Uno: invitare Greta a Venezia e fare della città un simbolo della conversione ecologica planetaria. Due: approvare un nuovo Piano nazionale per azzerare le emissioni di gas a effetto serra. Tre: inserire, tramite un articolo nella legge di bilancio, la Laguna di Venezia tra i Parchi naturali di interesse nazionale. Quattro: finanziare un piano di ripristino morfologico della laguna con il rialzo dei fondali delle bocche di porto… Dieci proposte per un’agenda di governo

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Dopo ciò che è accaduto, una possibile agenda di un governo che si rispetti potrebbe essere la seguente. Invitare Greta Tumberg a visitare la città con la richiesta di lanciare un appello urbi et orbi affinché i potenti della Terra fermino le emissioni di gas climalteranti. Venezia come simbolo della conversione ecologica planetaria.
Approvare un nuovo, esemplare Piano nazionale con l’obiettivo di azzerare le emissioni di gas a effetto serra (GES) in linea con gli impegni dell’accordo di Parigi sul clima. Inserire, tramite un articolo nella legge di bilancio, la Laguna di Venezia tra i Parchi naturali di interesse nazionale (l.394/91). Incaricare un gruppo di esperti internazionali di ingegneria idraulica che constatino le malformazioni congenite vitali del feto-Mose, così da evitare inutili e costosi accanimenti terapeutici. Conseguentemente, sciogliere il Consorzio di imprese (fantasma, dopo gli interventi della magistratura) Venezia Nuova. Realizzare subito delle opere provvisionali urgenti alle quattro bocche di porto con sbarramenti removibili di immediata istallazione (navi autoaffondanti da posizionare in caso di acque alte eccezionali). Vietare immediatamente la escavazione e il dragaggio di qualsiasi canale interno alla laguna fino a che non sarà certificata la fine del processo di erosione dei sedimenti lagunari.
Approvare e finanziare un piano di ripristino morfologico della laguna con il rialzo dei fondali delle bocche di porto ad una quota non superiore ai quattro metri al Lido e a Chioggia e di otto a Malamocco. Riaprire ai flussi di marea le casse di colmata, le valli da pesca e rimuovere ogni sbarramento (compresa la diga foranea del Cavallino) che impedisce il ripascimento delle barene e dei bassi fondali lagunari. Tutto ciò con l’obiettivo di dimezzare la capacità di invaso delle acque in Laguna. Potenziare l’Autorità di bacino idrografico di Venezia (ex Magistrato alle Acque) e ogni altro ente pubblico di ricerca e di controllo autonomo e indipendente (Cnr, Ispra, Anpa, Università). Affidare ad una commissione internazionale di esperti multidisciplinare la elaborazione di un piano organico di difesa della laguna e dei centri abitati lagunari nello scenario peggiore previsto dall’Ipcc di eustatismo (aumento del livello medio del mare) e climatico (aumento dei fenomeni meteorologici estremi). Per ovvie ragioni di credibilità, a guidare tale comitato dovranno essere posti quei tecnici che prima degli altri hanno saputo vedere i difetti del Mose. Pensiamo a Luigi D’Alpaos, ingegnere e docente di idraulica nell’università di Padova, alla professoressa Andreina Zitelli già componente della commissione di Valutazione di impatto ambientale, a Maria Rosa Vittadini dell’istituto universitario di architettura di Venezia e a quei pochi altri che in questi lunghi decenni hanno saputo mantenersi estranei dalla piovra del Cvn.
Infine, il capo dello stato dovrebbe chiedere scusa ai cittadini e alle cittadine di Venezia (come ha recentemente saputo fare con i superstiti del Vajont) per le gravi responsabilità che si sono assunti i governi italiani che si sono succeduti dal 1982 ad oggi (Craxi, Berlusconi, Prodi ecc.) e che hanno approvato, inaugurato, festeggiato reiteratamente un progetto sbagliato, con procedure criminogene (Concessione unica De Michelis/Zanda, Legge Obiettivo Lunardi/Berlusconi).
Venezia ringrazia.
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Inviato anche a ilfattoquotidiano.

APPUNTAMENTI
Domenica 24 novembre, ore 14, Campo Santa Margherita, corteo cittadino: Salviamo Venezia dal Mose, dal cambiamento climatico, da Brugnaro
Precisa questa idea, e per quanto posso concordare esatta, per intervenire sul punto,salvare Venezia nel grande quadro che doppiamo porci per salvare il pianeta terra.
L’unico che abbiamo.
Questo impegno è in concreto,cioè nel reale ,fratello con l’obbligo di ridurre i consumi del suolo .
Accontentarsi ciascuno e per tutti è il programma dei progetti,anche Venezia sarà un dittongo fatale ,nel bene,superato il male che ha,per l’ambiente presente e per le future generazioni.
giovanni lombardi per la casa della coltura antiatomica dei nuovi ragazzi di via Panisperna.
… Undici: che Venezia venga popolata da giovani studenti di tutto il mondo. Dodici: che il Polo Chimico venga convertito in un grande Polo di Ricerca Internazionale. Tredici: che ai canali e alle bocche di porto sia restituita la profondità di una laguna e non di un braccio di mare. Quattordici: se proprio non si vuole dire basta all’approdo di merci e turisti, si “riempiano” i canali con tunnel, come quello sotto la Manica, dalle bocche di porto alla Serenissima.
Portiamo la voce degli abitanti di Venezia al Tribunale Internazionale degli Sfratti (Madrid, 8/12/19)
Lanciamo un appello a presentare il “caso Venezia” nella sessione del Tribunale Internazionale degli Sfratti e sfollamenti (Madrid 8/12/19) per portare sul banco degli imputati i responsabili di queste violazioni dei diritti umani causati dai cambiamenti climatici, dalla mancanza di politiche per fronteggiarli, oppure da certe politiche sedicenti ambientaliste.
La sessione del Tribunale, un tribunale popolare di opinione, è organizzata dall’International Alliance of Inhabitants nel quadro della Cumbre Social Climatica parallela alla COP 25, esaminerà i casi di Argentina, Cile, Germania, Kenya, Bangladesh.
Il caso Venezia è atteso e benvenuto
Il Giuri, presieduto dalla Relatrice ONU sul Diritto alla Casa, emetterà un verdetto indicando le violazioni della normativa internazionale e i responsabili, e presenterà alla COP 25 le raccomandazioni per risolvere le questioni nel rispetto dei diritti umani e dell’ambiente.
Info: https://ita.tribunal-evictions.org
Gli interessati sono invitati a prendere contatto al più presto:
Cesare Ottolini, coordinatore globale IAI
Soha Ben Slama, coordinatrice Tribunale Internazionale degli Sfratti