di Matteo Saudino*
Secondo il management di Foodora le paghe date a chi consegna il cibo a domicilio sono basse perché, non solo si tratta di un secondo lavoro, ma di un’attività sportiva retribuita.
Geniali, semplicemente geniali. Il capitalismo 3.0 è talmente al di là del bene e del male che non possiamo che inchinarci ad esso e alzare bandiera bianca. Siamo di fronte ad un mostro invincibile, proprio perché riesce a presentarsi sempre come una donna bella, sensuale e seducente o come un uomo dallo sguardo magnetico e persuasivo O almeno ci prova, raccogliendo quasi sempre consensi e applausi, o al massimo mesta rassegnazione. I nuovi capitalisti sono oggettivamente oltre. Dove noi sfocati uomini del Novecento vediamo sfruttamento, essi, i profeti della novità, vedono opportunità e benessere. È solo una questione di linguaggio e punti di vista. Ci sono persone che si iscrivono in palestra e pagano per fare spinning e loro invece ti danno una giacca rosa per pedalare in giro per la città pagato, poco poco, ma pur sempre pagato. Nel frattempo devi solo consegnare cibo a domicilio. Cosa sarà mai.
Dopo la consegna puoi risalire sorridente sulla tua bici e pedalare, pedalare e pedalare per mantenerti in forma. Perché la forma fisica è tutto nella società salutista dell’immagine. Caspita, sono io che non avevo capito e continuo a non capire le virtù della società di mercato. Così mi spiego il salario basso di chi pulisce le scale dei condomini: stanno facendo step e sono pure pagate per farlo, poco poco ma pagate. Retribuite per rassodare i glutei! E i facchini, sempre a protestare, di cosa si lamentano: è come andare in palestra a fare pesi, guadagnando addirittura cinque euro all’ora. Per non parlare degli educatori: passano del tempo con bambini e ragazzi e ricevono anche del denaro, cosa che molti nonni farebbero gratis. E vogliamo parlare di chi deve lavorare lontano da casa? Viene pagato per visitare, anche se di sfuggita, altre città e può anche fare nuove conoscenze al di là della noiosa routine familiare o amicale.
Noi nostalgici dei diritti del lavoro, noi che abbiamo sempre lo sguardo rivolto verso il passato, noi che aspiriamo ad un mondo fatto di giustizia sociale, noi siamo out, siamo dinosauri destinati all’estinzione perché non siamo capaci di vedere le meraviglie del nuovo mondo abbiamo di fronte; un mondo colorato, fatto di dinamismo, di divertimento h24, di opportunità, di esperienze che fanno crescere, che ci arricchiscono costantemente. Noi non capiamo che non c’è più la distinzione tra capitale e lavoro, siamo tutti sulla stessa barca, dobbiamo capire le esigenze del mercato e del profitto e ringraziare chi generosamente ci offre un lavoro. Salario, diritti, malattia, dignità… è vecchio ciarpame ideologico.
Suvvia, mettiamoci una bella giacca rosa, le cuffie con una bella canzone di Lorenzo Cherubini (leggi anche Morire di musica e Francesco Pinna, ragazzo) e via, pedaliamo verso il futuro.
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Siamo pile, Non ricaricabili… la differenza tra noi e gli schiavi delle piramidi è che noi accettiamo di essere usati.
storicamente infatti a costruire le piramidi sono stati lavoratori che a volte si sono anche ribellati!