di Linda Maggiori*
Secondo la ricerca i 20 paesi più virtuosi pur rappresentando il 23 per cento della popolazione europea, contano solo il 10 per cento dei decessi: in particolare, in Norvegia, Finlandia e Cipro il rischio di morte è 14 volte inferiore alla media europea. Come fanno?
La soluzione non è meno auto diesel, più auto a metano e più auto elettriche, la soluzione è meno auto punto. Le auto elettriche, come ricordavo in un altro articolo, non sono a impatto zero. Litio e cobalto, utilizzate nelle batterie dei veicoli elettrici (ma anche di Pc e smartphone) sono metalli scarsamente presenti in natura, costosi, estratti con metodi inquinanti e in Paesi che calpestano i diritti umani. La stessa energia elettrica non è necessariamente né pulita né rinnovabile, poiché può venire da centrali a carbone. Il metano è una fonte fossile, non rinnovabile, la cui estrazione e il cui trasporto provocano non pochi danni ambientali (trivellazioni, airgun, metanodotti, rigassificatori).
La soluzione è ridurre, condividere: non due o tre auto a famiglia (media italiana), ma un’auto ogni 3 o 4 famiglie. Auto ecologiche non private, ma in condivisione, forme di car sharing o car pooling. Mezzi pubblici economici ed efficienti, strade sicure a misura di bici e pedoni. Incentivi a chi si reca al lavoro o a scuola in bici, pedaggi e disincentivi per chi usa le auto, città con estese zone pedonali e ciclabili.
Ma c’è tanta strada da fare, tanti pregiudizi da abbattere, abitudini da scardinare. L’Italia è patria dell’industria automobilistica, non ha mai creduto troppo nella mobilità ciclabile o nei mezzi pubblici, non ha mai disincentivato auto e automobilisti. Nessuna città italiana è mai riuscita a classificarsi fra le prime 20 città “bike friendly” del mondo, classifica vinta anche quest’anno da Copenhagen. Guardiamoci attorno: Oslo prevede di eliminare completamente le automobili dal centro cittadino entro il 2019. Madrid prevede di vietare l’ingresso alle auto in un’area di due chilometri quadrati nel centro cittadino, riprogettando 24 delle vie più trafficate in favore degli spostamenti a piedi piuttosto che della guida. Amburgo progetta una “rete verde”, di spazi interconnessi ai quali le persone potranno accedere senza automobile. Entro il 2035 tale rete coprirà il 40 per cento di Amburgo e includerà parchi, aree gioco, campi sportivi e cimiteri. Parigi vieterà le auto a gasolio e raddoppierà la rete ciclabile. Copenhagen può vantare oltre 350 chilometri di piste ciclabili e presenta uno dei tassi di motorizzazione più bassi d’Europa (27 auto ogni 100 abitanti).
E da noi? Ogni giorno in Italia si muovono 1,8 milioni di pendolari, con serpentoni di auto che da Milano arriverebbero a Pechino. Le auto che circolano in città sono vuote, con a bordo il solo guidatore: si è calcolato che con almeno due passeggeri ci sarebbero 628mila auto in meno. Roma svetta in negativo su ogni classifica: sono 76 le auto ogni 100 abitanti. Nonostante i suoi 4135 metri (per abitante) di strade urbane, più del doppio dell’estensione delle strade di Parigi, Londra e Madrid (Commission for integrated transport Uk), gli ingorghi sono allucinanti e terrificanti. Le strade occupate dalle auto rallentano i mezzi pubblici, sono pericolose per le bici, così da ostacolare la mobilità sostenibile in una spirale senza fine.
D’altra parte, come si fa a vivere senz’auto?
.
Cara Linda, ho letto i suoi articoli in ogni dove e avrei alcune cose da riferirle.
La prima è che l’Italia è un Paese molto diverso e variegato e ci si può trovare nella bassa come a 2.000 metri oppure negli appennini o nei colli. Le periferie e le zone rurali sono la realtà più diffusa e i grandi centri sono concentrati solo in certe zone, mentre in tutte le altre vi sono solo piccoli paesi diradati e distanti dai centri.
Inoltre il clima non è clemente, perchè raggiunge picchi elevati in estate e bassissimi in inverno, quest’anno in gennaio abbiamo avuto quasi un mese a -10 in pianura padana e l’estate scorsa be 35 gradi quasi ogni giorno per 3 mesi…Si immagini come si arriva in ufficio magari prima di una riunione con 35 gradi dopo una pedalata anche solo di 1km..
Onestamente per chi vive in città o nella prima periferia può avere un senso quanto da lei sostenuto, anzi è certamente la soluzione da seguire se si è in buona salute e non si hanno anziani ( sono più dei giovani ormai).
