Saper accogliere e saper ridere ogni giorno, partire dai pensieri dei bambini e dei ragazzi, sperimentare la manualità e la ricerca come basi di tutte le conoscenze, mettersi in gioco, pensarsi non come docenti di una disciplina ma come adulti che accompagnano bambini e bambine, ragazzi e ragazze che vivono nella realtà (e in un territorio), sentirsi in continuo apprendimento… Un testo collettivo di un gruppo di insegnanti sulle qualità da cercare nel proprio mestiere
Nel 2017, a conclusione di quattro anni di un percorso di formazione svolto in rete da quattro Istituti comprensivi della provincia di Terni, abbiamo dedicato gli tre ultimi incontri a un impegnativo lavoro di messa a punto e composizione di un testo collettivo riguardo alle qualità che dovrebbe cercare di avere una o un insegnante capace di dare senso e sostanza ai processi di crescita di bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Nel ricercare e sperimentare concretamente una coerenza tra contenuti e metodi, abbiamo elaborato questo testo sperimentando una scrittura collettiva durata tre settimane. Così, incontrandoci e scambiandoci esperienze, sperimentando e ragionando insieme, abbiamo provato a individuare alcuni tratti che a nostro avviso caratterizzano chi si sforza di essere una o un insegnante innovatore.
L’incontro
Accoglie gli alunni al mattino e li saluta con un sorriso dicendo qualcosa di bello ad ognuno. Dà importanza al momento dell’incontro, cercando di stabilire con il gruppo classe e con ciascuno una relazione profonda basata sulla fiducia. Sa ridere. Sostiene Amos Oz che l’ironia, l’autoironia e la risata sono il maggiore antidoto ad ogni fanatismo. Forse anche al fanatismo pedagogico.
La visione
Aderisce profondamente, con la mente e col cuore, ai principi della Costituzione repubblicana. Non fa parti uguali tra diseguali.
Il passo indietro
Parte sempre dal pensiero dei bambini e dei ragazzi, ascolta le loro idee, i loro pensieri, le loro emozioni, i contenuti delle loro osservazioni. È uno che ascolta di più e parla di meno. Facilita l’intrecciarsi di argomentazioni. Non usa le conversazioni come pretesto, ma sa dare peso e dignità alle parole di ciascuno.
Il mestiere
Condivide con bambini e ragazzi procedure per rendere visibile e gestibile l’alternarsi delle diverse attività negli spazi che ha preparato. Valorizza le attività di routine, importanti per lo sviluppo di autonomia e responsabilità e per dare ordine e senso alla giornata scolastica. Sa calibrare sapientemente processi trasmissivi e immersivi. Quando percepisce la stanchezza, propone altre soluzioni rispetto a quelle previste.
La “cassetta degli attrezzi”
Possiede una “cassetta degli attrezzi” flessibile e la sa adeguare alle necessità della classe, stimolando i diversi stili di apprendimento degli allievi. È un po’ anche mastro, cioè capace di costruire oggetti con pazienza artigiana, sapendo prendere spunti dall’arte, dal passato, da altre maestre e maestri artigiani come lui. Pensa che l’esplorazione, la sperimentazione e la manualità debbano essere alla base di tutte le conoscenze. Non dà risposte belle e pronte, ma dà spazio alle esperienze concrete, al mettere le mani in pasta. Propone sfide su questioni complesse. Incoraggia la perseveranza, promuove l’impegno utile e la responsabilità consapevole, costruisce sogni. Sa cogliere le opportunità offerte dalle tecnologie della comunicazione, non confondendo l’innovazione con l’introduzione di nuove tecnologie.
Il timone
Sa compiere un’attenta analisi del contesto della classe come base per la costruzione di un curricolo agito, che tiene sotto controllo secondo la programmazione a ritroso. Verifica l’efficacia delle attività proposte ed è capace di una continua riprogettazione. Si pensa docente di una scuola che sta nella realtà e non di una disciplina. Sa che entrare in relazione è difficile, quindi si occupa del come interagire con i colleghi, i genitori e il territorio. Progetta le lezioni con particolare attenzione e cura ai tempi e ai materiali necessari.
La capacità di cambiare
Sa che occorre essere flessibili nella didattica, modificando strumenti di lavoro e tempi, adattandoli alle diverse esigenze dei diversi alunni. È capace di rimodulare il percorso attraverso momenti di autoriflessione personale. Sa mettersi sempre in gioco. Sa cambiare.
Una sana inquietudine
Non si chiude nel suo sapere. È in continua formazione e sempre pronto e interessato a sperimentare e sperimentarsi in ricerche di gruppo. Continua a studiare e fa dialogare le sue esperienze pratiche con i suoi momenti di studio. Una dote che non gli può mancare è la curiosità. È capace di utilizzare un linguaggio limpido e chiaro, libero da parole e concetti stereotipati.
Il cammino si fa camminando
Sa che non siamo tutti “artisti” nel nostro mestiere, anche quando abbiamo a disposizione degli strumenti “perfetti”, dunque abbiamo sempre bisogno del sostegno e della cooperazione con gli altri. Sa dove deve andare, ma non conosce la strada. Coglie e accoglie le storie di ciascuno per farne una storia collettiva.
