Qundici organizzazioni impegnate contro lo sfruttamento dei migranti che lavorano nelle campagne come braccianti agricoli ne chiedono la regolarizzazione. Scrivono a Mattarella e al governo per garantire il diritto alla salute delle migliaia di persone che vivono nei ghetti e di tutti. Propongono di utilizzare i nuovi poteri dati alle prefetture per organizzare il trasferimento in strutture idonee, facilitando la regolarizzazione e favorendo l’accesso a un lavoro dignitoso
Una sanatoria contro il Coronavirus, per garantire l’accesso alle cure e al lavoro pulito a chi vive nei ghetti del nostro paese. Questa la proposta lanciata da Terra!, Flai CGIL in una lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e ai Ministri Teresa Bellanova (Agricoltura), Nunzia Catalfo (Lavoro), Lamorgese (Interni) e Provenzano (Sud).
All’appello hanno aderito diverse personalità e organizzazioni impegnate nel campo dell’ecologia, della tutela dei diritti umani, sociali e civili. I firmatari esprimono “profonda inquietudine e preoccupazione per le migliaia di lavoratori stranieri che abitano nei tanti ghetti e accampamenti di fortuna sorti nel nostro paese“.
Molti di loro sono impiegati nel settore agricolo, indispensabile per la sicurezza alimentare. Ma come è noto, si legge nel testo, “le condizioni dei braccianti che oggi raccolgono i prodotti destinati alle nostre tavole sono spesso inaccettabili: le baraccopoli in cui sono costretti a vivere sono luoghi insalubri e indecenti, agli antipodi del valore stesso dei diritti umani”.
C’è il rischio che il Covid-19 arrivi in quegli insediamenti, tramutandoli in focolai della pandemia. Ma le soluzioni ci sono: la lettera segnala che i Prefetti – destinatari di nuovi poteri a seguito del DCPM del 09 marzo – possono adottare disposizioni volte alla messa in sicurezza dei migranti e richiedenti asilo presenti sul territorio, mediante l’allestimento o la requisizione di immobili a fini di sistemazione alloggiativa.
Questo è dunque il momento di svuotare i ghetti e offrire un’alternativa migliore alle persone che li abitano. Non solo dal punto di vista igienico-sanitario, ma anche dei diritti fondamentali: molti stranieri si trovano oggi in condizioni di irregolarità acuite dai decreti sicurezza e non cercano lavoro per timore di essere fermate ai posti di blocco proliferati a seguito delle disposizioni anti-Coronavirus.
Di qui la proposta di una sanatoria per far emergere chi è costretto a vivere e lavorare in condizioni di irregolarità. Sarebbe una misura di equità che, peraltro, arriverebbe in una fase di particolare crisi del settore primario.
Gli agricoltori, infatti, hanno visto calare drammaticamente la disponibilità di lavoratori agricoli in alcune aree del Paese, perché l’emergenza Covid-19 ha causato l’interruzione dei flussi dai Paesi dell’Est Europa.
Si è verificato infatti un rientro massivo da parte di persone immigrate da Romania e Bulgaria, mentre gli arrivi previsti dalla Polonia si sono azzerati. Le istituzioni possono finalmente dare corpo alla volontà di non lasciare nessuno indietro in questa emergenza.
La sanatoria per tutti gli stranieri irregolari è indispensabile, scrivono le organizzazioni, per consentire loro l’accesso alle cure e al lavoro, in un momento in cui i ghetti sono una potenziale bomba sanitaria e l’agricoltura è in crisi di manodopera. Ma questa non dev’essere l’occasione per rifornire il settore primario di lavoro a buon mercato in un momento di shock economico, precisano. “Accanto alle misure di regolarizzazione chiediamo un più forte impegno per contrastare il lavoro nero e il caporalato”.
Sandra Cangemi dice
Praticamente è come prendere tre piccioni con una fava: garantire ai braccianti stranieri condizioni di vita e di lavoro dignitose, prevenire la diffusione del virus e assicurare la raccolta di frutta e verdura!
Emilia Accomando dice
Grazie a Terra!, Flai Cvgil e a Paniè per aver avuto attenzione per i lavoratori più vessati durante questi momenti difficili, in cui molti di noi si richiudono solo nella protezione del proprio nucleo familiare