Per tutto il resto c’è solo da correre, la scelta è una casa molto costosa in prima periferia o costosissima e da sardine in città, oppure vivibile in periferia ma con l’obbligo di muoversi.
I mezzi pubblici vanno bene in una cintura di 5 max 10 km dal centro oltre ci si può impiegare anche più di 1 ora tra ritardi e coincidenze, questa è la realtà.
La verità è che in Italia ci sono tante auto perchè servono, se fosse uno “staus symbol” non saremo pieni di panda e punto ma di altre auto…
In merito ai Pesi virtuosi che sono tali solo grazie al petrolio che vendono anche a noi , mi riferisco in particolare alla Norvegia, c’è da dire che hanno una densità di popolazione molto più bassa rispetto alla nostra e non sono paragonabili se non per questioni meramente “pubblicitarie”, esse sostengono il wel fare proprio grazie al petrolio….In pratica senza di noi non avrebbero modo di sostenere le politiche eco-compatibili.
In merito ai morti da auto, si è mai chiesta quanti sono i morti causati dagli aerei che ci sorvolano ogni giorno? Le navi?L’agricoltura che ci nutre? I prodotti chimici che servono per dare i colori ai tessuti e agli oggetti? Senza considerare il discorso energetico, lei dice che per produrre corrente si inquina, è vero ma non solo per ricaricare le auto anche per alimentare il suo frigorifero e le sue lampadine, può alla stregua di quanto sostiene rinunciare anche a questi oggetti?Quanti morti possono essere riconducibili al ciclo vitale di questi oggetti?
Inoltre discorso industria delle auto e indotto, diciamo che uccidiamo questo mercato, domani avremmo molti disoccupati, cosa ce ne faremo?
Le sue sono tutte osservazioni nobili ma mancano di finalizzazione e coerenza, il fatto che lei detesti le auto non significa che lo debba imporre a tutti con una scusa ecologista poco praticabile, perchè se è vero che le cose devono cambiare e cambieranno è altrettanto vero che se si vuole una vita da eremita lontano dal mondo moderno si può fare, ma non si può pretendere di imporlo a tutti come un modello di vita se poi per primi si sfrutta parte del consumismo insito nel nostro modo di vivere, o si è coerenti altrimenti di è solo dittatori.
Sono d’accordo con Luca in tutto e per tutto.
Forse, cara Linda, dovresti venire a fare un giro in Puglia di una settimana, senza auto naturalmente (che comunque suppongo tu abbia perché mica credo alle cavolate da “Comune.info”) e provare a girare per turismo, magari come lo fanno i cicloturisti trasportando la bici in treno e con il bagaglio di due bambini come i turisti normali. È tutto bello quando si è invasati per l’idea, poi la devi vivere e mi faccio 2 risate.
Bella la foto che hanno/hai/avete scelto, quei due “vestiti da lavoro” nella piattissima città olandese (?) sono come l’allegra famiglia del Mulino Bianco che fa colazione sorridendo mentre una città aspetta i loro comodi al mattino.
….. e brava Linda invece dico io che, pensa un po’, non ho macchina, cellulare televisione e radio ed ho girato il mondo….. anche per rispondere all’educato Luca ed al maleducato Giovanni, senz’auto si sta benissimo, ovvio, ogni tanto bisogna servirsi di quella di qualcun altro visto che servizi pubblici ci sono, treni compresi…..
Leggere che ancora troppo poche persone credono in un futuro in Italia senz’auto ( o per lo meno con minor uso dell’automobile) mi rattrista molto. Brava Linda continua a divulgare le tue idee sperando che qualcuno in più apra gli occhi. Sicuramente un primo passo dovrebbe essere fatto dalle istituzioni che dovrebbero costruire più piste ciclabili e più efficienti mezzi pubblici. Non é vero che se ci fossero più piste ciclabili la gente non le userebbe, sono le cattive abitudini e gli esempi sbagliati a far da padroni in Italia (da nord a sud ). L’auto da noi è status symbol accompagnati dal lamento continuo che “senza non si può vivere”. Conosco persone che si sono indebitate per l’acquisto di un suv, altre che pur non arrivando a fine mese si ostinano ad usare l’auto anche per brevi spostamenti. Certo per cambiare la mentalità saranno necessari tempi molto lunghi ma non tirerei in ballo problemi di clima ma problemi di viabilità che andrebbero risolti.
Grazie Linda.
Rassicuro solo Luca. Io chilometri in bici ogni giorno e ogni giorno faccio riunioni e visitò pazienti. E lo faccio con passione e competenze. Basta organizzarsi un po. Basta volerlo.
Grazie Linda.
Rassicuro solo Luca. Io chilometri in bici ogni giorno e ogni giorno faccio riunioni e visitò pazienti. E lo faccio con passione e competenze. Basta organizzarsi un po. Basta volerlo.