazioni di Melbourne contro il WEF del settembre 2000, la criminalizzazione mediatica e la violenza poliziesca:
Bernard Barrett, Media Beat-ups.Newspapers and Television at the S11 Protests, Screen Education, 9/09/00.
Legal Observer Team Report world economic forum protests Melbourne september 11 – 13, 2000.
Investigation of police action at theWorld Economic Forum demonstrations, September 2000. ReportofThe Ombudsman, June 2001.
ii WEF, Everybody’s Business: Strengthening International Cooperation in a More Interdependent World. Report of the Global Redesign Initiative, 2010, pp.604.
iii TNI, Davos and its danger to Democracy, 18 gennaio 2016.
iv WEF, Everybody’s Business: Strengthening International Cooperation in a More Interdependent World. Report of the Global Redesign Initiative, 2010, p. 24.
v Con “corporate capture” si indica l’utilizzo da parte dell’industria privata della sua influenza politica per prendere il controllo dei meccanismi decisionali di apparati pubblici.
vi Corporate capture of global governance: The World Economic Forum (WEF)-UN partnership agreement is a dangerous threat to UN System.
vii Ines Lepori, La grande ombra dell’USAID, Antimafia 2000, 22/02/18. In tema di agricoltura e nutrizione, è disponibile in rete uno studio sugli esiti degli interventi della Hunger and Food Security Initiative dell’USAID ad Haiti: Kaitlyn Vitez, American Food Aid: Disruption and Development in Haiti, 2015, pp. 105.
viii Accra Declaration on Development, 05/02/02.
ix Flavio Valente, Nutrition and food – how government for and of the people became government for and by the TNCs, 19/01/16.
x La Via Campesina, Ending Corporate Capture of the United Nations, 7/07/12.
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