Per affermarsi al più presto come una delle otto maggiori potenze mondiali, un fatto senza precedenti nell’ex cortile di casa degli Stati uniti, il Brasile deve rafforzare gli elementi di coesione in Sudamerica e nell’intera América latina. Il rischio che questa diversa condizione di leadership divenga l’esercizio di un dominio per sottomettere l’intera regione è altissimo. Intanto, l’imponente crescita politica e la riconfigurazione dei poteri forti brasiliani segnano un cambiamento profondo e di lungo periodo che avrà conseguenze ovunque, a cominciare, naturalmente, da un subcontinente sempre più lontano da Washington. Brasil potencia. Entre integración regional y un nuevo imperialismo è il più recente libro che Raúl Zibechi ha scritto per accompagnare i movimenti in lotta contro il sistema nella comprensione delle nuove forme di oppressione. Naturalmente, dalla parte de los de abajo
Quando i popoli si lanciano nella lotta non calcolano i rapporti di forza nel mondo. Semplicemente, danno battaglia. Se prima di farlo si dedicassero a esaminare le possibilità di vincere che hanno, non esisterebbero né i movimenti antisistemici né la moltitudine di sollevazioni, insurrezioni e resistenze che stanno attraversando il mondo e la nostra regione (l’America latina, ndt). Los y las de abajo, (quelli e quelle che stanno sotto, ndt) non hanno mai agito in base alla razionalità strumentale, come sono invece soliti credere gli scienziati sociali e gli analisti che guardano il mondo dall’alto.
Nella vita quotidiana, della quale fanno parte sia le resistente che le sollevazioni, la gente comune applica una razionalità «altra», una razionalità tessuta di indignazioni, sofferenze e gioie, che porta la gente ad agire in base al suo senso comune di dignità e di mutuo aiuto. I calcoli razionali, quelli che una certa sinistra ha definito “rapporti di forza”, non fanno parte della cultura de los de abajo. Los de abajo, tuttavia, non si mettono in azione in modo meccanico, o spontaneo, come preferiscono rilevare con accenti denigratori i professionisti della rivoluzione. Los de abajo agiscono invece in relazione con altri e altre che condividono gli stessi territori in resistenza. Allora sì che valutano e analizzano, tenendo conto dell’opportunità o meno di lanciare nuove sfide. Al centro delle loro analisi sta la capacità di affrontare le conseguenze della sfida, conseguenze che si misurano sempre in morti, feriti e carcere. Insomma, los de abajo si mettono in azione dopo aver valutato coscienziosamente la condizione delle proprie forze e non i rapporti tra los de abajo e los de arriba (quelli che stanno sopra, ndt) che, salvo eccezioni, sono sempre sfavorevoli.
Perché allora studiare le relazioni tra gli Stati, i nuovi squilibri e i cambiamenti che si stanno producendo? O, meglio, che importanza ha, per i movimenti antisistemici, la geopolitica, una scienza creata dagli Stati imperialisti per dominare le periferie?
La prima risposta, quasi ovvia, è che è sempre necessario conoscere gli scenari in cui ci muoviamo e, in modo particolare, le tendenze di fondo che muovono il mondo in un periodo di speciale turbolenza. Se siamo d’accordo che il sistema-mondo in cui viviamo sta attraversando un periodo di cambiamenti profondi e le forme di dominazione mutano con una certa rapidità, seguire gli indizi di questi mutamenti è importante per il militante quanto lo è la conoscenza del terreno dello scontro per il combattente. Sempre che si riconosca che la forma adeguata di conoscere è la trasformazione, l’azione, e non la contemplazione.
Il discorso del subcomandante insorgente Marcos, in seguito intitolato La Cuarta Guerra Mundial (1) è stato un elemento importante per situare i ribelli del mondo in una nuova realtà che è la continuazione della guerra contro i popoli del Chiapas, malgrado possa essersi conclusa in modo degno ed esemplare. Queste analisi sono come una cartografia oppure delle mappe molto generali: orientano senza determinare, mostrano gli ostacoli che si dovranno affrontare e le possibili scorciatoie.
In questo caso, si tratta di portare alla luce la novità che, in particolare per i popoli sudamericani, comporta la presenza di un vicino con vocazione imperiale sulle frontiere dei nostri territori. Non basta. L’ascesa del Brasile come potenza regionale e globale si accompagna alla nascita di un nuovo blocco di potere che sta riconfigurando il carattere del conflitto in quel paese ma anche nell’intera regione sudamericana.
La seconda questione, derivante direttamente dalla precedente, è in relazione con l’impatto degli attuali processi interstatali e geopolitici sui movimenti sociali. Brasil Potencia è possibile grazie all’alleanza di un settore decisivo del movimento sindacale e dell’apparato statale federale con la borghesia brasiliana e le forze armate. Spiegare l’ampliamento/riconfigurazione del blocco nel potere è stato uno dei miei obiettivi principali perché sono convinto che sia la maggiore novità che si registra in Sudamerica da decenni. La divisione del lavoro tra i proprietari del capitale e coloro che lo amministrano (generalmente dirigenti del PT e di alcuni grandi sindacati), cioè tra due pezzi della borghesia, è parte essenziale del nuovo scenario regionale che spiega, in qualche modo, lo scontro tra il cosiddetto progressismo e le destre tradizionali.
Una parte dell’ultima generazione dei movimenti ha perso la sua autonomia politica ed ideologica in questo nuovo scenario. Nello scegliere il male minore come scorciatoia di fronte al cumulo di difficoltà nei nostri territori, i vecchi dirigenti si sono convertiti in amministratori statali sensibili ai problemi dei poveri. Nel migliore dei casi, essi cercano di ammortizzare le conseguenze del “modello” ma in tutti i casi lo fanno senza criticarlo, perché sono già integrati al suo interno.
Infine, siamo entrati in un periodo turbolento segnato dalla militarizzazione del pianeta e dai conflitti armati su vasta scala. A noi, los de abajo, tocca affrontare la maggiore sfida immaginabile: difendere la vita di fronte al progetto letale de los de arriba. Confido che nei momenti di caos sistemico non perderemo la bussola e manterremo il timone fermamente orientato verso la costruzione e la ricostruzione permanente di un mondo nuovo. Le simpatie che ci provocano le sconfitte dell’impero, per quanto piccole esse siano, non devono farci perdere di vista gli orrori che avvengono nelle potenze emergenti raggruppate con l’acronimo Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). La recente mattanza di trentaquattro minatori sudafricani, alla quale il progressismo ha dato scarso rilievo, segnala la forma classista delle nuove egemonie.
- Discorso pronunciato il 20 novembre del 1999, il testo fu poi pubblicato dalla rivista Rebeldia n. 4 del febbraio del 2003 con il titolo “Quali sono le caratteristiche fondamentali della IV Guerra Mondiale?
Questo testo è una versione lievemente corretta dall’autore (per la pubblicazione sul quotidiano La Jornada) del prologo all’edizione messicana dell’ultimo libro di Zibechi intitolato Brasil Potencia. Tra l’integrazione regionale e un nuovo imperialismo, uscito per ora in Messico per le Edizioni Bajo Tierra 2012 e in Cile per la Editorial Quimantú.
Traduzione m.c.
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