Abbiamo bisogno di guardare il mondo con gli occhi di quelli che vivono in basso. A Praga c’è chi ha preso molto sul serio questa necessità. Pragulic è più di una piccola impresa di turismo solidale nata dall’idea di tre studenti universitari: le sue guide sono senza dimora che conducono i turisti lungo parchi e mercati, piazze, ponti e case occupate, raccontando la propria storia tra discese e rinascite, intrecciandola a quella della città. Ogni guida si intrattiene col pubblico tutto il tempo necessario, il che significa che un tour può durare dalle tre alle cinque ore e nessuno si annoia. L’obiettivo, del resto, non è solo scambiare informazioni ma costruire relazioni diverse, quelle con cui le guide Pragulic hanno riempito di nuovo significato l’espressione vite border-line
di Ilaria De Bonis*
«È qui che vengo a raccoglier le mele. Io faccio la spesa camminando». La felicità è un cestino di micro-susine gialle e di mele verdi, raccolte lungo i viali di campagna mentre parliamo di Carlo IV e dei suoi vigneti. Siamo a Cibulka, bosco di verde fitto, appena fuori Praga.
Mi ci porta Robert – quarantotto anni, guida turistica “senza dimora” con Pragulic – per scoprire pezzetti di mondo boemo oramai dimenticato. Lui che conosce la storia a memoria e snocciola date, spiega anche che l’imperatore Carlo amava il buon vino e nel 1350 aveva fatto piantare attorno a Praga ben settecento ettari di vigneti. Poi il bosco, le ville e i giardini per i ricchi hanno rimpiazzato i vigneti del re.
Scegliere un tour con Pragulic significa anche accettare di salire su un treno al volo alla stazione di Smichov (la ferrovia montana ‘Sammering’) e raggiungere un posto fuori città alla ricerca di una torre del 1800 e di pagode cinesi. Mentre la mia guida, felice come una pasqua, si riempie le tasche di frutta secca, io mi rilasso baciata da un sole caldo alle cinque del pomeriggio di un venerdì d’agosto.
Quello che parte dalla stazione e arriva a Cibulka è solo uno dei tour proposti da Pragulic, piccola impresa di turismo solidale nata nel 2012 a Praga dall’idea di tre studenti universitari.
Le guide sono clochard che conducono i turisti lungo le rotte del disagio – parchi e mercati, piazze, ponti e case occupate – raccontando la propria storia di successo. O di rinascita.
«Prendi Zuskia ad esempio – mi spiega Tereza Jureckova, la manager di ventisette anni che ha ‘inventato’ questa formula di turismo – Lei lavora con noi da tre anni. È un’ex tossicodipendente: da quando ne aveva diciassette anni è sulla strada e si faceva di perviting, una metanfetamina molto potente molto usata nella Cecoslovacchia di allora. Oggi aiuta gli adolescenti a tenersi lontani dalle dipendenze e con Pragulic porta i turisti a visitare la città proibita».
Mentre parla mi offre una muffin biologico color carota. Siamo sedute al tavolino di legno di un bistrot ‘parigino’ nella periferia praghese (che è anche la sede ‘legale’ di Pragulic), e parliamo di come sia possibile dare lavoro a uomini e donne con vite border-line.
Tereza aveva ventidue anni e studiava sociologia quando con altri colleghi partecipò al bando di finanziamento privato per imprese sociali e lo vinse. L’idea era semplice e ha avuto successo: raccontare Praga ai turisti attraverso lo sguardo dei senza tetto. Ogni guida sceglie il pezzetto di città che gli è più congeniale, quella che conosce meglio. E ci porta i visitatori. Ogni guida si intrattiene col pubblico tutto il tempo necessario. Il che significa che un tour può durare dalle tre alle cinque ore e nessuno si annoia. Anzi. Le storie sono così insolite e si mischiano a quelle personali, che i turisti rimangono affascinati.
«Dopo la caduta del comunismo per la repubblica Ceca è stata la fine dello Stato sociale. Adesso chi cade in disgrazia ci rimane», dice Tereza. Ecco perché è difficile rialzarsi. E uscire dal circolo vizioso della povertà. Qualcosa del genere è successo anche a Robert. «Mio nonno aveva una fabbrica di bottoni a Praga – mi spiega – ma poi è fallita, mio padre se ne andò in Iran dove sono nato io. Poi ci siamo trasferiti tutti al Cairo». E in Egitto Robert vorrebbe tornare quando le finanze glielo permetteranno. Non ha saputo però di come è finita la primavera araba in Egitto.
Io e lui ci inoltriamo sempre più nei boschi. In queste villette bifamiliari oggi vive la classe media praghese. E poi finalmente vediamo in lontananza la famosa torre del monsignor Leopoldo, messa in sicurezza e sorvegliata dai cani. A metà pomeriggio Robert decide che è arrivato il momento della merenda: dal borsone che porta al collo tira fuori tortine di zenzero di tutte le forme che prepara lui stesso con gli stampi di silicone. Ce le mangiamo seduti su una panchina di Cibulka mentre il sole cala. La felicità è un attimo: basta arrivare a fine giornata con la pancia piena e una scorta di mele per l’indomani. Al ritorno ripassiamo per Smíchovské nádraží dove beviamo una pinta di birra Staropramen, proprio di fronte all’omonima fabbrica.
«Noi non siamo affatto una charity – ci tiene a precisare la manager Tereza – Ci comportiamo con le nostre guide come se questo fosse un lavoro come un altro: ricevono uno stipendio regolare e anche dei benefit. Ogni tour costa al turista 250 corone, circa 10 euro e loro guadagnano 350 corone più le mance». Helena ad esempio è un’ex prostituita: «Non posso dire con certezza che sia del tutto fuori dalla prostituzione – dice Tereza – Ancora vive in una tenda in un parco. Ma il mese prossimo andrà finalmente a stare in un dormitorio pubblico. Sta iniziando a mettere da parte dei soldi».
Pragulic offre anche sostegno psicologico e legale ai suoi impiegati. Vestiti puliti e un cellulare a testa, trasporti pubblici e barbiere gratis. «L’importante è che il lavoro li appassioni e che si sentano in grado di parlare in pubblico: così la loro autostima aumenta. In ognuno di loro dopo un po’ vedi dei miglioramenti: prima del tour sono nervosi e dopo un mese sono sicuri di sé.
La verità è che a quel punto sei tu che impari qualcosa da loro.
Mi colpisce tanto la storia di Vaclav, il più anziano del gruppo che vive sotto il ponte di Hlavka in una baracca che si è costruito da sé. Non è stato sempre povero: anzi fino al 2006 era quasi ricco. Poi i debiti, la casa che non riusciva più a pagare ecc. Eppure non ha mai perso la gioia di vivere e al termine del tour lungo la Moldava, col ponte Carlo e le torri in lontananza, invita i turisti a casa e mostra la sua collezione di tazze da cucina.
Quello che si impara alla fine della fiera è che la resilienza è un dono e lo possediamo tutti. E che la felicità è uno stato d’animo e non c’è vita che non la contempli.
.
Lascia un commento