Il testo è stato pubblicato nel libro Cinque passi per una scuola inclusiva” di Roberta Passoni e Franco Lorenzoni, edito dalla Erickson, e su Cencicasalab.it.
Tina dice
Un Testo nel quale mi rispecchio completamente…spero che davvero un giorno il docente possa davvero essere così…l’importante per il momento è far circolare testi profondi come questo per indurci a riflettere, confrontarsi e empatizzare…grazie davvero
Grazia Covella dice
FARE il docente richiede il rispetto puntuale di procedure: registrare, interrogare, valutare…
ESSERE docente richiede un coinvolgimento nel vissuto degli alunni per avviarli alla libertà responsabile del sapere + saper fare + saper essere.
PIERA dice
“OGNI PIANO DI LAVORO SCOLASTICO”
DEVE PRESENTARE CARATTERISTICHE DI TIPO TRASVERSALE E,
RISPONDERE ALLE ASPETTATIVE ED ESIGENZE D’OGNI CONDIZIONAMENTO E/O PROVENIENZA SOCIO-CULTURALE DELL’ ALLIEVO .
COSTITUENDO VALIDO SUPPORTO, PER CATEGORIE FORSE PRIVE DI BASI SPECIFICHE, NON PUO’ COMPRENDERE RIGIDE CATALOGAZIONI .
ADEGUATO AD OGNI FASCIA D’ETA’, DEVE MOSTRARE I SIGNIFICATI RIFERITI ALLE DISCIPLINE DI IMPEGNO FISICO COME QUELLE COMPRENDENTI LE DIVERSE SONORITA’
O QUELLE TECNICO-FIGURATIVE OPPURE RIFERITE AL LINGUAGGIO SCRITTO NON CHE PARLATO CONNESSO, A CONTENUTI DI STAMPO FILOSOFICO O, DI COLLEGAMENTO, ALLA STORIA DELL’UMANITA’ ED ALLE RELIGIONI .
NEI PROCESSI D’APPRENDIMENTO DEVE COMPENSARE
IN MODO PRIORITARIO OGNI SOGGETTIVA DIFFICOLTA’,
ISTITUENDO A TALE SCOPO FIGURE DI SICURO RIFERIMENTO,
PER ESSERE MEGLIO SEGUITI A LIVELLO INDIVIDUALE .
GLI OBBIETTIVI, CONCORDATI TRA LE DISCIPLINE ESSERE MOTIVO DI RIPETIZIONI E/O APPROFONDIMENTI, CON PREVISTE ED OPPORTUNE PAUSE DI RIFLESSIONE,
NON CHE, APPLICAZIONI PRATICHE DI OGNI PRESUPPOSTO PROGRAMMATO .
I MATERIALI DI SUPPORTO, SCELTI ED ECONOMICAMENTE REPERIBILI, ESSERE D’USO QUOTIDIANO, ADOPERABILI DA OGNUNO SENZA RELATIVE DIFFICOLTA’ O PERICOLOSITA’ .
I LOGISTICI TEMPI D’ APPRENDIMENTO PRATICO E/O TEORICO CALCOLABILI IN BASE ALLE REALTA’ DEGLI ALLIEVI E NON CONDIZIONATI NEVROTICAMENTE
AI RISULTATI D’ OGNI FINALIZZATO OBBIETTIVO CURRICULARE .
PER UN COERENTE E COSTANTE ALLENAMENTO MA PERSONALIZZATO .
Sandro Caddeo dice
In un mondo dove si fa solo la guerra, credo che noi chie siamo Italiani con un Governo Fascista e con ill Presidente della Repubblica che si è completamente dimenticato dlla nostra Carta Costituzionale, io credo che la scuola stia perdendo enormemente la sua capacità che è quella scritta nella nostra Costituzione. Io che ormai ho 73 anni di età non sono in condizioni di guardare al futuro, ma il passato lo conosco benissimo, visto che sono sempre stato uno studente che ho sempre studiato il futuro e il passato. Il presente è presente, ma il preesente nello studio guarda sempre la futuro. E invece si fa esattamente il contrario. Basta ascoltare le sciochezze dei governi e, in questo caso di un Governo Fascista che pretende di fare la guerra contro la Russia, quella ex Unionew Sovietica che tutti si sono dimenticati, che la guerra, quella della seconda Guerra Mondiale, con i campi di concentramento in Germania e in Italia. In Germania con un Signore che si chiamava Hitler e in Italia un altro signore che si chiamava Mussolini. E solo grazie ai partigiani, abbiamo ancjhe una Carta che si chiama Costituzione, e che oggi, la Fascista Meloni pretende di cancellarla.
Lo so che questi problemi sembra che non c’entrino niente con le guerre e con gli assassini, ma purtroppo è l’elemento fondamentale,, non per noi anziani, ma per i notri figli, nipoti, pronipoti, che di fatto sono il nostro futuro. Noi che siamo anziani dobbiamo sempre dare il nostro esempio con la nostra Carta Costituzionale.
Se questo non verrà fatto, il futuro non esiterà più.